Il capitolo restituisce la composita vicenda ideativa, sinora nota solo sommariamente, del teatro del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera (BS), struttura en plein air fortemente voluta da Gabriele d'Annunzio, che la denominò "Parlaggio", e progettata da Gian Carlo Maroni nel quadro della più generale definizione del Vittoriale. Il contributo, fondato sull'esame delle carte e dei disegni, in gran parte inediti, dell'Archivio Maroni, conservato nella Fondazione del Vittoriale degli Italiani, oltre che di altri fondi archivistici dannunziani presenti nella stessa Fondazione, approfondisce da una parte la speculazione di d’Annunzio sulla fisionomia ideale dell’edificio teatrale nel contesto delle trasformazioni che investirono il teatro nel secondo Ottocento - oscillante tra il teatro wagneriano, e in particolare quello di Bayreuth, e il recupero del tipo del teatro antico - e dall'altra la difficile gestazione del progetto di Maroni, teso a conciliare le esigenze sceniche ed espressive del Vate con la peculiarità del sito e del complesso, così come con le costanti ristrettezze economiche, che rallentarono l'avvio del cantiere e costrinsero a contrarre il progetto originario, ora datato con certezza entro il 1930.
Dal sogno dannunziano al progetto di Gian Carlo Maroni (1930)
Irene Giustina
2021-01-01
Abstract
Il capitolo restituisce la composita vicenda ideativa, sinora nota solo sommariamente, del teatro del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera (BS), struttura en plein air fortemente voluta da Gabriele d'Annunzio, che la denominò "Parlaggio", e progettata da Gian Carlo Maroni nel quadro della più generale definizione del Vittoriale. Il contributo, fondato sull'esame delle carte e dei disegni, in gran parte inediti, dell'Archivio Maroni, conservato nella Fondazione del Vittoriale degli Italiani, oltre che di altri fondi archivistici dannunziani presenti nella stessa Fondazione, approfondisce da una parte la speculazione di d’Annunzio sulla fisionomia ideale dell’edificio teatrale nel contesto delle trasformazioni che investirono il teatro nel secondo Ottocento - oscillante tra il teatro wagneriano, e in particolare quello di Bayreuth, e il recupero del tipo del teatro antico - e dall'altra la difficile gestazione del progetto di Maroni, teso a conciliare le esigenze sceniche ed espressive del Vate con la peculiarità del sito e del complesso, così come con le costanti ristrettezze economiche, che rallentarono l'avvio del cantiere e costrinsero a contrarre il progetto originario, ora datato con certezza entro il 1930.File | Dimensione | Formato | |
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