Il buon funzionamento di una democrazia, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, la loro effettiva rappresentatività dipendono dalla partecipazione dei cittadini alle elezioni (e ai referendum). Un sistema è democratico, infatti, perché, in ultima analisi, le decisioni pubbliche (leggi, decreti, altri provvedimenti) sono deliberate direttamente dai cittadini (referendum) o da persone che essi hanno scelto, con il loro libero voto, per rappresentarli. Quest’ultima modalità è ovviamente quasi sempre prevalente, dal momento che il numero e la complessità delle decisioni da prendere e delle scelte da fare non consente di considerare il referendum come lo strumento ordinario della gran parte delle decisioni pubbliche. Ma nell’una o nell’altra di queste due forme – democrazia rappresentativa e democrazia diretta – in principio sta sempre la libera scelta dei cittadini, attraverso la partecipazione ad elezioni e referendum. È la partecipazione democratica che legittima le istituzioni, che ne assicura la derivazione dalla sovranità popolare. In ogni democrazia, conseguentemente, le istituzioni cercano, di norma, di fare tutto il possibile per sostenere, agevolare e favorire la partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum: di rimuovere ogni ostacolo che possa spingere all’astensione tutti coloro che vogliono esercitare, con il voto, il loro diritto politico a partecipare alle scelte democratiche del paese. In Italia la partecipazione al voto, un tempo altissima, è venuta progressivamente declinando ed è cresciuto il fenomeno dell’astensionismo, sintomo e causa insieme di una progressiva crisi di rappresentatività delle istituzioni. Questo rapporto contiene, innanzitutto, un’analisi scientifica del fenomeno e delle sue motivazioni, che solo in parte muovono – come si vedrà - da una deliberata e consapevole scelta degli elettori. L’area dell’astensionismo involontario è risultata infatti essere ampia, anche perché, come questo rapporto dimostra, l’Italia ha finora fatto assai meno degli altri principali Paesi democratici per eliminare ostacoli alla (e favorire la) libera partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum. Questo rapporto delinea conseguentemente, nella sua seconda parte, una serie di proposte per agevolare la partecipazione elettorale e ridurre l’area dell’astensionismo soprattutto involontario. Sono proposte tratte per la maggior parte dalla esperienza degli altri Stati democratici, dunque già sperimentate. Ovviamente non spetta agli estensori di questo rapporto, ma ai decisori politici valutare queste proposte ed eventualmente approvarle: spetta al Parlamento, quanto alle proposte che comportano modifiche legislative, al Governo, sotto il controllo del Parlamento, quando comportano misure organizzative e attività meramente amministrative. Nel suo insieme, queste proposte rappresentano un contributo alla piena attuazione di tre principi fondamentali della Costituzione, contenuti – non a caso – proprio nei tre primi articoli della nostra Carta. Si tratta innanzitutto del principio democratico (art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”). Si tratta, poi, del riconoscimento dei diritti dell’uomo, tra i quali i diritti politici (art. 2: “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'omo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità), che impone corrispondenti doveri (sempre art. 2: “La Repubblica… richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica”). Si tratta, infine, del fondamentale compito delle istituzioni di favorire l’esercizio effettivo dei diritti e l’adempimento dei doveri, compresi i diritti politici, rimuovendo ogni ostacolo (art. 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che… impediscono l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica… del Paese”). Il confronto con quanto gli altri principali Paesi democratici prevedono mostra che in Italia si è fatto finora assai poco per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum e ridurre conseguentemente l’area dell’astensionismo: quindi per dare attuazione ai tre principi costituzionali appena ricordati. Colmare questa lacuna è dunque un obbligo costituzionale. Da qui discende l’opportunità, che rimettiamo alla valutazione del Parlamento, di provvedere con urgenza, pur in un momento nel quale altre tragiche emergenze assorbono l’attenzione delle istituzioni e dei loro rappresentanti.

