Nel contributo si affronta il tema dell’impatto della costituzionalizzazione dell’equilibrio di bilancio – tema questo ampiamente indagato dalla dottrina in termini generali – rispetto alla disciplina degli effetti nel tempo delle sentenze della Corte costituzionale. Ci si interroga quindi su come l’equilibrio di bilancio possa condizionare il principio secondo il quale le sentenze che dichiarano l’illegittimità costituzionale di disposizioni legislative retroagiscono nel tempo. Si tratta di un principio che, come è noto, garantisce la tutela costituzionale dei diritti, limitando l’arbitrio del legislatore nel comprimere i diritti tutelati dalla Carta fondamentale, perché, quando ciò accade, le relative disposizioni possono essere annullate dalla Corte costituzionale con efficacia ex tunc, ossia fin dall’origine. Il principio del pareggio di bilancio, tuttavia, può mettere in crisi tale tradizionale presidio costituzionale dei diritti a limitazione dell’arbitrio delle maggioranze politiche, come emerge dalla sentenza Corte cost. n. 10 del 2015. Lo scritto si articola in quattro punti. La premessa, meramente ricostruttiva, lega il principio del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana al tema della “crisi economica” e delle “politiche pubbliche” a livello nazionale e soprattutto sovranazionale. Il secondo punto constata che la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio non ha prodotto un reale vincolo giuridico in capo alle maggioranze politiche parlamentari rispetto alla finalità che voleva perseguire: imporre politiche prudenti nella gestione delle finanze pubbliche. Nel terzo punto, si constata però il pericoloso utilizzo fatto invece dalla Consulta del principio dell’equilibrio di bilancio in relazione alla modulazione degli effetti nel tempo delle sue sentenze nel caso della sentenza n. 10 del 2015. In conclusione si sostiene che la costituzionalizzazione dell’equilibrio di bilancio, mentre non appare capace di disciplinare l’uso delle finanze pubbliche, sembra aumentare i rischi che le maggioranze politiche indulgano in politiche di spesa arbitrarie e contrarie al principio di uguaglianza.
La costituzionalizzazione dell'equilibrio di bilancio quale limite all'efficacia retroattiva delle sentenze della Consulta: il paradossale allentamento delle briglie all'arbitrio delle maggioranze
spadacini
2017-01-01
Abstract
Nel contributo si affronta il tema dell’impatto della costituzionalizzazione dell’equilibrio di bilancio – tema questo ampiamente indagato dalla dottrina in termini generali – rispetto alla disciplina degli effetti nel tempo delle sentenze della Corte costituzionale. Ci si interroga quindi su come l’equilibrio di bilancio possa condizionare il principio secondo il quale le sentenze che dichiarano l’illegittimità costituzionale di disposizioni legislative retroagiscono nel tempo. Si tratta di un principio che, come è noto, garantisce la tutela costituzionale dei diritti, limitando l’arbitrio del legislatore nel comprimere i diritti tutelati dalla Carta fondamentale, perché, quando ciò accade, le relative disposizioni possono essere annullate dalla Corte costituzionale con efficacia ex tunc, ossia fin dall’origine. Il principio del pareggio di bilancio, tuttavia, può mettere in crisi tale tradizionale presidio costituzionale dei diritti a limitazione dell’arbitrio delle maggioranze politiche, come emerge dalla sentenza Corte cost. n. 10 del 2015. Lo scritto si articola in quattro punti. La premessa, meramente ricostruttiva, lega il principio del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana al tema della “crisi economica” e delle “politiche pubbliche” a livello nazionale e soprattutto sovranazionale. Il secondo punto constata che la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio non ha prodotto un reale vincolo giuridico in capo alle maggioranze politiche parlamentari rispetto alla finalità che voleva perseguire: imporre politiche prudenti nella gestione delle finanze pubbliche. Nel terzo punto, si constata però il pericoloso utilizzo fatto invece dalla Consulta del principio dell’equilibrio di bilancio in relazione alla modulazione degli effetti nel tempo delle sue sentenze nel caso della sentenza n. 10 del 2015. In conclusione si sostiene che la costituzionalizzazione dell’equilibrio di bilancio, mentre non appare capace di disciplinare l’uso delle finanze pubbliche, sembra aumentare i rischi che le maggioranze politiche indulgano in politiche di spesa arbitrarie e contrarie al principio di uguaglianza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.