L’articolo ricostruisce innanzitutto l’evoluzione nel tempo della forma di governo delle Regioni a statuto ordinario, da un iniziale modello parlamentare a tendenza assembleare a un modello pseudoparlamentare basato sull’elezione diretta del Presidente, sull’elezione della maggioranza consiliare in collegamento con la elezione del Presidente e sullo scioglimento automatico del Consiglio in caso di sfiducia e conseguenti dimissioni del Presidente eletto. L’articolo valuta poi i risultati di queste forme di governo in termini di politica istituzionale, evidenziando che la forma standard attualmente adottata ha bensì garantito la stabilità degli esecutivi, ma a eccessivo detrimento del ruolo legislativo e di controllo dei Consigli, dell’equilibrio istituzionale tra i poteri, dell’effettiva capacità rappresentativa delle istituzioni e della partecipazione democratica dei cittadini e degli enti locali alla formazione delle scelte regionali. L’articolo propone quindi una riforma della forma di governo delle Regioni, secondo la quale spetterebbe all’autonomia statutaria regionale la scelta fra una forma di governo presidenziale classica, fondata sulla separazione e sul bilanciamento dei poteri fra Presidente e Consiglio, e una forma di governo parlamentare, razionalizzata in modo da conciliare rappresentatività delle istituzioni regionali, stabilità delle Giunte, riacquisizione di un ruolo ai Consigli, valorizzazione della partecipazione dei cittadini e degli enti locali: per il raggiungimento di questi obiettivi di politica istituzionale servono anche alcune importanti riforme “di contorno”, che l’articolo esamina nel suo paragrafo finale.

Forma di governo delle Regioni: una valutazione dei suoi risultati e una proposta di riforma

lorenzo spadacini
;
daniele casanova
2025-01-01

Abstract

L’articolo ricostruisce innanzitutto l’evoluzione nel tempo della forma di governo delle Regioni a statuto ordinario, da un iniziale modello parlamentare a tendenza assembleare a un modello pseudoparlamentare basato sull’elezione diretta del Presidente, sull’elezione della maggioranza consiliare in collegamento con la elezione del Presidente e sullo scioglimento automatico del Consiglio in caso di sfiducia e conseguenti dimissioni del Presidente eletto. L’articolo valuta poi i risultati di queste forme di governo in termini di politica istituzionale, evidenziando che la forma standard attualmente adottata ha bensì garantito la stabilità degli esecutivi, ma a eccessivo detrimento del ruolo legislativo e di controllo dei Consigli, dell’equilibrio istituzionale tra i poteri, dell’effettiva capacità rappresentativa delle istituzioni e della partecipazione democratica dei cittadini e degli enti locali alla formazione delle scelte regionali. L’articolo propone quindi una riforma della forma di governo delle Regioni, secondo la quale spetterebbe all’autonomia statutaria regionale la scelta fra una forma di governo presidenziale classica, fondata sulla separazione e sul bilanciamento dei poteri fra Presidente e Consiglio, e una forma di governo parlamentare, razionalizzata in modo da conciliare rappresentatività delle istituzioni regionali, stabilità delle Giunte, riacquisizione di un ruolo ai Consigli, valorizzazione della partecipazione dei cittadini e degli enti locali: per il raggiungimento di questi obiettivi di politica istituzionale servono anche alcune importanti riforme “di contorno”, che l’articolo esamina nel suo paragrafo finale.
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