Sulla base del vigente Codice di Procedura Penale, il fondamento del processo è caratterizzato da una dialettica tra le parti (ossia il contraddittorio), facendo emergere come elemento essenziale e imprescindibile la fissazione del cosiddetto thema probandum. Nel solco della più tradizionale e consolidata prassi della medicina legale forense, nell’iter processuale viene frequentemente richiesto l’intervento dello specialista in medicina legale (come perito o consulente tecnico), al quale si suole porre quesiti specifici la cui risposta, assurgendo appunto a elevato valore probatorio, può caratterizzarsi come dirimente nell’assunzione delle decisioni del giudice. Gli Autori hanno, quindi, voluto analizzare, anche alla luce di sentenze della Suprema Corte e delle interpretazioni epistemologiche della filosofia del novecento (tra cui il teorema della indecidibilità di Gödel), quale ruolo (scientifico) possegga la metodologia medico-legale nella assunzione della “prova” in ambito giudiziario. È stato, inoltre, sottolineato come difficilmente la scienza medico-legale possa pervenire a giudizi di assoluta “certezza”, limitandosi più frequentemente a giudizi di “probabilità” (particolarmente evidente nei giudizi inerenti responsabilità professionali mediche di natura omissiva). Tale condizione non inficia tuttavia la correttezza di un metodo scientifico che deve raggiungere appunto una certezza scientifica, ben differente dalla certezza giudiziale; tale differenza risente, inoltre, di alcuni elementi di inconciliabilità terminologica tra mondo medico-scientifico e mondo del diritto.
Il metodo scientifico e il problema della “prova” in medicina legale.
MANZONI, Samuele;DE FERRARI, Francesco
2007-01-01
Abstract
Sulla base del vigente Codice di Procedura Penale, il fondamento del processo è caratterizzato da una dialettica tra le parti (ossia il contraddittorio), facendo emergere come elemento essenziale e imprescindibile la fissazione del cosiddetto thema probandum. Nel solco della più tradizionale e consolidata prassi della medicina legale forense, nell’iter processuale viene frequentemente richiesto l’intervento dello specialista in medicina legale (come perito o consulente tecnico), al quale si suole porre quesiti specifici la cui risposta, assurgendo appunto a elevato valore probatorio, può caratterizzarsi come dirimente nell’assunzione delle decisioni del giudice. Gli Autori hanno, quindi, voluto analizzare, anche alla luce di sentenze della Suprema Corte e delle interpretazioni epistemologiche della filosofia del novecento (tra cui il teorema della indecidibilità di Gödel), quale ruolo (scientifico) possegga la metodologia medico-legale nella assunzione della “prova” in ambito giudiziario. È stato, inoltre, sottolineato come difficilmente la scienza medico-legale possa pervenire a giudizi di assoluta “certezza”, limitandosi più frequentemente a giudizi di “probabilità” (particolarmente evidente nei giudizi inerenti responsabilità professionali mediche di natura omissiva). Tale condizione non inficia tuttavia la correttezza di un metodo scientifico che deve raggiungere appunto una certezza scientifica, ben differente dalla certezza giudiziale; tale differenza risente, inoltre, di alcuni elementi di inconciliabilità terminologica tra mondo medico-scientifico e mondo del diritto.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Manzoni_2.PDF
gestori archivio
Tipologia:
Full Text
Licenza:
DRM non definito
Dimensione
1.5 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.5 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.