La letteratura glottodidattica insiste da tempo e ripetutamente sull’importanza di una didattica dell’orale accuratamente programmata. Anche i libri di testo dedicano sezioni sempre più ricche ed articolate al potenziamento delle abilità di comprensione e produzione orale e tentano talvolta di dare corpo ad una grammatica dell’orale, distinta da una grammatica dello scritto (Balboni 1998; Freddi 1994). Nonostante tale rafforzamento dell’orale nei corsi di lingua inglese, spesso la didattica della pronuncia rimane ancora marginale nella programmazione, quasi fosse una postilla al corso, o comunque una parentesi di approfondimento da ridurre alla pratica di drills, minimal pairs o ad esercizi di ripetizione in genere. Pare quasi che, nell’apprendimento della lingua orale, la componente fonetico-fonologica della lingua straniera non necessiti il lento e laborioso processo di acquisizione richiesto da morfologia, sintassi, lessico, funzioni linguistiche e atti comunicativi. L’insegnamento della pronuncia presenta difficoltà assolutamente peculiari. Le strutture sintattiche possono essere riordinate ed insegnate/apprese in progressione, con una successione che va dal semplice al complesso; il vocabolario può essere raccolto per ambiti tematici, per liste di frequenza, per aree d’interesse. Gli aspetti fonetici e fonologici di una lingua non possono invece essere raggruppati secondo nessuno dei criteri suddetti: tutti possono essere potenzialmente presenti fin dalla prima lezione senza alcuna particolare priorità dell’uno sull’altro. E’ il docente che deve pertanto sistematicamente affiancare la riflessione fonetica (livello segmentale e sovrasegmentale) a quella linguistica, nella normale progressione di un corso di lingua straniera (LS). E’ nostro intento pertanto provocare una riflessione sul processo di insegnamento e apprendimento della lingua inglese orale. Occuparsi di didattica della pronuncia significherà interagire con il discente a due livelli: 1. A livello segmentale, attraverso la pratica di vocali, dittonghi, trittonghi e consonanti, con particolare attenzione alle opposizioni significative nella LS, ma probabilmente assenti nella L1; 2. A livello sovrasegmentale, segnalando: i) i fenomeni tipici per l’inglese del continuous speech (assimilazioni, elisioni, indebolimenti, giunture ecc.): essi intervengono spesso nella catena sonora secondo norme generalmente codificate e ‘coordinano’ i singoli fonemi nella creazione del paesaggio sonoro di questa lingua; ii) il ruolo specifico dell’intonazione nella produzione orale in inglese; iii) la peculiarità del ritmo accentuale dell’inglese rispetto al ritmo sillabico dell’italiano.
English as a Foreign Language: proposte per una didattica della pronuncia
ZANOLA, Annalisa
2012-01-01
Abstract
La letteratura glottodidattica insiste da tempo e ripetutamente sull’importanza di una didattica dell’orale accuratamente programmata. Anche i libri di testo dedicano sezioni sempre più ricche ed articolate al potenziamento delle abilità di comprensione e produzione orale e tentano talvolta di dare corpo ad una grammatica dell’orale, distinta da una grammatica dello scritto (Balboni 1998; Freddi 1994). Nonostante tale rafforzamento dell’orale nei corsi di lingua inglese, spesso la didattica della pronuncia rimane ancora marginale nella programmazione, quasi fosse una postilla al corso, o comunque una parentesi di approfondimento da ridurre alla pratica di drills, minimal pairs o ad esercizi di ripetizione in genere. Pare quasi che, nell’apprendimento della lingua orale, la componente fonetico-fonologica della lingua straniera non necessiti il lento e laborioso processo di acquisizione richiesto da morfologia, sintassi, lessico, funzioni linguistiche e atti comunicativi. L’insegnamento della pronuncia presenta difficoltà assolutamente peculiari. Le strutture sintattiche possono essere riordinate ed insegnate/apprese in progressione, con una successione che va dal semplice al complesso; il vocabolario può essere raccolto per ambiti tematici, per liste di frequenza, per aree d’interesse. Gli aspetti fonetici e fonologici di una lingua non possono invece essere raggruppati secondo nessuno dei criteri suddetti: tutti possono essere potenzialmente presenti fin dalla prima lezione senza alcuna particolare priorità dell’uno sull’altro. E’ il docente che deve pertanto sistematicamente affiancare la riflessione fonetica (livello segmentale e sovrasegmentale) a quella linguistica, nella normale progressione di un corso di lingua straniera (LS). E’ nostro intento pertanto provocare una riflessione sul processo di insegnamento e apprendimento della lingua inglese orale. Occuparsi di didattica della pronuncia significherà interagire con il discente a due livelli: 1. A livello segmentale, attraverso la pratica di vocali, dittonghi, trittonghi e consonanti, con particolare attenzione alle opposizioni significative nella LS, ma probabilmente assenti nella L1; 2. A livello sovrasegmentale, segnalando: i) i fenomeni tipici per l’inglese del continuous speech (assimilazioni, elisioni, indebolimenti, giunture ecc.): essi intervengono spesso nella catena sonora secondo norme generalmente codificate e ‘coordinano’ i singoli fonemi nella creazione del paesaggio sonoro di questa lingua; ii) il ruolo specifico dell’intonazione nella produzione orale in inglese; iii) la peculiarità del ritmo accentuale dell’inglese rispetto al ritmo sillabico dell’italiano.File | Dimensione | Formato | |
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