L’applicazione “differenziata e condizionata”, in ragione dello status di soggetti economicamente attivi o inattivi, del principio di parità di trattamento in materia di protezione sociale ai cittadini europei esercitanti la libertà fondamentale di circolazione e di soggiorno, è in linea di coerenza logica con le rationes “economiciste” poste a fondamento del Mercato unico, prima, e dell’UEM, poi. Questa conclusione, che trova conferma nell’evoluzione ordinamentale e giurisprudenziale dell’Unione Europea, manca tuttavia di coerenza logica rispetto alle tradizionali categorie del costituzionalismo, dove la protezione sociale è strumentale al principio fondamentale di uguaglianza sostanziale ed al valore, parimenti fondamentale, della dignità umana. A correzione di questa rotta, l’Europa, in primis l’UEM, sembra stia avviando una maturazione – sia tecnica che politica – verso un modello sociale che, con maggiore efficacia rispetto al passato, allarghi il proprio sguardo oltre l’orizzonte del mercato del lavoro, verso gli outsiders. È così che ha iniziato a parlarsi non solo di un European pillar of social rights e di una Social fairness nei processi di governance economica, ma, altresì, più nello specifico, di un Social protection floor. Parole d’ordine che – se adeguatamente implementate – possono contribuire a convertire la paura e la diffidenza verso gli “altri” cittadini europei in una più effettiva coesione sociale

Protezione sociale: tra principi costituzionali e ordinamento europeo

MACCABIANI, Nadia
2016-01-01

Abstract

L’applicazione “differenziata e condizionata”, in ragione dello status di soggetti economicamente attivi o inattivi, del principio di parità di trattamento in materia di protezione sociale ai cittadini europei esercitanti la libertà fondamentale di circolazione e di soggiorno, è in linea di coerenza logica con le rationes “economiciste” poste a fondamento del Mercato unico, prima, e dell’UEM, poi. Questa conclusione, che trova conferma nell’evoluzione ordinamentale e giurisprudenziale dell’Unione Europea, manca tuttavia di coerenza logica rispetto alle tradizionali categorie del costituzionalismo, dove la protezione sociale è strumentale al principio fondamentale di uguaglianza sostanziale ed al valore, parimenti fondamentale, della dignità umana. A correzione di questa rotta, l’Europa, in primis l’UEM, sembra stia avviando una maturazione – sia tecnica che politica – verso un modello sociale che, con maggiore efficacia rispetto al passato, allarghi il proprio sguardo oltre l’orizzonte del mercato del lavoro, verso gli outsiders. È così che ha iniziato a parlarsi non solo di un European pillar of social rights e di una Social fairness nei processi di governance economica, ma, altresì, più nello specifico, di un Social protection floor. Parole d’ordine che – se adeguatamente implementate – possono contribuire a convertire la paura e la diffidenza verso gli “altri” cittadini europei in una più effettiva coesione sociale
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