Il presente contributo prende spunto dalle decisioni di due tribunali di merito in materia di rifiuto opposto dal paziente testimone di Geova all’emotrasfusione salva-vita. In particolare, vengono criticamente indagati i percorsi argomentativi di cui la giurisprudenza si avvale al fine di affermare, in linea generale, l’inviolabilità del dissenso, al contempo legittimando, però, nella fattispecie concreta, l’intervento del medico ed escludendo, di conseguenza, qualsivoglia tutela risarcitoria. A questo punto, il principio stesso del consenso informato rischia di rivelarsi in tutta la sua inutilità: per converso, la strada da imboccare è quella dell’estrema responsabilizzazione di questi pazienti «speciali» (special needs), degni destinatari di un’informazione, se possibile, addirittura «rinforzata» – così come potenziata da un movente circostanziato appare, del resto, la loro volizione.

Ma quanto è debole il consenso informato! L'ultima giurisprudenza sul rifiuto dell'emotrasfusione. Apologia di un principio inutile (e qualche tentativo esegetico).

CACACE, Simona
2017-01-01

Abstract

Il presente contributo prende spunto dalle decisioni di due tribunali di merito in materia di rifiuto opposto dal paziente testimone di Geova all’emotrasfusione salva-vita. In particolare, vengono criticamente indagati i percorsi argomentativi di cui la giurisprudenza si avvale al fine di affermare, in linea generale, l’inviolabilità del dissenso, al contempo legittimando, però, nella fattispecie concreta, l’intervento del medico ed escludendo, di conseguenza, qualsivoglia tutela risarcitoria. A questo punto, il principio stesso del consenso informato rischia di rivelarsi in tutta la sua inutilità: per converso, la strada da imboccare è quella dell’estrema responsabilizzazione di questi pazienti «speciali» (special needs), degni destinatari di un’informazione, se possibile, addirittura «rinforzata» – così come potenziata da un movente circostanziato appare, del resto, la loro volizione.
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