Il paper propone un’indagine empirica volta a riscontrare fenomeni di polarizzazione delle professioni e delle retribuzioni indotta dalla diffusione delle tecnologie digitali nel mercato del lavoro italiano. A differenza della maggior parte delle analisi in letteratura il contenuto cognitivo delle mansioni non è valutato contrapponendo in modo ortogonale i concetti di compiti manuali e compiti astratti, bensì calcolando per ciascuna posizione lavorativa un indice che misura la frequenza dei compiti analitici e relazionali. Inoltre, l’intensità dei compiti astratti e il grado di formalizzazione della mansione non sono desunti da manuali di classificazione delle professioni, ma sono misurati attraverso le risposte date dagli intervistati in indagini sul campo. Le analisi statistiche presentate nell’articolo non supportano l’ipotesi di una significativa redistribuzione dell’occupazione a favore delle mansioni meno ripetitive. Tra il 2003 e il 2007 emergono tuttavia segnali di polarizzazione delle retribuzioni a favore delle mansioni con maggiore intensità di compiti analitici e decisionali e delle mansioni non ripetitive. Nel secondo periodo osservato l’impiego di ICT modera significativamente e positivamente il ritorno retributivo associato all’intensità dei compiti cognitivi. Inoltre, la presenza di una rappresentanza sindacale nel luogo di lavoro diventa un fattore decisivo per valorizzare anche a livello retributivo le competenze ICT degli addetti.

Tecnologie digitali e polarizzazione del lavoro in Italia

Francesca Sgobbi
2018-01-01

Abstract

Il paper propone un’indagine empirica volta a riscontrare fenomeni di polarizzazione delle professioni e delle retribuzioni indotta dalla diffusione delle tecnologie digitali nel mercato del lavoro italiano. A differenza della maggior parte delle analisi in letteratura il contenuto cognitivo delle mansioni non è valutato contrapponendo in modo ortogonale i concetti di compiti manuali e compiti astratti, bensì calcolando per ciascuna posizione lavorativa un indice che misura la frequenza dei compiti analitici e relazionali. Inoltre, l’intensità dei compiti astratti e il grado di formalizzazione della mansione non sono desunti da manuali di classificazione delle professioni, ma sono misurati attraverso le risposte date dagli intervistati in indagini sul campo. Le analisi statistiche presentate nell’articolo non supportano l’ipotesi di una significativa redistribuzione dell’occupazione a favore delle mansioni meno ripetitive. Tra il 2003 e il 2007 emergono tuttavia segnali di polarizzazione delle retribuzioni a favore delle mansioni con maggiore intensità di compiti analitici e decisionali e delle mansioni non ripetitive. Nel secondo periodo osservato l’impiego di ICT modera significativamente e positivamente il ritorno retributivo associato all’intensità dei compiti cognitivi. Inoltre, la presenza di una rappresentanza sindacale nel luogo di lavoro diventa un fattore decisivo per valorizzare anche a livello retributivo le competenze ICT degli addetti.
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