Il contributo ripercorre il dibattito sul rapporto di causalità materiale nella dottrina e nella giurisprudenza italiane in quarant’anni di applicazione del Codice penale Zanardelli, ossia dal 1889 al 1929. In tale periodo il tema del nesso causale si sviluppa all’interno del più vasto problema dell’imputabilità e vede un confronto serrato tra gli esponenti della scuola classica del diritto penale ed i rappresentanti della c.d. scuola positiva. Quel confronto prendeva le mosse dall’art. 45 del Codice Zanardelli ed investiva l’intera struttura dogmatica della colpa. L’indagine compiuta consente di verificare come il prevalente rifiuto della teoria della causa come condicio sine qua non (o, quanto meno, la limitazione della sua validità all’ambito puramente scientifico-naturalistico) e, più in generale, l’insufficiente e superficiale svolgimento dell’indagine sulla nozione di causa e sui procedimenti per la sua individuazione abbiano impedito di fondare il giudizio sulla sussistenza del nesso causale su riferimenti certi de indipendenti dal libero convincimento (quando non dall’arbitrio) dell’interprete giudiziale, con la conseguenza di aprire un varco importante al condizionamento esercitato sull’interprete medesimo dalle forze ideologiche e culturali di volta in volta dominanti.

Causalità e casualità: il problema del nesso di causalità materiale nel diritto penale italiano tra il 1889 e il 1929.

SCIUME', Alberto
2008-01-01

Abstract

Il contributo ripercorre il dibattito sul rapporto di causalità materiale nella dottrina e nella giurisprudenza italiane in quarant’anni di applicazione del Codice penale Zanardelli, ossia dal 1889 al 1929. In tale periodo il tema del nesso causale si sviluppa all’interno del più vasto problema dell’imputabilità e vede un confronto serrato tra gli esponenti della scuola classica del diritto penale ed i rappresentanti della c.d. scuola positiva. Quel confronto prendeva le mosse dall’art. 45 del Codice Zanardelli ed investiva l’intera struttura dogmatica della colpa. L’indagine compiuta consente di verificare come il prevalente rifiuto della teoria della causa come condicio sine qua non (o, quanto meno, la limitazione della sua validità all’ambito puramente scientifico-naturalistico) e, più in generale, l’insufficiente e superficiale svolgimento dell’indagine sulla nozione di causa e sui procedimenti per la sua individuazione abbiano impedito di fondare il giudizio sulla sussistenza del nesso causale su riferimenti certi de indipendenti dal libero convincimento (quando non dall’arbitrio) dell’interprete giudiziale, con la conseguenza di aprire un varco importante al condizionamento esercitato sull’interprete medesimo dalle forze ideologiche e culturali di volta in volta dominanti.
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