L’architetto come intellettuale o mestierante? Da un lato, cioè, il profilo oggi in auge dello specialista, del tecnico deputato a fornire risposte efficaci alle richieste di un mercato inteso come supremo e incontestabile arbitro del benessere economico e sociale. Dall’altro, diverso, si colloca la figura dell’architetto intellettuale, divenuta progressivamente anacronistica di pari passo con lo scadere dell'iniziativa pubblica nel farsi della città contemporanea e della de-responsabilizzazione dell’architettura verso gli aspetti più culturale-identitari della comunità. Il ruolo e le capacità dell’intellettuale dovrebbero misurarsi non tanto in termini di produttività immediata quanto di consapevolezza - per come tratteggiata da Max Weber. L’architettura, oggi, deve ambire ad un pensiero di “giusto” quale espressione di quella responsabilità nei confronti del contesto (e della società civile) – come farsi storico e antropologico del luogo – che sempre più va smarrendosi alla volta di gesti celebrativi (o autocelebrativi) volti ad una visibilità di natura mediatica lontana dalle reali necessità. Oggi, l’architettura e la critica sono costantemente segnate da un importante ambiguità che potremmo definire di natura etica: quello di intendere il compito dell'architettura esaurito nella realizzazione fisica e divulgazione dell’opera ignorando la questione della sua esemplarità, del valore sociale nella costruzione di forme e modi tanto reali quanto ideali di vivere lo spazio.
Responsabilità
Barbara Angi
Resources
;Alberto Soci
2023-01-01
Abstract
L’architetto come intellettuale o mestierante? Da un lato, cioè, il profilo oggi in auge dello specialista, del tecnico deputato a fornire risposte efficaci alle richieste di un mercato inteso come supremo e incontestabile arbitro del benessere economico e sociale. Dall’altro, diverso, si colloca la figura dell’architetto intellettuale, divenuta progressivamente anacronistica di pari passo con lo scadere dell'iniziativa pubblica nel farsi della città contemporanea e della de-responsabilizzazione dell’architettura verso gli aspetti più culturale-identitari della comunità. Il ruolo e le capacità dell’intellettuale dovrebbero misurarsi non tanto in termini di produttività immediata quanto di consapevolezza - per come tratteggiata da Max Weber. L’architettura, oggi, deve ambire ad un pensiero di “giusto” quale espressione di quella responsabilità nei confronti del contesto (e della società civile) – come farsi storico e antropologico del luogo – che sempre più va smarrendosi alla volta di gesti celebrativi (o autocelebrativi) volti ad una visibilità di natura mediatica lontana dalle reali necessità. Oggi, l’architettura e la critica sono costantemente segnate da un importante ambiguità che potremmo definire di natura etica: quello di intendere il compito dell'architettura esaurito nella realizzazione fisica e divulgazione dell’opera ignorando la questione della sua esemplarità, del valore sociale nella costruzione di forme e modi tanto reali quanto ideali di vivere lo spazio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.