Gli attuali progressi in ambito tecnologico e scientifico riguardo alle cure intensive neonatali ha consentito, anche in quelle gestazioni di poche settimane, ai bambini pretermine una maggiore probabilità di sopravvivenza,in condizioni migliori (Nati per vivere: Imbasciati et al, 2009), e gli attuali studi si sono focalizzati ad indagare la “qualità”dello sviluppo e della vita di questi bimbi, per poter fornire loro e alle loro famiglie un’assistenza sempre più individualizzata e specializzata (Als et.al. 1994).Attualmente vengono messe in evidenza nuove problematiche nello sviluppo psichico, sociale e relazionale. La prematurità ha perso progressivamente la sua connotazione di unicità e centralità nella genesi dei disturbi somatici infantili ed è stata contestualizzata in una visione più globale di sviluppo, considerato come il risultato dell’interazione di molteplici fattori: in particolare quelli relativi all’ambiente socio-affettivo-relazionale (Muller-Nix, Ansermet, 2009) che avrebbero una notevole incidenza sulla vulnerabilità del prematuro. Questa infatti viene influenzata e modulata in senso facilitante o ostacolante dall’ambiente che circonda il bimbo in relazione alle differenti modalità di contatto e di cura . Nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale viene infatti a mancare la funzione delle figure primarie mentre molteplici caregiver, spesso però attraverso mezzi tecnologici si prendono cura del bimbo. Il nato a termine pur tuttavia è un individuo in continua interazione con il suo ambiente fisico e sociale, in grado di comunicare attraverso il proprio comportamento e le sue capacità motorie e relazionali: Brazelton (1973) rileva come il neonato a termine, sia dotato, alla nascita, di competenze che gli consentono di interagire con chi si prende cura di lui, rispondendo alle stimolazioni 6 ambientali, con modalità conformi al suo stato di benessere: attraverso la scala NBAS (Neonatal Behavioral Assessment Scale) si valuta il comportamento e le competenze del bimbo alla nascita. La NBAS consente di rilevare un "profilo" del neonato, permettendo anche di condividere con i genitori le qualità del comportamento del bambino: ciò aiuta l’accudimento. Anche il neonato pretermine viene considerato rispetto alle sue competenze: non è certo come un neonato a termine, ma tuttavia un individuo competente, il cui funzionamento che sarebbe appropriato ad un ambiente intrauterino è inappropriato per l’ambiente extrauterino. Als, riprendendo le ipotesi di Brazelton, considera il bambino pretermine un collaboratore attivo, con capacità di interagire direttamente con chi si prende cura di lui e con l’ambiente: la sua Scala APIB (Assessment of Preterm Infant Behaviour) è mirata infatti alla valutazione del comportamento del nato pretermine ( Als et al.1982), e viene utilizzata per neonati pretermine/ad alto rischio in età gestazionale compresa tra le 36 e le 44 settimane di vita che siano in condizioni cliniche stabili. Prendendo in considerazione la scala NBAS costruita da Brazelton per valutare il comportamento del neonato a termine, Als definisce che è possibile valutare le capacità del pretermine attraverso una metodologia dell’osservazione delle sue modalità comportamentali e delle strategie utilizzate per adattarsi alle proposte sociali ed ambientali. Il neonato pretermine comunica il suo stato di benessere e/o di disagio tramite indicatori comportamentali, che vanno individuati e valutati, e che consentono così di poter meglio strutturare strategie assistenziali e di accudimento, adeguate alle sue capacità.

Cena Loredana, Imbasciati Antonio -I silenti apprendimenti del bambino pretermine.

CENA, Loredana
Writing – Review & Editing
;
2011-01-01

Abstract

Gli attuali progressi in ambito tecnologico e scientifico riguardo alle cure intensive neonatali ha consentito, anche in quelle gestazioni di poche settimane, ai bambini pretermine una maggiore probabilità di sopravvivenza,in condizioni migliori (Nati per vivere: Imbasciati et al, 2009), e gli attuali studi si sono focalizzati ad indagare la “qualità”dello sviluppo e della vita di questi bimbi, per poter fornire loro e alle loro famiglie un’assistenza sempre più individualizzata e specializzata (Als et.al. 1994).Attualmente vengono messe in evidenza nuove problematiche nello sviluppo psichico, sociale e relazionale. La prematurità ha perso progressivamente la sua connotazione di unicità e centralità nella genesi dei disturbi somatici infantili ed è stata contestualizzata in una visione più globale di sviluppo, considerato come il risultato dell’interazione di molteplici fattori: in particolare quelli relativi all’ambiente socio-affettivo-relazionale (Muller-Nix, Ansermet, 2009) che avrebbero una notevole incidenza sulla vulnerabilità del prematuro. Questa infatti viene influenzata e modulata in senso facilitante o ostacolante dall’ambiente che circonda il bimbo in relazione alle differenti modalità di contatto e di cura . Nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale viene infatti a mancare la funzione delle figure primarie mentre molteplici caregiver, spesso però attraverso mezzi tecnologici si prendono cura del bimbo. Il nato a termine pur tuttavia è un individuo in continua interazione con il suo ambiente fisico e sociale, in grado di comunicare attraverso il proprio comportamento e le sue capacità motorie e relazionali: Brazelton (1973) rileva come il neonato a termine, sia dotato, alla nascita, di competenze che gli consentono di interagire con chi si prende cura di lui, rispondendo alle stimolazioni 6 ambientali, con modalità conformi al suo stato di benessere: attraverso la scala NBAS (Neonatal Behavioral Assessment Scale) si valuta il comportamento e le competenze del bimbo alla nascita. La NBAS consente di rilevare un "profilo" del neonato, permettendo anche di condividere con i genitori le qualità del comportamento del bambino: ciò aiuta l’accudimento. Anche il neonato pretermine viene considerato rispetto alle sue competenze: non è certo come un neonato a termine, ma tuttavia un individuo competente, il cui funzionamento che sarebbe appropriato ad un ambiente intrauterino è inappropriato per l’ambiente extrauterino. Als, riprendendo le ipotesi di Brazelton, considera il bambino pretermine un collaboratore attivo, con capacità di interagire direttamente con chi si prende cura di lui e con l’ambiente: la sua Scala APIB (Assessment of Preterm Infant Behaviour) è mirata infatti alla valutazione del comportamento del nato pretermine ( Als et al.1982), e viene utilizzata per neonati pretermine/ad alto rischio in età gestazionale compresa tra le 36 e le 44 settimane di vita che siano in condizioni cliniche stabili. Prendendo in considerazione la scala NBAS costruita da Brazelton per valutare il comportamento del neonato a termine, Als definisce che è possibile valutare le capacità del pretermine attraverso una metodologia dell’osservazione delle sue modalità comportamentali e delle strategie utilizzate per adattarsi alle proposte sociali ed ambientali. Il neonato pretermine comunica il suo stato di benessere e/o di disagio tramite indicatori comportamentali, che vanno individuati e valutati, e che consentono così di poter meglio strutturare strategie assistenziali e di accudimento, adeguate alle sue capacità.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Full text I silenti apprendimenti del neonato pretermine.pdf

accesso aperto

Tipologia: Full Text
Licenza: PUBBLICO - Pubblico con Copyright
Dimensione 108.4 kB
Formato Adobe PDF
108.4 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/146717
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact