La comunicazione non-finanziaria è un tema molto dibattuto in questi anni, anche per effetto del processo di regolamentazione che vede aumentare progressivamente il livello di informativa all’interno del fascicolo di bilancio, con l’obiettivo di migliorare la trasparenza sui mercati. Le imprese non quotate di grandi dimensioni sono direttamente interessate a tale dibattito, in quanto la Commissione Europea ha in esame una proposta di Direttiva che intende ampliare la platea di applicazione degli obblighi di rendicontazione non-finanziaria, ad oggi limitata alle sole imprese quotate, anche a questa categoria di imprese. La Commissione ritiene infatti che le imprese di grandi dimensioni, indipendentemente dalla loro quotazione sui mercati finanziari, debbano garantire una rendicontazione pubblica di carattere non-finanziario considerato l’impatto che le stesse esercitano nell’ambiente di riferimento. In questo scenario, la ricerca analizza la comunicazione di informazioni non- finanziarie pubblicate all’interno del fascicolo di bilancio di 250 imprese italiane di grandi dimensioni non quotate e appartenenti a diversi settori di attività, con l’obiettivo di far luce sulle pratiche comunicative adottate. Focalizzando l’analisi sui bilanci 2019, la ricerca consente inoltre di verificare se e in che misura le imprese, al momento della redazione del bilancio, hanno utilizzato la comunicazione non-finanziaria come strumento per anticipare ai propri stakeholder gli effetti conseguenti alla pandemia da Coronavirus sulla gestione futura dell’attività e i relativi impatti di carattere economico-finanziario. I risultati dell’analisi mostrano come le imprese forniscano in modo generalizzato informazioni non-finanziare, sebbene con diverso livello di dettaglio. Tra i temi più ricorrenti prevalgono, come prevedibile, gli aspetti direttamente richiamati dal dettato dell’art. 2428 del Codice Civile, ovvero l’informativa relativa all’innovazione e allo sviluppo e l’informativa sui rischi. Meno f requenti risultano, invece, informazioni sull’ambiente esterno che riguardano le relazioni con i clienti o altre forme di collaborazione. Dal confronto dei risultati per area geografica non emergono differenze significative. Similmente, non si rilevano differenze significative tra settori di attività, fatta eccezione per le imprese di servizi di carattere non-finanziario che presentano un livello medio di informazione significativamente inferiore rispetto agli altri. L’analisi ha rivelato un livello minimo di informativa collegata ai possibili effetti della pandemia. Solo in rari casi si ritrovano riferimenti alla pandemia nelle sezioni del bilancio relative ai fatti di rilievo dopo la chiusura della gestione e alla prevedibile evoluzione della gestione, e sempre in termini molto generici. Per contro, le informazioni più ricorrenti riconducibili alla pandemia sono relative alla descrizione dei dispositivi di sicurezza messi a disposizione dei lavoratori in ottemperanza agli obblighi normativi. In una prospettiva qualitativa, si riscontra un certo impegno da parte delle imprese a non limitare la comunicazione a una mera rendicontazione delle risorse utilizzate per illustrare i risultati raggiunti. Nella maggior parte dei casi, le informazioni sulle risorse sono accompagnate da descrizioni più puntuali sulle attività e i processi che governano i diversi ambiti della gestione. In generale, la comunicazione presenta carattere retrospettivo, volto a fornire un supporto nell’interpretazione dei risultati economico- finanziari. La stessa non assume connotati di carattere prospettico nemmeno relativamente ad alcuni degli aspetti più strategici, quali quelli legati all’innovazione e allo sviluppo. In relazione alla profondità dell’informativa non-finanziaria, si rileva un’incidenza minima delle informazioni di carattere quantitativo rispetto all’informazione narrativa. Tenuto conto che le informazioni quantitative sono identificate come un presupposto necessario per aumentare il grado di affidabilità dell’informazione di carattere non-finanziario, questo aspetto appare come una delle maggiori criticità in termini di qualità dell’informazione di bilancio, ancora più rilevante alla luce di un prossimo ampliamento dei contenuti obbligatori.

