Sempre più spesso le nostre città si trovano a fronteggiare le esigenze di popolazioni in condizioni di crescente fragilità economica e sociale. Se attrezzature collettive e servizi alla persona rappresentano elementi imprescindibili per il benessere e la salute dei cittadini, la loro qualità e la possibilità di accedervi dipendono in modo significativo dai caratteri materiali dell’ambiente urbano in cui tali dotazioni hanno luogo. Queste considerazioni oggi invitano a ricollocare il campo degli standard urbanistici all’interno di una riflessione più ampia su come fare città (Consonni, 2008) e su come rigenerare lo spazio urbano in relazione a rinnovati requisiti di sostenibilità e di resilienza. Assumendo la prospettiva di una più forte integrazione dei temi del welfare e della salute (delle persone e dei loro contesti di vita), l’approccio che si intende qui argomentare è che sviluppare azioni incentivanti la mobilità dolce (pedonale e ciclabile), in sinergia con il sistema di trasporto pubblico, permetta di perseguire l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita in città, incrementando la sicurezza intesa non solo come security, ma anche e soprattutto come safety (Bedessi e Desii, 2010). Incentivare i cittadini a muoversi a piedi o a utilizzare i mezzi pubblici favorisce sia condizioni di autonomia, sia la costruzione di rapporti sociali. Per questo, una città inclusiva e fruibile dal maggior numero di persone (soprattutto dagli utenti più deboli, in particolare bambini e anziani, compatibilmente alle loro diverse condizioni e capacità) è altresì una città più sicura. Per quanto attiene più specificamente al campo della salute, facilitare l’attività motoria – attraverso la camminabilità dei contesti urbani – è inoltre uno dei fattori che migliora la qualità e le aspettative di vita delle persone soggette a malattie croniche non trasmissibili, oggi peraltro sempre più numerose in relazione alle dinamiche di invecchiamento della popolazione (WHO, 2018). L’intento di costruire una città amica (Busi, 1999), in cui anche gli utenti più deboli possano muoversi per scelta e non solo per necessità in uno spazio pubblico di qualità, può essere efficacemente perseguito se assunto come obiettivo strategico nei diversi livelli della pianificazione comunale, da quello generale a quello attuativo. In tale ottica, nel Piano di governo del territorio (PGT) previsto dalla legge regionale della Lombardia n. 12 del 2005, la verifica delle scelte funzionali e della localizzazione dei servizi, anche in relazione al grado di accessibilità delle diverse aree del territorio, rappresenta un passaggio fondamentale . La normativa lombarda si è espressa a favore di un concetto di standard prestazionale. L’approccio proposto mira a superare valutazioni di natura unicamente dimensionale per focalizzarsi sulle caratteristiche di fruibilità dei servizi, pur rimanendo comunque basato su una corretta ricognizione delle dotazioni esistenti, attraverso una dettagliata mappatura e schedatura delle aree a standard e delle attività di interesse collettivo presenti sul territorio comunale . Il quadro delineato dal piano urbanistico generale diviene così strumento di indirizzo e verifica per la successiva fase di attuazione delle previsioni urbanistiche. In tal modo, le operazioni di rigenerazione urbana possono farsi occasione per inserire, nel tessuto urbano consolidato, nuovi servizi pubblici e di interesse collettivo, sulla base di un’attenta valutazione delle specifiche attrezzature di cui l’ambito risulti carente. Piani attuativi e progetti strategici offrono altresì l’opportunità di lavorare sul livello prestazionale dei servizi esistenti, migliorandone il livello di accessibilità in sicurezza. È in riferimento a queste considerazioni che il caso della città di Brescia viene portato a esempio. L’intento è di evidenziare come la riconfigurazione e la rigenerazione di sistemi di spazi pubblici e di attrezzature di interesse collettivo possano avvenire tramite sia l’intervento diretto delle amministrazioni locali, sia azioni sinergiche di soggetti pubblici e privati grazie alle risorse generate negli ambiti privati di trasformazione.
Spazi urbani accessibili come servizi alla persona
Pezzagno M.;Richiedei A.;Tiboni M.
