Tra le diverse innovazioni didattiche che si stanno progressivamente affermando nel contesto degli studi giuridici, il presente saggio intende dare conto della diffusione dell’insegnamento clinico nelle Università di giurisprudenza e del valore di tale esperienza nella costruzione dei futuri giuristi. Negli ultimi anni, infatti, il movimento delle cliniche legali ha assunto una dimensione globale, raggiungendo anche ‘the last holdout in the worldwide acceptance of clinical legal education’ (Wilson, 2009) ovvero i Paesi dell’Europa continentale, e, proprio in questo contesto, lungi dal continuare a rappresentare un acritico trapianto dell’esperienza statunitense, ha iniziato ad assumere tratti peculiari ed un’essenza propria. Prendendo atto di tale sviluppo, la prima parte del saggio mira ad offrire una ricostruzione del movimento clinico europeo, mettendo a tema la dicotomica valenza dell’esperienza clinica continentale. Da un lato, infatti, le cliniche legali si sono diffuse come reazione ad un insegnamento tradizionale, tacciato di eccessivo dogmatismo ed astrattezza rispetto alle esigenze d’azione imposte dalla pratica del diritto, presentandosi nei curricula universitari come una possibile innovazione nelle metodologie di insegnamento e di apprendimento, secondo una logica di allontanamento dal puro approccio deduttivo e di connessione con l’apprendimento esperienziale. Dall’altro lato, l’operato delle cliniche legali conserva la pretesa di andare oltre alla propria essenza pedagogica per insinuarsi nel tessuto sociale. L’attività clinica tradizionalmente si snoda, infatti, tra giustizia sociale e critica del diritto. Attraverso l’approccio ‘problem based’ l’attenzione si allontana dall’acritico studio delle fonti, trattate come una scienza pura, e tende allo sviluppo di una maggior sensibilità nei confronti della sfera interpretativa e applicativa del diritto, considerato nel contesto socio-economico di riferimento e nella sua dimensione sociale. La seconda parte del saggio sarà dedicato al rinnovato ruolo assunto dalle Università di Giurisprudenza nella formazione dei giuristi del domani, alla luce del superamento dell’ormai insostenibile distinzione tra formazione accademica esclusivamente teorica e formazione post-universitaria di stampo meramente professionalizzante e del sempre più marcato radicamento delle Università nel tessuto sociale, in virtù della Terza Missione che gli è propria. In particolare, in tale contesto, saranno sondate le potenzialità dell’educazione clinica nello sviluppo delle tre dimensioni proprie del giurista, ovvero quelle del “sapere”, del “sapere fare” e del “sapere essere”.
L’identità del nuovo giurista e il diritto come pratica sociale: il ruolo delle cliniche legali
Bugatti Laura
2022-01-01
Abstract
Tra le diverse innovazioni didattiche che si stanno progressivamente affermando nel contesto degli studi giuridici, il presente saggio intende dare conto della diffusione dell’insegnamento clinico nelle Università di giurisprudenza e del valore di tale esperienza nella costruzione dei futuri giuristi. Negli ultimi anni, infatti, il movimento delle cliniche legali ha assunto una dimensione globale, raggiungendo anche ‘the last holdout in the worldwide acceptance of clinical legal education’ (Wilson, 2009) ovvero i Paesi dell’Europa continentale, e, proprio in questo contesto, lungi dal continuare a rappresentare un acritico trapianto dell’esperienza statunitense, ha iniziato ad assumere tratti peculiari ed un’essenza propria. Prendendo atto di tale sviluppo, la prima parte del saggio mira ad offrire una ricostruzione del movimento clinico europeo, mettendo a tema la dicotomica valenza dell’esperienza clinica continentale. Da un lato, infatti, le cliniche legali si sono diffuse come reazione ad un insegnamento tradizionale, tacciato di eccessivo dogmatismo ed astrattezza rispetto alle esigenze d’azione imposte dalla pratica del diritto, presentandosi nei curricula universitari come una possibile innovazione nelle metodologie di insegnamento e di apprendimento, secondo una logica di allontanamento dal puro approccio deduttivo e di connessione con l’apprendimento esperienziale. Dall’altro lato, l’operato delle cliniche legali conserva la pretesa di andare oltre alla propria essenza pedagogica per insinuarsi nel tessuto sociale. L’attività clinica tradizionalmente si snoda, infatti, tra giustizia sociale e critica del diritto. Attraverso l’approccio ‘problem based’ l’attenzione si allontana dall’acritico studio delle fonti, trattate come una scienza pura, e tende allo sviluppo di una maggior sensibilità nei confronti della sfera interpretativa e applicativa del diritto, considerato nel contesto socio-economico di riferimento e nella sua dimensione sociale. La seconda parte del saggio sarà dedicato al rinnovato ruolo assunto dalle Università di Giurisprudenza nella formazione dei giuristi del domani, alla luce del superamento dell’ormai insostenibile distinzione tra formazione accademica esclusivamente teorica e formazione post-universitaria di stampo meramente professionalizzante e del sempre più marcato radicamento delle Università nel tessuto sociale, in virtù della Terza Missione che gli è propria. In particolare, in tale contesto, saranno sondate le potenzialità dell’educazione clinica nello sviluppo delle tre dimensioni proprie del giurista, ovvero quelle del “sapere”, del “sapere fare” e del “sapere essere”.File | Dimensione | Formato | |
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