La sindrome fibromialgica (SF) colpisce tra il 2% e il 5% della popolazione mondiale e solo nel contesto europeo è stata diagnosticata a 14 milioni di persone. Essa è caratterizzata da una sintomatologia complessa e allo stesso tempo problematica in quanto completamente svincolata da chiari e determinanti processi eziopatogenetici. Per questo motivo, il paziente che ne soffre è prima di tutto affetto da una “contested illness”, ossia da una patologia non legittimata e riconosciuta perché solo parzialmente compresa dal sapere biomedico transnazionale. L’analisi della letteratura medica mostra numerosi tentativi di spiegazione della sindrome; ciò che però tiene unite le diverse teorie ed interpretazioni è l’ipotesi che inquadra la fibromialgia come una patologia “naturalmente” femminile. Lo scopo di questo contributo sarà di partire da tale ipotesi per soffermarsi, da un lato, su ciò che l’ha resa ad oggi la più accreditata e, dall’altro, sulle sue dirette conseguenze. In particolare, l’analisi verterà su quei discorsi che permettono di legittimare forme di disagio prettamente femminili attraverso una loro argomentazione in termini di disturbi psicosomatici.

Ricostruire un sapere: quando con SF si intende "Solo Fantasia" e "Solo Femminile"

Moretti Chiara
2014-01-01

Abstract

La sindrome fibromialgica (SF) colpisce tra il 2% e il 5% della popolazione mondiale e solo nel contesto europeo è stata diagnosticata a 14 milioni di persone. Essa è caratterizzata da una sintomatologia complessa e allo stesso tempo problematica in quanto completamente svincolata da chiari e determinanti processi eziopatogenetici. Per questo motivo, il paziente che ne soffre è prima di tutto affetto da una “contested illness”, ossia da una patologia non legittimata e riconosciuta perché solo parzialmente compresa dal sapere biomedico transnazionale. L’analisi della letteratura medica mostra numerosi tentativi di spiegazione della sindrome; ciò che però tiene unite le diverse teorie ed interpretazioni è l’ipotesi che inquadra la fibromialgia come una patologia “naturalmente” femminile. Lo scopo di questo contributo sarà di partire da tale ipotesi per soffermarsi, da un lato, su ciò che l’ha resa ad oggi la più accreditata e, dall’altro, sulle sue dirette conseguenze. In particolare, l’analisi verterà su quei discorsi che permettono di legittimare forme di disagio prettamente femminili attraverso una loro argomentazione in termini di disturbi psicosomatici.
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