Il contributo vuole presentare l'esempio della città di Riva del Garda che vive un momento di trasformazione importante nella seconda metà dell'800 che traghetta la città tra la Riva tradizionale ottocentesca e la Riva moderna dell’arch. Gian Carlo Maroni: due età architettoniche e storiche diversissime. Dopo la cocente delusione dei moti del '48, si assiste ad una serie di trasformazioni urbane e architettoniche che, con cognizione di causa vengo accompagnate dall'attenta guida di Luigi Antonio Baruffaldi. Podestà di Riva dal 1851 al 1854 e dal 1861 al 1864, nonché storico, membro influente della Commissione d’Ornato cittadina e soprattutto per mezzo secolo Conservatore e successivamente socio corrispondente dell’i.r.Commissione Centrale per l’indagine e la conservazione dei Monumenti dell’Impero costituisce l'emblema di un'epoca di trasformazione ed innovazione della città, che mostra da un lato l'attenzione alla nascente “industria del forestiero”, ma dall'altro è consapevole del valore e significato socio-politico che il tessuto locale, con le proprie caratteristiche storico architettoniche, porta con se. Il riconosciuto valore politico dell'architettura storica (si pensi alle porte civiche) diventa emblema di identità locali, che trovano nelle attività di restauro realizzate, l'occasione per la esternazione di un malessere “identitario” ma nello stesso tempo la manifestazione della qualità e vivacità di una città turistica avamposto dell'Impero sul Garda. L'equilibrato connubio che Luigi Antonio Baruffaldi riesce a governare in modo magistrale, permette di non creare il distacco tra la città “dei turisti” e la città “ dei rivani”(come invece è capitato ad Arco): il nuovo piano regolatore del 1876, oltre la creazione di viali rettilinei verso la periferia, aveva previsto opere di risanamento del centro volte a ricreare una sorta di «colore locale» tanto ricercato dal turista. La città storica non rinunciò alla propria identità, perciò il programma di promozione turistica conservò saldi i principî della tradizione sociale e culturale originari: «sapeva offrire un ambiente culturalmente avanzato e consolidato al quale la ricca borghesia e la classe intellettuale mitteleuropea si accostano con il gusto della scoperta, pronte ad apprezzare ed in parte ad assimilare i valori culturali (anche ambientali) di una terra fondamentalmente, e anche orgogliosamente italiana». Ma del resto, il processo di «tedeschizzazione» era un rischio reale da correre per garantire la permanenza dell’«forestiero»: perciò, accanto ai recuperi di testimonianze storiche dislocate nel territorio urbano, nel 1892 si assistette alla creazione di un’apposita Società di abbellimento d’affiancare alla commissione d’ornato. Di fatti, le prime guide turistiche, nel lodare le qualità climatiche e ambientali della zona, non scordavano di parlare della storia della città, delle peculiarità che questa terra offriva, comuni alle altre zone del Garda italiano ed del commercio, ancora attivo con le terre di confine.

«La Riva del Garda voluta dall’«avvocato con la matita», promotore dei restauri, difensore dell’italianità ed attento all’industria del forestiero»

SCALA, BARBARA
2017-01-01

Abstract

Il contributo vuole presentare l'esempio della città di Riva del Garda che vive un momento di trasformazione importante nella seconda metà dell'800 che traghetta la città tra la Riva tradizionale ottocentesca e la Riva moderna dell’arch. Gian Carlo Maroni: due età architettoniche e storiche diversissime. Dopo la cocente delusione dei moti del '48, si assiste ad una serie di trasformazioni urbane e architettoniche che, con cognizione di causa vengo accompagnate dall'attenta guida di Luigi Antonio Baruffaldi. Podestà di Riva dal 1851 al 1854 e dal 1861 al 1864, nonché storico, membro influente della Commissione d’Ornato cittadina e soprattutto per mezzo secolo Conservatore e successivamente socio corrispondente dell’i.r.Commissione Centrale per l’indagine e la conservazione dei Monumenti dell’Impero costituisce l'emblema di un'epoca di trasformazione ed innovazione della città, che mostra da un lato l'attenzione alla nascente “industria del forestiero”, ma dall'altro è consapevole del valore e significato socio-politico che il tessuto locale, con le proprie caratteristiche storico architettoniche, porta con se. Il riconosciuto valore politico dell'architettura storica (si pensi alle porte civiche) diventa emblema di identità locali, che trovano nelle attività di restauro realizzate, l'occasione per la esternazione di un malessere “identitario” ma nello stesso tempo la manifestazione della qualità e vivacità di una città turistica avamposto dell'Impero sul Garda. L'equilibrato connubio che Luigi Antonio Baruffaldi riesce a governare in modo magistrale, permette di non creare il distacco tra la città “dei turisti” e la città “ dei rivani”(come invece è capitato ad Arco): il nuovo piano regolatore del 1876, oltre la creazione di viali rettilinei verso la periferia, aveva previsto opere di risanamento del centro volte a ricreare una sorta di «colore locale» tanto ricercato dal turista. La città storica non rinunciò alla propria identità, perciò il programma di promozione turistica conservò saldi i principî della tradizione sociale e culturale originari: «sapeva offrire un ambiente culturalmente avanzato e consolidato al quale la ricca borghesia e la classe intellettuale mitteleuropea si accostano con il gusto della scoperta, pronte ad apprezzare ed in parte ad assimilare i valori culturali (anche ambientali) di una terra fondamentalmente, e anche orgogliosamente italiana». Ma del resto, il processo di «tedeschizzazione» era un rischio reale da correre per garantire la permanenza dell’«forestiero»: perciò, accanto ai recuperi di testimonianze storiche dislocate nel territorio urbano, nel 1892 si assistette alla creazione di un’apposita Società di abbellimento d’affiancare alla commissione d’ornato. Di fatti, le prime guide turistiche, nel lodare le qualità climatiche e ambientali della zona, non scordavano di parlare della storia della città, delle peculiarità che questa terra offriva, comuni alle altre zone del Garda italiano ed del commercio, ancora attivo con le terre di confine.
2017
9788866860624
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/526473
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