Dopo aver sottolineato la forzatura procedurale compiuta del giudice costituzionale nell’aver sorvolato sull’effettiva rilevanza della questione ad esso inaspettatamente sottoposta dalla Corte di Cassazione, compiuta in virtù della perdurante colpevole inerzia del legislatore sul versante della riforma del sistema elettorale volgarmente denominato “Porcellum”, lo scritto analizza nei suoi vari aspetti la sentenza n. 1 del 2014. Incrociando le argomentazioni addotte dalla Corte con una breve ricostruzione storica, si vuole dimostrare che la proverbiale elasticità del sistema parlamentare italiano abbia dato più volte prova di come risulti illusorio pensare di ottenere la “governabilità” del sistema ricorrendo ad alterazioni significative della rappresentanza parlamentare attraverso rigidi congegni elettorali, come nel caso del “Porcellum”. Si ragiona quindi sull’impatto che la pronuncia del giudice costituzionale potrebbe avere sulla riforma elettorale promossa dal Governo in carica, arrivando a dubitare che il sistema ipotizzato sia sostanzialmente compatibile con il mantenimento della forma di governo parlamentare e persino con i principi enunciati nella sentenza.

La "riforma" elettorale "imposta" dal giudice costituzionale al sistema politico e l'esigenza di "governabilità" dell'ordinamento

D'ANDREA, Antonio
2014-01-01

Abstract

Dopo aver sottolineato la forzatura procedurale compiuta del giudice costituzionale nell’aver sorvolato sull’effettiva rilevanza della questione ad esso inaspettatamente sottoposta dalla Corte di Cassazione, compiuta in virtù della perdurante colpevole inerzia del legislatore sul versante della riforma del sistema elettorale volgarmente denominato “Porcellum”, lo scritto analizza nei suoi vari aspetti la sentenza n. 1 del 2014. Incrociando le argomentazioni addotte dalla Corte con una breve ricostruzione storica, si vuole dimostrare che la proverbiale elasticità del sistema parlamentare italiano abbia dato più volte prova di come risulti illusorio pensare di ottenere la “governabilità” del sistema ricorrendo ad alterazioni significative della rappresentanza parlamentare attraverso rigidi congegni elettorali, come nel caso del “Porcellum”. Si ragiona quindi sull’impatto che la pronuncia del giudice costituzionale potrebbe avere sulla riforma elettorale promossa dal Governo in carica, arrivando a dubitare che il sistema ipotizzato sia sostanzialmente compatibile con il mantenimento della forma di governo parlamentare e persino con i principi enunciati nella sentenza.
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