Il riuso di un edificio militare, testimone di avvenimenti tragici e di memorie collettive, richiede interventi innovativi e interdisciplinari. La conservazione di un bene culturale, specie nel caso in cui siano necessari interventi di riabilitazione strutturale e di bonifica ambientale, impone costi spesso insostenibili per i proprietari e gestori dell’edificio. Le Basi NATO della Guerra Fredda, site sul territorio italiano, che sono state dismesse da circa un decennio, sono spesso gestite da amministrazioni pubbliche che non possono coprire i costi di valorizzazione e riuso di questi edifici, prevalentemente in cemento armato. Nel migliore dei casi, come quello del bunker West Star ad Affi (VR), grande 13.000 metri quadrati, l’edificio è stato parzialmente bonificato e dotato di impianto di illuminazione per consentire occasionali visite guidate, ancora molto limitate sia nella durata che nel numero di utenti. Questo sofisticato patrimonio di strategie militari, basate su innovative tecniche costruttive, corredate da impianti meccanici, idraulici ed informatici estremamente avanzati, rispetto ai tempi in cui sono stati costruiti (1960 ca.), è condannato a condizioni di degrado progressivo, praticamente inevitabile. Se non saranno adottate nuove forme di valorizzazione sperimentale, che mettano in scena le sue enormi potenzialità, in termini di diffusione di una preziosa memoria storica, la perdita non riguarderà banalmente il bene materiale ma, in senso più ampio, interi decenni di valori culturali che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo. Il contributo descriverà alcune sperimentazioni progettuali in aree militari dismesse delle province di Brescia, Trento e Verona, illustrando le potenzialità di questi siti se collocati all’interno di una visione territoriale e paesaggistica di respiro più ampio, dove ogni base militare può diventare uno dei tasselli di un complesso sistema di relazioni storiche e culturali portatrici di preziose eredità, sia materiali che immateriali.

Ri-abitare le ex basi militari italiane. Sperimentazioni progettuali per il riuso di bunker e fortificazioni nelle province di Brescia Trento e Verona

Longo Olivia;
2019-01-01

Abstract

Il riuso di un edificio militare, testimone di avvenimenti tragici e di memorie collettive, richiede interventi innovativi e interdisciplinari. La conservazione di un bene culturale, specie nel caso in cui siano necessari interventi di riabilitazione strutturale e di bonifica ambientale, impone costi spesso insostenibili per i proprietari e gestori dell’edificio. Le Basi NATO della Guerra Fredda, site sul territorio italiano, che sono state dismesse da circa un decennio, sono spesso gestite da amministrazioni pubbliche che non possono coprire i costi di valorizzazione e riuso di questi edifici, prevalentemente in cemento armato. Nel migliore dei casi, come quello del bunker West Star ad Affi (VR), grande 13.000 metri quadrati, l’edificio è stato parzialmente bonificato e dotato di impianto di illuminazione per consentire occasionali visite guidate, ancora molto limitate sia nella durata che nel numero di utenti. Questo sofisticato patrimonio di strategie militari, basate su innovative tecniche costruttive, corredate da impianti meccanici, idraulici ed informatici estremamente avanzati, rispetto ai tempi in cui sono stati costruiti (1960 ca.), è condannato a condizioni di degrado progressivo, praticamente inevitabile. Se non saranno adottate nuove forme di valorizzazione sperimentale, che mettano in scena le sue enormi potenzialità, in termini di diffusione di una preziosa memoria storica, la perdita non riguarderà banalmente il bene materiale ma, in senso più ampio, interi decenni di valori culturali che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo. Il contributo descriverà alcune sperimentazioni progettuali in aree militari dismesse delle province di Brescia, Trento e Verona, illustrando le potenzialità di questi siti se collocati all’interno di una visione territoriale e paesaggistica di respiro più ampio, dove ogni base militare può diventare uno dei tasselli di un complesso sistema di relazioni storiche e culturali portatrici di preziose eredità, sia materiali che immateriali.
2019
978-88-909054-9-0
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