Pluralità (di poteri, status e corpora, fonti di diritto, giurisdizioni) e relatività (di soluzioni normative, assetti politico-istituzionali, rapporti di forza e reciproca definizione di spazi giuridici e d’identità fra soggetti, gruppi, ceti, comunità, universitates) nel tempo e nello spazio sono cifre distintive dell’Età moderna e della complessa e sfaccettata esperienza giuridica che la connota. Le vicende della Terraferma veneta, particolarmente entro il distretto bresciano, fra i secoli XVI e XVIII ne sono perfetto esempio. La sovrapposizione della dominazione veneziana ai precedenti assetti giuridici, politico-istituzionali e sociali enfatizza la complessità dei rapporti fra centri e periferie, stimolando l’originarsi e definirsi di nuovi ‘spazi giuridici’ che potremmo definire intermedi, connessi alla dimensione territoriale e al contempo astratti da essa. L’attenzione si concentra sul Territorio, ‘corpo territoriale’ che rappresenta interessi e comunità della campagna bresciana sin dal XV secolo. Ente ibrido che non trova collocazione precisa né nella tassonomie della scienza juris né entro le nuove teorie dello Stato, a metà strada fra modello corporativo medievale ed articolazione periferica dell’amministrazione statuale, il Territorio è espressione spontanea di un’ampia sezione del distretto e ne aggrega gli interessi, è interlocutore (de facto e poi formalizzato) di Venezia e della città di Brescia, e protagonista di un diritto multiforme, esposto a continui riassetti e contrattazioni, connotato da un carattere spiccatamente dinamico e impermanente. La materia del ‘buon governo’ diviene uno degli ambiti di intervento che maggiormente è oggetto e momento di coagulazione di tali dialettici processi di produzione del diritto locale. Una prima parte del volume si concentra su questi aspetti, muovendo dal perimetro più ampio dello Stato moderno, per giungere a quello più ‘locale’ delle comunità incluse del Territorio, con il loro tenace ius proprium. La seconda parte propone la versione tridimensionale e plastica di questa ricostruzione, sfruttando materiali e fonti di diritto prescelte nell’ampia messe riferibile ai secoli considerati, in relazione al contesto e ai soggetti analizzati: casi di studio che vividamente illuminano, chiarendone i nodi, l’intreccio dei temi affrontati.

Relativo e plurale. Dinamiche, processi e fonti di diritto in Terraferma veneta (secc. XVI-XVIII)

Elisabetta Fusar Poli
2020-01-01

Abstract

Pluralità (di poteri, status e corpora, fonti di diritto, giurisdizioni) e relatività (di soluzioni normative, assetti politico-istituzionali, rapporti di forza e reciproca definizione di spazi giuridici e d’identità fra soggetti, gruppi, ceti, comunità, universitates) nel tempo e nello spazio sono cifre distintive dell’Età moderna e della complessa e sfaccettata esperienza giuridica che la connota. Le vicende della Terraferma veneta, particolarmente entro il distretto bresciano, fra i secoli XVI e XVIII ne sono perfetto esempio. La sovrapposizione della dominazione veneziana ai precedenti assetti giuridici, politico-istituzionali e sociali enfatizza la complessità dei rapporti fra centri e periferie, stimolando l’originarsi e definirsi di nuovi ‘spazi giuridici’ che potremmo definire intermedi, connessi alla dimensione territoriale e al contempo astratti da essa. L’attenzione si concentra sul Territorio, ‘corpo territoriale’ che rappresenta interessi e comunità della campagna bresciana sin dal XV secolo. Ente ibrido che non trova collocazione precisa né nella tassonomie della scienza juris né entro le nuove teorie dello Stato, a metà strada fra modello corporativo medievale ed articolazione periferica dell’amministrazione statuale, il Territorio è espressione spontanea di un’ampia sezione del distretto e ne aggrega gli interessi, è interlocutore (de facto e poi formalizzato) di Venezia e della città di Brescia, e protagonista di un diritto multiforme, esposto a continui riassetti e contrattazioni, connotato da un carattere spiccatamente dinamico e impermanente. La materia del ‘buon governo’ diviene uno degli ambiti di intervento che maggiormente è oggetto e momento di coagulazione di tali dialettici processi di produzione del diritto locale. Una prima parte del volume si concentra su questi aspetti, muovendo dal perimetro più ampio dello Stato moderno, per giungere a quello più ‘locale’ delle comunità incluse del Territorio, con il loro tenace ius proprium. La seconda parte propone la versione tridimensionale e plastica di questa ricostruzione, sfruttando materiali e fonti di diritto prescelte nell’ampia messe riferibile ai secoli considerati, in relazione al contesto e ai soggetti analizzati: casi di studio che vividamente illuminano, chiarendone i nodi, l’intreccio dei temi affrontati.
2020
9788892135024
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