La Comunicazione non-finanziaria delle imprese di grandi dimensioni non quotate

Belotti, Cristina;Teodori, Claudio;
2022-01-01

Abstract

La comunicazione non-finanziaria è un tema molto dibattuto in questi anni, anche per effetto del processo di regolamentazione che vede aumentare progressivamente il livello di informativa all’interno del fascicolo di bilancio, con l’obiettivo di migliorare la trasparenza sui mercati. Le imprese non quotate di grandi dimensioni sono direttamente interessate a tale dibattito, in quanto la Commissione Europea ha in esame una proposta di Direttiva che intende ampliare la platea di applicazione degli obblighi di rendicontazione non-finanziaria, ad oggi limitata alle sole imprese quotate, anche a questa categoria di imprese. La Commissione ritiene infatti che le imprese di grandi dimensioni, indipendentemente dalla loro quotazione sui mercati finanziari, debbano garantire una rendicontazione pubblica di carattere non-finanziario considerato l’impatto che le stesse esercitano nell’ambiente di riferimento. In questo scenario, la ricerca analizza la comunicazione di informazioni non- finanziarie pubblicate all’interno del fascicolo di bilancio di 250 imprese italiane di grandi dimensioni non quotate e appartenenti a diversi settori di attività, con l’obiettivo di far luce sulle pratiche comunicative adottate. Focalizzando l’analisi sui bilanci 2019, la ricerca consente inoltre di verificare se e in che misura le imprese, al momento della redazione del bilancio, hanno utilizzato la comunicazione non-finanziaria come strumento per anticipare ai propri stakeholder gli effetti conseguenti alla pandemia da Coronavirus sulla gestione futura dell’attività e i relativi impatti di carattere economico-finanziario. I risultati dell’analisi mostrano come le imprese forniscano in modo generalizzato informazioni non-finanziare, sebbene con diverso livello di dettaglio. Tra i temi più ricorrenti prevalgono, come prevedibile, gli aspetti direttamente richiamati dal dettato dell’art. 2428 del Codice Civile, ovvero l’informativa relativa all’innovazione e allo sviluppo e l’informativa sui rischi. Meno f requenti risultano, invece, informazioni sull’ambiente esterno che riguardano le relazioni con i clienti o altre forme di collaborazione. Dal confronto dei risultati per area geografica non emergono differenze significative. Similmente, non si rilevano differenze significative tra settori di attività, fatta eccezione per le imprese di servizi di carattere non-finanziario che presentano un livello medio di informazione significativamente inferiore rispetto agli altri. L’analisi ha rivelato un livello minimo di informativa collegata ai possibili effetti della pandemia. Solo in rari casi si ritrovano riferimenti alla pandemia nelle sezioni del bilancio relative ai fatti di rilievo dopo la chiusura della gestione e alla prevedibile evoluzione della gestione, e sempre in termini molto generici. Per contro, le informazioni più ricorrenti riconducibili alla pandemia sono relative alla descrizione dei dispositivi di sicurezza messi a disposizione dei lavoratori in ottemperanza agli obblighi normativi. In una prospettiva qualitativa, si riscontra un certo impegno da parte delle imprese a non limitare la comunicazione a una mera rendicontazione delle risorse utilizzate per illustrare i risultati raggiunti. Nella maggior parte dei casi, le informazioni sulle risorse sono accompagnate da descrizioni più puntuali sulle attività e i processi che governano i diversi ambiti della gestione. In generale, la comunicazione presenta carattere retrospettivo, volto a fornire un supporto nell’interpretazione dei risultati economico- finanziari. La stessa non assume connotati di carattere prospettico nemmeno relativamente ad alcuni degli aspetti più strategici, quali quelli legati all’innovazione e allo sviluppo. In relazione alla profondità dell’informativa non-finanziaria, si rileva un’incidenza minima delle informazioni di carattere quantitativo rispetto all’informazione narrativa. Tenuto conto che le informazioni quantitative sono identificate come un presupposto necessario per aumentare il grado di affidabilità dell’informazione di carattere non-finanziario, questo aspetto appare come una delle maggiori criticità in termini di qualità dell’informazione di bilancio, ancora più rilevante alla luce di un prossimo ampliamento dei contenuti obbligatori.
2022
9788894666946
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/608005
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