A partire dalla Great Exhibition di Londra del 1851, le esposizioni divennero sempre più complesse, articolandosi in sezioni numerose su cui primeggiava la produzione industriale. Anche la moda era presente, inizialmente soprattutto come prodotto artigianale in cui si condensavano un’esperienza e un’arte secolari, poi come protagonista dell’evoluzione tecnologica negli sviluppi della manifattura tessile e della produzione di massa. Banco di prova di una società che si andava rapidamente globalizzando, spettacolari macchine per creare consenso e potente mezzo pubblicitario, le esposizioni stabilivano la reputazione dei prodotti. I cataloghi generali delle esposizioni si rivelano strumenti preziosi per avere un quadro, seppure parziale, del comparto dell’abbigliamento in un’epoca in cui le fonti statistiche italiane del settore tendono a rilevare con maggiore precisione i grandi impianti e in primo luogo quelli del tessile, mentre sfugge alla rilevazione il prodotto finito frutto del saper fare dell’alto artigianato. L’indagine si è concentrata proprio su questi settori, privilegiando l’abbigliamento, compresi gli accessori a esso strettamente connessi, quali ombrelli, bastoni da passeggio, ventagli. Per ognuno dei partecipanti sono state considerate solo alcune informazioni rintracciabili sistematicamente come il nome o la ragione sociale del concorrente, la città di provenienza, gli oggetti presentati e il tipo di attività, gli eventuali premi ricevuti, dato quest’ultimo non sempre significativo, vista l’abbondanza dei riconoscimenti normalmente elargiti. Si sono potute così ottenere informazioni ed evidenziare persistenze su prodotti, imprenditori e localizzazioni della produzione, ma soprattutto si è potuto verificare come questi eventi globali hanno avuto ricadute locali.

La moda italiana alle esposizioni nel secondo Ottocento

Sergio Onger
2020-01-01

Abstract

A partire dalla Great Exhibition di Londra del 1851, le esposizioni divennero sempre più complesse, articolandosi in sezioni numerose su cui primeggiava la produzione industriale. Anche la moda era presente, inizialmente soprattutto come prodotto artigianale in cui si condensavano un’esperienza e un’arte secolari, poi come protagonista dell’evoluzione tecnologica negli sviluppi della manifattura tessile e della produzione di massa. Banco di prova di una società che si andava rapidamente globalizzando, spettacolari macchine per creare consenso e potente mezzo pubblicitario, le esposizioni stabilivano la reputazione dei prodotti. I cataloghi generali delle esposizioni si rivelano strumenti preziosi per avere un quadro, seppure parziale, del comparto dell’abbigliamento in un’epoca in cui le fonti statistiche italiane del settore tendono a rilevare con maggiore precisione i grandi impianti e in primo luogo quelli del tessile, mentre sfugge alla rilevazione il prodotto finito frutto del saper fare dell’alto artigianato. L’indagine si è concentrata proprio su questi settori, privilegiando l’abbigliamento, compresi gli accessori a esso strettamente connessi, quali ombrelli, bastoni da passeggio, ventagli. Per ognuno dei partecipanti sono state considerate solo alcune informazioni rintracciabili sistematicamente come il nome o la ragione sociale del concorrente, la città di provenienza, gli oggetti presentati e il tipo di attività, gli eventuali premi ricevuti, dato quest’ultimo non sempre significativo, vista l’abbondanza dei riconoscimenti normalmente elargiti. Si sono potute così ottenere informazioni ed evidenziare persistenze su prodotti, imprenditori e localizzazioni della produzione, ma soprattutto si è potuto verificare come questi eventi globali hanno avuto ricadute locali.
2020
978-88-31277-01-3
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