In materia tributaria, il divieto di abuso del diritto si traduce in un principio generale antielusivo, il quale preclude al contribuente il conseguimento di vantaggi fiscali ottenuti mediante l’uso distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un’agevolazione o un risparmio d’imposta, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di quei benefici. Negli ultimi anni si e` consolidata la giurisprudenza della Corte di Cassazione che individua nell’art. 53 Cost. il fondamento positivo dell’abuso del diritto, al fine di contrastare le operazioni societarie il cui scopo determinante sia il conseguimento di un risparmio fiscale indebito. Tuttavia, in virtu` del fatto che le societa` devono poter scegliere la forma di conduzione degli affari che permetta loro di ridurre lecitamente l’obbligazione tributaria, la Suprema Corte ha piu` volte chiarito che l’applicazione del principio dell’abuso del diritto deve essere guidata da particolare cautela, essendo necessario trovare un’adeguata linea di confine tra pianificazione fiscale eccessivamente aggressiva e liberta` di scelta delle forme giuridiche. Dopo una preliminare introduzione sulla figura dell’abuso del diritto in ambito civilistico, il contributo, valorizzando i contributi dottrinali sul tema, si sofferma sulle principali fattispecie che nel corso degli anni sono state oggetto di contestazione elusiva da parte dell’Amministrazione Finanziaria, avendo riguardo, principalmente, alle operazioni di riorganizzazione aziendale. Successivamente il contributo si sofferma sulla codificazione del divieto dell’abuso del diritto in materia tributaria, ripercorrendo preliminarmente i criteri definitori della condotta abusiva e delle garanzie procedimentali, indicati nell’art. 5 della legge delega n. 23 del 2014, e analizzando gli elementi costitutivi dell’abuso del diritto alla luce dell’art. 10-bis dello Statuto del diritti del contribuente, introdotto dall’art. 1 del decreto legislativo n. 128 del 2015, attuativo della predetta legge delega. La codificata clausola antiabuso nasce dall’esigenza di garantire certezza nei rapporti tra contribuente e Amministrazione finanziaria nel rispetto dei canoni di correttezza e buona fede, tenendo conto della giurisprudenza della Corte di Cassazione, creatrice della clausola generale antiabuso di derivazione costituzionale, e degli orientamenti eurounitari della giurisprudenza della Corte di Giustizia e della raccomandazione della Commissione europea sulla pianificazione fiscale aggressiva n. 2012/772/UE del 6 dicembre 2012. Degna di nota e` l’irrilevanza penale della condotta abusiva, mentre talune critiche sono state sollevate in dottrina sulla sanzionabilita` amministrativa della condotta abusiva.

IL DIBATTITO SULL’ABUSO DEL DIRITTO O ELUSIONE NELL’ORDINAMENTO TRIBUTARIO

CORASANITI, Giuseppe
2016-01-01

Abstract

In materia tributaria, il divieto di abuso del diritto si traduce in un principio generale antielusivo, il quale preclude al contribuente il conseguimento di vantaggi fiscali ottenuti mediante l’uso distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un’agevolazione o un risparmio d’imposta, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di quei benefici. Negli ultimi anni si e` consolidata la giurisprudenza della Corte di Cassazione che individua nell’art. 53 Cost. il fondamento positivo dell’abuso del diritto, al fine di contrastare le operazioni societarie il cui scopo determinante sia il conseguimento di un risparmio fiscale indebito. Tuttavia, in virtu` del fatto che le societa` devono poter scegliere la forma di conduzione degli affari che permetta loro di ridurre lecitamente l’obbligazione tributaria, la Suprema Corte ha piu` volte chiarito che l’applicazione del principio dell’abuso del diritto deve essere guidata da particolare cautela, essendo necessario trovare un’adeguata linea di confine tra pianificazione fiscale eccessivamente aggressiva e liberta` di scelta delle forme giuridiche. Dopo una preliminare introduzione sulla figura dell’abuso del diritto in ambito civilistico, il contributo, valorizzando i contributi dottrinali sul tema, si sofferma sulle principali fattispecie che nel corso degli anni sono state oggetto di contestazione elusiva da parte dell’Amministrazione Finanziaria, avendo riguardo, principalmente, alle operazioni di riorganizzazione aziendale. Successivamente il contributo si sofferma sulla codificazione del divieto dell’abuso del diritto in materia tributaria, ripercorrendo preliminarmente i criteri definitori della condotta abusiva e delle garanzie procedimentali, indicati nell’art. 5 della legge delega n. 23 del 2014, e analizzando gli elementi costitutivi dell’abuso del diritto alla luce dell’art. 10-bis dello Statuto del diritti del contribuente, introdotto dall’art. 1 del decreto legislativo n. 128 del 2015, attuativo della predetta legge delega. La codificata clausola antiabuso nasce dall’esigenza di garantire certezza nei rapporti tra contribuente e Amministrazione finanziaria nel rispetto dei canoni di correttezza e buona fede, tenendo conto della giurisprudenza della Corte di Cassazione, creatrice della clausola generale antiabuso di derivazione costituzionale, e degli orientamenti eurounitari della giurisprudenza della Corte di Giustizia e della raccomandazione della Commissione europea sulla pianificazione fiscale aggressiva n. 2012/772/UE del 6 dicembre 2012. Degna di nota e` l’irrilevanza penale della condotta abusiva, mentre talune critiche sono state sollevate in dottrina sulla sanzionabilita` amministrativa della condotta abusiva.
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