Le decisioni dalla Corte di Cassazione penale, fra vigenza del codice Zanardelli e primo decennio di applicazione del codice Rocco, permettono interessanti indagini sul sostrato pre- e meta-giuridico che orienta e condiziona il processo decisionale, dalla precomprensione della norma al percorso logico-argomentativo che sorregge il decisum. Guardando in particolare a fattispecie di reato «contro il buon costume e l’ordine delle famiglie» (dal 1930 «delitti contro la moralità pubblica e il buon costume» e «delitti contro la famiglia»), dalle decisioni emerge un preciso discorso giuridico intorno a una “morale oggettiva” o “pubblica” quale insieme di valori e modelli socialmente condivisi in un dato momento storico, incorporati nel dato normativo e attuati attraverso l’interpretazione. Una morale che investe soprattutto la sfera della sessualità e i profili di genere, e che alimenta anche nella dimensione processuale pregiudizi e stereotipi, rintracciabili nelle presunzioni semplici, nella valutazione dell’elemento soggettivo del reato, nella teorica del ‘consenso’ e della ‘responsabilità’, in quanto frutto di un contesto socio-culturale che contribuisce a definire il background epistemico del giudicante medesimo. A questi aspetti problematici, di rilievo storico ma anche di evidente attualità, saranno dedicati alcuni sintetici spunti di riflessione.

Pregiudizi di parte: morale pubblica e argomentazione nella giurisprudenza fra ’800 e ’900

Elisabetta Fusar Poli
2024-01-01

Abstract

Le decisioni dalla Corte di Cassazione penale, fra vigenza del codice Zanardelli e primo decennio di applicazione del codice Rocco, permettono interessanti indagini sul sostrato pre- e meta-giuridico che orienta e condiziona il processo decisionale, dalla precomprensione della norma al percorso logico-argomentativo che sorregge il decisum. Guardando in particolare a fattispecie di reato «contro il buon costume e l’ordine delle famiglie» (dal 1930 «delitti contro la moralità pubblica e il buon costume» e «delitti contro la famiglia»), dalle decisioni emerge un preciso discorso giuridico intorno a una “morale oggettiva” o “pubblica” quale insieme di valori e modelli socialmente condivisi in un dato momento storico, incorporati nel dato normativo e attuati attraverso l’interpretazione. Una morale che investe soprattutto la sfera della sessualità e i profili di genere, e che alimenta anche nella dimensione processuale pregiudizi e stereotipi, rintracciabili nelle presunzioni semplici, nella valutazione dell’elemento soggettivo del reato, nella teorica del ‘consenso’ e della ‘responsabilità’, in quanto frutto di un contesto socio-culturale che contribuisce a definire il background epistemico del giudicante medesimo. A questi aspetti problematici, di rilievo storico ma anche di evidente attualità, saranno dedicati alcuni sintetici spunti di riflessione.
2024
978-8-81-339077-8
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