Da sempre le tecnologie supportano, e quindi condizionano, i processi curativi, così come il concretizzarsi di un diffuso impiego di tecnologie all’avanguardia in ambito sanitario, con il suo determinare relazioni del tutto nuove tra uomo e macchina, non pare ormai essere molto distante dalla realtà. Queste circostanze richiedono oggi una rinnovata attenzione verso il rispetto dei principi che regolano la tutela dei dati personali, soprattutto se “sensibili” come i dati relativi alla salute della persona. Leggendo il Regolamento (UE) 2016/679 sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, emergono le preoccupazioni che discendono dalla crescente riduzione del ruolo del soggetto umano nell’assunzione di decisioni aventi conseguenze significative per il loro destinatario, sostanzialmente demandate ad un algoritmo. È pur vero che, secondo il GDPR, il titolare del trattamento deve raggiungere determinati risultati in termini di tutela dei dati, ma è anche vero che il titolare deve essere innanzitutto in grado di comprendere il contenuto dei suoi obblighi, specie ai dichiarati fini di tutela. L’attenzione si sposta quindi sul “divario digitale”: la predisposizione di adeguati livelli di sicurezza informatica è adempimento fondamentale, ma spesso sconta la mancanza di una diffusa cultura digitale e la carenza di risorse per alimentarla, soprattutto in Italia. Questo è certamente il nodo problematico più critico, specie se lo si rapporta al settore della sanità pubblica al tempo del Covid-19.

Sicurezza dei dati in ambito sanitario ed evoluzione tecnologica tra passato, presente e futuro

Paola Lombardi
2021-01-01

Abstract

Da sempre le tecnologie supportano, e quindi condizionano, i processi curativi, così come il concretizzarsi di un diffuso impiego di tecnologie all’avanguardia in ambito sanitario, con il suo determinare relazioni del tutto nuove tra uomo e macchina, non pare ormai essere molto distante dalla realtà. Queste circostanze richiedono oggi una rinnovata attenzione verso il rispetto dei principi che regolano la tutela dei dati personali, soprattutto se “sensibili” come i dati relativi alla salute della persona. Leggendo il Regolamento (UE) 2016/679 sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, emergono le preoccupazioni che discendono dalla crescente riduzione del ruolo del soggetto umano nell’assunzione di decisioni aventi conseguenze significative per il loro destinatario, sostanzialmente demandate ad un algoritmo. È pur vero che, secondo il GDPR, il titolare del trattamento deve raggiungere determinati risultati in termini di tutela dei dati, ma è anche vero che il titolare deve essere innanzitutto in grado di comprendere il contenuto dei suoi obblighi, specie ai dichiarati fini di tutela. L’attenzione si sposta quindi sul “divario digitale”: la predisposizione di adeguati livelli di sicurezza informatica è adempimento fondamentale, ma spesso sconta la mancanza di una diffusa cultura digitale e la carenza di risorse per alimentarla, soprattutto in Italia. Questo è certamente il nodo problematico più critico, specie se lo si rapporta al settore della sanità pubblica al tempo del Covid-19.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/550076
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact