La Corte costituzionale italiana ha recentemente ribadito il primato della lingua italiana che trova un limite nel nostro ordinamento solo in ragione della tutela di interessi e diritti di rango costituzionale. Per altro verso, il plurilinguismo promosso a livello internazionale non mette affatto in discussione l’importanza della lingua nazionale. Oltre che un valore in sé rappresentativo dell’identità e della cultura di un popolo, la lingua dunque è uno strumento atto a preservare e diffondere valori fondamentali quali il pluralismo, la diversità e, più esattamente, la biodiversità umana contrastando, in tal senso, gli effetti più negativi della globalizzazione. Talché, una perdita di una lingua si traduce, inevitabilmente, in un danno per l’intera biodiversità perché con essa si perdono le conoscenze, le tradizioni, i valori che l’umanità ha sviluppato con essa e rispetto ad essa. Come per la diversità biologica, anche per la diversità linguistica deve parlarsi pertanto di uno “sviluppo sostenibile” da realizzarsi attraverso forme di globalizzazione (ovvero di evoluzione, crescita, avanzamento, cooperazione, integrazione, ecc.) di carattere sociale, economico, politico, istituzionale, ecc. che risultino compatibili con la loro salvaguardia, all’insegna della democrazia, del rispetto e dell’eguaglianza dei popoli. L’indagine in oggetto rileva, tuttavia, che l’azione dello Stato italiano in tema di internazionalizzazione degli atenei universitari non segue questo tracciato bensì ricalca forme di globalizzazione rigide e omologanti che non sembrano affatto conciliarsi con quella “sostenibilità” tanto auspicata a livello sia nazionale che internazionale.

Primato della lingua italiana e pluralismo linguistico. Primi esiti di una recente giurisprudenza costituzionale

Loredana Mura
2019-01-01

Abstract

La Corte costituzionale italiana ha recentemente ribadito il primato della lingua italiana che trova un limite nel nostro ordinamento solo in ragione della tutela di interessi e diritti di rango costituzionale. Per altro verso, il plurilinguismo promosso a livello internazionale non mette affatto in discussione l’importanza della lingua nazionale. Oltre che un valore in sé rappresentativo dell’identità e della cultura di un popolo, la lingua dunque è uno strumento atto a preservare e diffondere valori fondamentali quali il pluralismo, la diversità e, più esattamente, la biodiversità umana contrastando, in tal senso, gli effetti più negativi della globalizzazione. Talché, una perdita di una lingua si traduce, inevitabilmente, in un danno per l’intera biodiversità perché con essa si perdono le conoscenze, le tradizioni, i valori che l’umanità ha sviluppato con essa e rispetto ad essa. Come per la diversità biologica, anche per la diversità linguistica deve parlarsi pertanto di uno “sviluppo sostenibile” da realizzarsi attraverso forme di globalizzazione (ovvero di evoluzione, crescita, avanzamento, cooperazione, integrazione, ecc.) di carattere sociale, economico, politico, istituzionale, ecc. che risultino compatibili con la loro salvaguardia, all’insegna della democrazia, del rispetto e dell’eguaglianza dei popoli. L’indagine in oggetto rileva, tuttavia, che l’azione dello Stato italiano in tema di internazionalizzazione degli atenei universitari non segue questo tracciato bensì ricalca forme di globalizzazione rigide e omologanti che non sembrano affatto conciliarsi con quella “sostenibilità” tanto auspicata a livello sia nazionale che internazionale.
2019
9788409084715
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