Il presente lavoro si propone un confronto tra la categoria romana delle res incorporales e quella moderna dei beni immateriali. Le due categorie non sono congruenti: infatti, la categoria romana riguarda i diritti (elementi del patrimonio) e serve a sistemare tutto il diritto privato entro la tre classi personae, res, actiones; invece, la categoria moderna riguarda gli oggetti del diritto, in particolare i beni immateriali. Tuttavia, tra Ottocento e Novecento, la scienza giuridica ha ragionato sulla categoria romana, ipotizzando che essa potesse venire impiegata per collocare i beni immateriali – in particolare i prodotti dell’attività intellettuale – all’interno dei ‘sistemi’ codicistici che in quegli anni si venivano elaborando. Si sono profilati in dottrina due atteggiamenti in proposito. Da un lato coloro che hanno ‘esteso’ la categoria romana dai ‘diritti’ agli ‘oggetti di diritto’; dall’altra, coloro che hanno visto una soluzione di continuità tra antico e moderno: essi hanno mantenuto l’espressione ‘cose incorporali’, ma ne hanno rinnovato il contenuto. In questo graduale rinnovamento sembra avere giocato un ruolo significativo Windscheid. Tra le due categorie si profila così, sul piano della speculazione scientifica, un nesso che si può definire di affinità, nel senso etimologico del termine (< lat. ‘ad-finis’).

'Res incorporales' e 'beni immateriali': categorie affini, ma non congruenti

TURELLI, Giovanni
2012-01-01

Abstract

Il presente lavoro si propone un confronto tra la categoria romana delle res incorporales e quella moderna dei beni immateriali. Le due categorie non sono congruenti: infatti, la categoria romana riguarda i diritti (elementi del patrimonio) e serve a sistemare tutto il diritto privato entro la tre classi personae, res, actiones; invece, la categoria moderna riguarda gli oggetti del diritto, in particolare i beni immateriali. Tuttavia, tra Ottocento e Novecento, la scienza giuridica ha ragionato sulla categoria romana, ipotizzando che essa potesse venire impiegata per collocare i beni immateriali – in particolare i prodotti dell’attività intellettuale – all’interno dei ‘sistemi’ codicistici che in quegli anni si venivano elaborando. Si sono profilati in dottrina due atteggiamenti in proposito. Da un lato coloro che hanno ‘esteso’ la categoria romana dai ‘diritti’ agli ‘oggetti di diritto’; dall’altra, coloro che hanno visto una soluzione di continuità tra antico e moderno: essi hanno mantenuto l’espressione ‘cose incorporali’, ma ne hanno rinnovato il contenuto. In questo graduale rinnovamento sembra avere giocato un ruolo significativo Windscheid. Tra le due categorie si profila così, sul piano della speculazione scientifica, un nesso che si può definire di affinità, nel senso etimologico del termine (< lat. ‘ad-finis’).
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