Mentre in letteratura si insiste sempre sulla necessità di tenere in considerazione le caratteristiche specifiche di un bene oggetto di valutazione, nelle prassi questa attenzione è troppo spesso disattesa, in quanto si ricorre a metodiche generaliste, spesso semplicemente perché sono conosciute e condivise. Quando si tratta di asset intangibili, riteniamo che tale approccio sia pericoloso, in quanto tutte le statistiche relative ai sistemi economici avanzati mettono in evidenza l’importanza sempre più importante di questa categoria di beni, e trascurarne le implicazioni essenziali rischia quasi certamente di portare a conclusioni quanto meno poco convincenti. Per coniugare il rigore auspicato in letteratura con la prassi, in questa sede si propone un approccio valutativo che utilizza algoritmi generalisti – purché si tratti di metodi reddituali – e vi impiega input in grado di riflettere le connotazioni di intangibilità dell’asset in questione (nel nostro caso: i know-how di processo). Il ragionamento parte dalle radici del valore di scambio di un asset, che dipende dalla sua scarsità: nel caso di beni intangibili questa caratteristica può essere garantita solo con un sistema difensivo efficace, ovvero in grado di erigere barriere capaci di ostacolarne la circolazione indesiderata. Tali barriere presentano tre dimensioni significative: l’Altezza ne esprime l’efficacia; la Permeabilità tiene conto degli effetti dell’azione condotta dalla concorrenza imitatrice e, in genere, dal passare del tempo e dall’evoluzione del mercato, che riducono progressivamente l’Altezza; la Durata dei flussi di cassa rilevanti è, infine, da mettere in relazione con la vita utile dell’asset. Le misure delle dimensioni significative indicate vengono utilizzate negli algoritmi di valutazione, così da rispettare le implicazioni più significative della carattere di immaterialità dell’asset. Nell’articolo si considerano diverse tipologie di know-how, classificate tenendo conto del rispettivo grado di originalità, e per ogni cluster si indicano algoritmi che riteniamo più consoni a questa loro specificità.

La valutazione dei know-how di processo

FERRATA, Ottorino
2005-01-01

Abstract

Mentre in letteratura si insiste sempre sulla necessità di tenere in considerazione le caratteristiche specifiche di un bene oggetto di valutazione, nelle prassi questa attenzione è troppo spesso disattesa, in quanto si ricorre a metodiche generaliste, spesso semplicemente perché sono conosciute e condivise. Quando si tratta di asset intangibili, riteniamo che tale approccio sia pericoloso, in quanto tutte le statistiche relative ai sistemi economici avanzati mettono in evidenza l’importanza sempre più importante di questa categoria di beni, e trascurarne le implicazioni essenziali rischia quasi certamente di portare a conclusioni quanto meno poco convincenti. Per coniugare il rigore auspicato in letteratura con la prassi, in questa sede si propone un approccio valutativo che utilizza algoritmi generalisti – purché si tratti di metodi reddituali – e vi impiega input in grado di riflettere le connotazioni di intangibilità dell’asset in questione (nel nostro caso: i know-how di processo). Il ragionamento parte dalle radici del valore di scambio di un asset, che dipende dalla sua scarsità: nel caso di beni intangibili questa caratteristica può essere garantita solo con un sistema difensivo efficace, ovvero in grado di erigere barriere capaci di ostacolarne la circolazione indesiderata. Tali barriere presentano tre dimensioni significative: l’Altezza ne esprime l’efficacia; la Permeabilità tiene conto degli effetti dell’azione condotta dalla concorrenza imitatrice e, in genere, dal passare del tempo e dall’evoluzione del mercato, che riducono progressivamente l’Altezza; la Durata dei flussi di cassa rilevanti è, infine, da mettere in relazione con la vita utile dell’asset. Le misure delle dimensioni significative indicate vengono utilizzate negli algoritmi di valutazione, così da rispettare le implicazioni più significative della carattere di immaterialità dell’asset. Nell’articolo si considerano diverse tipologie di know-how, classificate tenendo conto del rispettivo grado di originalità, e per ogni cluster si indicano algoritmi che riteniamo più consoni a questa loro specificità.
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