Per la partecipazione dei cittadini. Come ridurre l'astensionismo e agevolare il voto

Adriana Apostoli;Lorenzo Spadacini;
2022-01-01

Abstract

Il buon funzionamento di una democrazia, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, la loro effettiva rappresentatività dipendono dalla partecipazione dei cittadini alle elezioni (e ai referendum). Un sistema è democratico, infatti, perché, in ultima analisi, le decisioni pubbliche (leggi, decreti, altri provvedimenti) sono deliberate direttamente dai cittadini (referendum) o da persone che essi hanno scelto, con il loro libero voto, per rappresentarli. Quest’ultima modalità è ovviamente quasi sempre prevalente, dal momento che il numero e la complessità delle decisioni da prendere e delle scelte da fare non consente di considerare il referendum come lo strumento ordinario della gran parte delle decisioni pubbliche. Ma nell’una o nell’altra di queste due forme – democrazia rappresentativa e democrazia diretta – in principio sta sempre la libera scelta dei cittadini, attraverso la partecipazione ad elezioni e referendum. È la partecipazione democratica che legittima le istituzioni, che ne assicura la derivazione dalla sovranità popolare. In ogni democrazia, conseguentemente, le istituzioni cercano, di norma, di fare tutto il possibile per sostenere, agevolare e favorire la partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum: di rimuovere ogni ostacolo che possa spingere all’astensione tutti coloro che vogliono esercitare, con il voto, il loro diritto politico a partecipare alle scelte democratiche del paese. In Italia la partecipazione al voto, un tempo altissima, è venuta progressivamente declinando ed è cresciuto il fenomeno dell’astensionismo, sintomo e causa insieme di una progressiva crisi di rappresentatività delle istituzioni. Questo rapporto contiene, innanzitutto, un’analisi scientifica del fenomeno e delle sue motivazioni, che solo in parte muovono – come si vedrà - da una deliberata e consapevole scelta degli elettori. L’area dell’astensionismo involontario è risultata infatti essere ampia, anche perché, come questo rapporto dimostra, l’Italia ha finora fatto assai meno degli altri principali Paesi democratici per eliminare ostacoli alla (e favorire la) libera partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum. Questo rapporto delinea conseguentemente, nella sua seconda parte, una serie di proposte per agevolare la partecipazione elettorale e ridurre l’area dell’astensionismo soprattutto involontario. Sono proposte tratte per la maggior parte dalla esperienza degli altri Stati democratici, dunque già sperimentate. Ovviamente non spetta agli estensori di questo rapporto, ma ai decisori politici valutare queste proposte ed eventualmente approvarle: spetta al Parlamento, quanto alle proposte che comportano modifiche legislative, al Governo, sotto il controllo del Parlamento, quando comportano misure organizzative e attività meramente amministrative. Nel suo insieme, queste proposte rappresentano un contributo alla piena attuazione di tre principi fondamentali della Costituzione, contenuti – non a caso – proprio nei tre primi articoli della nostra Carta. Si tratta innanzitutto del principio democratico (art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”). Si tratta, poi, del riconoscimento dei diritti dell’uomo, tra i quali i diritti politici (art. 2: “ La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'omo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità), che impone corrispondenti doveri (sempre art. 2: “La Repubblica… richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica”). Si tratta, infine, del fondamentale compito delle istituzioni di favorire l’esercizio effettivo dei diritti e l’adempimento dei doveri, compresi i diritti politici, rimuovendo ogni ostacolo (art. 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che… impediscono l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica… del Paese”). Il confronto con quanto gli altri principali Paesi democratici prevedono mostra che in Italia si è fatto finora assai poco per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione dei cittadini alle elezioni e ai referendum e ridurre conseguentemente l’area dell’astensionismo: quindi per dare attuazione ai tre principi costituzionali appena ricordati. Colmare questa lacuna è dunque un obbligo costituzionale. Da qui discende l’opportunità, che rimettiamo alla valutazione del Parlamento, di provvedere con urgenza, pur in un momento nel quale altre tragiche emergenze assorbono l’attenzione delle istituzioni e dei loro rappresentanti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/565480
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