Il presente contributo ha lo scopo di illustrare la scelta di metodo adottata dal Comune di Rovato (BS) – proprietario del manufatto denominato “mura venete”, vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004 – nella necessità di conoscerne le condizioni conservative e di individuare la metodologia più corretta per programmare interventi di conservazione programmata. La struttura fortificata, di cui si conservano resti molto ingenti, è una delle più estese e imponenti della Lombardia. Alla fase più antica – collocabile cronologicamente in epoca bassomedievale – si sono aggiunte stratificazioni successive ascrivibili alle fasi viscontea e veneta, fino ai più recenti interventi otto-novecenteschi. Dopo alcuni decenni di abbandono, nell’ultimo trentennio si è assistito a una rinascita di interesse nei confronti della fortificazione, con l’avvio di una campagna di ricognizione archeologica a cura della competente Soprintendenza (1998), seguita da un intervento di restauro e valorizzazione (1998-2002) culminato con la recente realizzazione di una passerella pedonale di collegamento fra il nucleo fortificato e l’area esterna alle mura (2022). Tuttavia, la ventennale assenza di manutenzione – consentendo una crescita incontrollata di vegetazione – ha determinato l’insorgere di nuove condizioni patologiche dal punto di vista strutturale e materico, e la conseguente necessità di una nuova campagna di indagini e di interventi. L’ente pubblico – sulla scorta di una campagna di rilievo strumentale appositamente realizzata – ha dunque deciso di affidare (2022) al Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e di Matematica (DICATAM) dell’Università degli Studi di Brescia lo studio dal titolo: “Le mura venete di Rovato: il piano della conoscenza per la conservazione programmata”, con lo scopo di fornire al tecnico incaricato del progetto di restauro del fossato e di valorizzazione delle mura cittadine, linee di indirizzo e indicazioni sulle priorità di intervento. La prestazione – tutt’ora in corso e che ha coinvolto un gruppo di lavoro interdisciplinare nei settori del Restauro architettonico e della Tecnica delle costruzioni – si articola nelle seguenti fasi: 1. Ricognizione bibliografico-archivistica con particolare attenzione alle vicende conservative; 2. Piano delle indagini diagnostiche non distruttive o parzialmente distruttive, finalizzate alla caratterizzazione dei materiali costitutivi, delle tecniche costruttive e della stabilità del circuito murario; 3. Individuazione di aree circoscritte dove avviare “cantieri pilota” per l’esecuzione di prove preliminari di intervento conservativo finalizzate alla valutazione delle metodologie più efficaci all’arresto del degrado dei materiali e al trattamento degli stessi. 4. Relazione consuntiva per l’interpretazione dei dati desunti dalle indagini diagnostiche e dalle prove preliminari, comprensiva della definizione delle priorità di intervento e di linee di indirizzo per la soluzione delle patologie evidenti nell’ottica della conservazione programmata. In base a queste premesse, il saggio intende approfondire le modalità di collaborazione in corso fra l’ente pubblico committente, l’ente di ricerca, il progettista e la Soprintendenza nella scelta di un percorso operativo in grado di implementare la conoscenza del bene e di programmare l’intervento conservativo, che trova nella pratica del cantiere pilota il principale metodo assunto per questo scopo. Verrà dato dunque conto degli esiti fino ad ora ottenuti nell’ambito dei cantieri pilota realizzati in situ nel settembre 2022, e condotti in stretta collaborazione con il tecnico progettista e direttore dei lavori.

Il cantiere-pilota come scelta di metodo nel restauro delle “mura venete” di Rovato

COCCOLI Carlotta
Writing – Original Draft Preparation
;
BARBO Stefano
Writing – Original Draft Preparation
2024-01-01

Abstract

Il presente contributo ha lo scopo di illustrare la scelta di metodo adottata dal Comune di Rovato (BS) – proprietario del manufatto denominato “mura venete”, vincolato ai sensi del D.Lgs 42/2004 – nella necessità di conoscerne le condizioni conservative e di individuare la metodologia più corretta per programmare interventi di conservazione programmata. La struttura fortificata, di cui si conservano resti molto ingenti, è una delle più estese e imponenti della Lombardia. Alla fase più antica – collocabile cronologicamente in epoca bassomedievale – si sono aggiunte stratificazioni successive ascrivibili alle fasi viscontea e veneta, fino ai più recenti interventi otto-novecenteschi. Dopo alcuni decenni di abbandono, nell’ultimo trentennio si è assistito a una rinascita di interesse nei confronti della fortificazione, con l’avvio di una campagna di ricognizione archeologica a cura della competente Soprintendenza (1998), seguita da un intervento di restauro e valorizzazione (1998-2002) culminato con la recente realizzazione di una passerella pedonale di collegamento fra il nucleo fortificato e l’area esterna alle mura (2022). Tuttavia, la ventennale assenza di manutenzione – consentendo una crescita incontrollata di vegetazione – ha determinato l’insorgere di nuove condizioni patologiche dal punto di vista strutturale e materico, e la conseguente necessità di una nuova campagna di indagini e di interventi. L’ente pubblico – sulla scorta di una campagna di rilievo strumentale appositamente realizzata – ha dunque deciso di affidare (2022) al Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e di Matematica (DICATAM) dell’Università degli Studi di Brescia lo studio dal titolo: “Le mura venete di Rovato: il piano della conoscenza per la conservazione programmata”, con lo scopo di fornire al tecnico incaricato del progetto di restauro del fossato e di valorizzazione delle mura cittadine, linee di indirizzo e indicazioni sulle priorità di intervento. La prestazione – tutt’ora in corso e che ha coinvolto un gruppo di lavoro interdisciplinare nei settori del Restauro architettonico e della Tecnica delle costruzioni – si articola nelle seguenti fasi: 1. Ricognizione bibliografico-archivistica con particolare attenzione alle vicende conservative; 2. Piano delle indagini diagnostiche non distruttive o parzialmente distruttive, finalizzate alla caratterizzazione dei materiali costitutivi, delle tecniche costruttive e della stabilità del circuito murario; 3. Individuazione di aree circoscritte dove avviare “cantieri pilota” per l’esecuzione di prove preliminari di intervento conservativo finalizzate alla valutazione delle metodologie più efficaci all’arresto del degrado dei materiali e al trattamento degli stessi. 4. Relazione consuntiva per l’interpretazione dei dati desunti dalle indagini diagnostiche e dalle prove preliminari, comprensiva della definizione delle priorità di intervento e di linee di indirizzo per la soluzione delle patologie evidenti nell’ottica della conservazione programmata. In base a queste premesse, il saggio intende approfondire le modalità di collaborazione in corso fra l’ente pubblico committente, l’ente di ricerca, il progettista e la Soprintendenza nella scelta di un percorso operativo in grado di implementare la conoscenza del bene e di programmare l’intervento conservativo, che trova nella pratica del cantiere pilota il principale metodo assunto per questo scopo. Verrà dato dunque conto degli esiti fino ad ora ottenuti nell’ambito dei cantieri pilota realizzati in situ nel settembre 2022, e condotti in stretta collaborazione con il tecnico progettista e direttore dei lavori.
2024
979-88-5491-463-5
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/592425
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