2021-01-01
Abstract
Sempre più spesso le nostre città si trovano a fronteggiare le esigenze di popolazioni in condizioni di crescente fragilità economica e sociale. Se attrezzature collettive e servizi alla persona rappresentano elementi imprescindibili per il benessere e la salute dei cittadini, la loro qualità e la possibilità di accedervi dipendono in modo significativo dai caratteri materiali dell’ambiente urbano in cui tali dotazioni hanno luogo. Queste considerazioni oggi invitano a ricollocare il campo degli standard urbanistici all’interno di una riflessione più ampia su come fare città (Consonni, 2008) e su come rigenerare lo spazio urbano in relazione a rinnovati requisiti di sostenibilità e di resilienza. Assumendo la prospettiva di una più forte integrazione dei temi del welfare e della salute (delle persone e dei loro contesti di vita), l’approccio che si intende qui argomentare è che sviluppare azioni incentivanti la mobilità dolce (pedonale e ciclabile), in sinergia con il sistema di trasporto pubblico, permetta di perseguire l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita in città, incrementando la sicurezza intesa non solo come security, ma anche e soprattutto come safety (Bedessi e Desii, 2010). Incentivare i cittadini a muoversi a piedi o a utilizzare i mezzi pubblici favorisce sia condizioni di autonomia, sia la costruzione di rapporti sociali. Per questo, una città inclusiva e fruibile dal maggior numero di persone (soprattutto dagli utenti più deboli, in particolare bambini e anziani, compatibilmente alle loro diverse condizioni e capacità) è altresì una città più sicura. Per quanto attiene più specificamente al campo della salute, facilitare l’attività motoria – attraverso la camminabilità dei contesti urbani – è inoltre uno dei fattori che migliora la qualità e le aspettative di vita delle persone soggette a malattie croniche non trasmissibili, oggi peraltro sempre più numerose in relazione alle dinamiche di invecchiamento della popolazione (WHO, 2018). L’intento di costruire una città amica (Busi, 1999), in cui anche gli utenti più deboli possano muoversi per scelta e non solo per necessità in uno spazio pubblico di qualità, può essere efficacemente perseguito se assunto come obiettivo strategico nei diversi livelli della pianificazione comunale, da quello generale a quello attuativo. In tale ottica, nel Piano di governo del territorio (PGT) previsto dalla legge regionale della Lombardia n. 12 del 2005, la verifica delle scelte funzionali e della localizzazione dei servizi, anche in relazione al grado di accessibilità delle diverse aree del territorio, rappresenta un passaggio fondamentale . La normativa lombarda si è espressa a favore di un concetto di standard prestazionale. L’approccio proposto mira a superare valutazioni di natura unicamente dimensionale per focalizzarsi sulle caratteristiche di fruibilità dei servizi, pur rimanendo comunque basato su una corretta ricognizione delle dotazioni esistenti, attraverso una dettagliata mappatura e schedatura delle aree a standard e delle attività di interesse collettivo presenti sul territorio comunale . Il quadro delineato dal piano urbanistico generale diviene così strumento di indirizzo e verifica per la successiva fase di attuazione delle previsioni urbanistiche. In tal modo, le operazioni di rigenerazione urbana possono farsi occasione per inserire, nel tessuto urbano consolidato, nuovi servizi pubblici e di interesse collettivo, sulla base di un’attenta valutazione delle specifiche attrezzature di cui l’ambito risulti carente. Piani attuativi e progetti strategici offrono altresì l’opportunità di lavorare sul livello prestazionale dei servizi esistenti, migliorandone il livello di accessibilità in sicurezza. È in riferimento a queste considerazioni che il caso della città di Brescia viene portato a esempio. L’intento è di evidenziare come la riconfigurazione e la rigenerazione di sistemi di spazi pubblici e di attrezzature di interesse collettivo possano avvenire tramite sia l’intervento diretto delle amministrazioni locali, sia azioni sinergiche di soggetti pubblici e privati grazie alle risorse generate negli ambiti privati di trasformazione.File | Dimensione | Formato | |
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