Seguendo percorsi argomentativi di stretto rigore logico, le pubblicazioni del prof. Onida prese in esame ci conducono per mano verso «verità… di per sé stesse evidenti». Non declinano certo per un uso artificioso dello strumento interpretativo, mirano bensì - e senza posa - a mettere in guardia contro facili strumentalizzazioni e distorsioni di regole ed istituzioni. Esse, declinano, pertanto, verso una ricostruzione sistematica, volta a rendere l’inveramento della forma di Stato e di governo il più possibile coerente e funzionale con i valori che hanno ispirato la nostra Carta costituzionale ed il costituzionalismo contemporaneo. Sulla base di questa premessa, abbiamo inteso isolare due “classiche” clausole di flessibilità trattate in alcuni scritti del prof. Onida, per sottoporre a verifica in che termini hanno (o meno) consentito sia l’inveramento di fondamentali valori costituzionali che l’elastico adeguamento a sviluppi normativi e di prassi diverse. Nello specifico, l’analisi si è focalizzata, da un lato, sulla clausola contenuta nell’articolo 3, c. 2, Cost. (che abbiamo inteso chiamare “clausola evolutiva interna”); dall’altro lato, su quella contenuta negli articoli 10-11, Cost. (che abbiamo definito come “clausola evolutiva esterna”). Entrambe sono connesse dalla fondamentale impostazione “personalista” della nostra Carta costituzionale che riconosce valore assoluto e prioritario alla persona umana in quanto tale. Affinché questa impostazione valoriale e di principio possa trovare effettiva realizzazione, il superamento di “particolarismi” e della scettica “chiusura” nazionale si impongono. Ma, come denunciato dal prof. Onida nel corso di differenti scritti, è proprio questo salto di qualità politica che fa difetto ai giorni nostri: quello di una visione d’insieme e di lungo termine, non supina a meri interessi particolari ed elettorali. L’impostazione che emerge dagli scritti presi in esame è, in definitiva, quella di un Maestro che si impegna assiduamente – a fronte di uno scenario di abusi e distorsioni – a riorientare la “degenerazione” in atto al fine precipuo di restituire sostanza e, pertanto, “utilità sociale”, al testo costituzionale, evitando che la grandiosità del disegno evolutivo (interno ed esterno) ivi impresso ceda il passo alle quotidianità “dell’affare politico”. Un testo costituzionale che possa così tornare a svolgere appieno il proprio «ruolo eminentemente pratico» attraverso la sanzione della «verità incontestabile ed evidente» in esso racchiusa secondo cui «tutti gli uomini sono stati creati uguali». Il che equivale a dire che la “forma” deve farsi “sostanza”, nel rispetto di valori fondamentali, senza subire la distorsione dell’interesse politico prevalente in un determinato momento di evoluzione storica del sistema.

Quanto la forma diventa sostanza

N. Maccabiani
2019-01-01

Abstract

Seguendo percorsi argomentativi di stretto rigore logico, le pubblicazioni del prof. Onida prese in esame ci conducono per mano verso «verità… di per sé stesse evidenti». Non declinano certo per un uso artificioso dello strumento interpretativo, mirano bensì - e senza posa - a mettere in guardia contro facili strumentalizzazioni e distorsioni di regole ed istituzioni. Esse, declinano, pertanto, verso una ricostruzione sistematica, volta a rendere l’inveramento della forma di Stato e di governo il più possibile coerente e funzionale con i valori che hanno ispirato la nostra Carta costituzionale ed il costituzionalismo contemporaneo. Sulla base di questa premessa, abbiamo inteso isolare due “classiche” clausole di flessibilità trattate in alcuni scritti del prof. Onida, per sottoporre a verifica in che termini hanno (o meno) consentito sia l’inveramento di fondamentali valori costituzionali che l’elastico adeguamento a sviluppi normativi e di prassi diverse. Nello specifico, l’analisi si è focalizzata, da un lato, sulla clausola contenuta nell’articolo 3, c. 2, Cost. (che abbiamo inteso chiamare “clausola evolutiva interna”); dall’altro lato, su quella contenuta negli articoli 10-11, Cost. (che abbiamo definito come “clausola evolutiva esterna”). Entrambe sono connesse dalla fondamentale impostazione “personalista” della nostra Carta costituzionale che riconosce valore assoluto e prioritario alla persona umana in quanto tale. Affinché questa impostazione valoriale e di principio possa trovare effettiva realizzazione, il superamento di “particolarismi” e della scettica “chiusura” nazionale si impongono. Ma, come denunciato dal prof. Onida nel corso di differenti scritti, è proprio questo salto di qualità politica che fa difetto ai giorni nostri: quello di una visione d’insieme e di lungo termine, non supina a meri interessi particolari ed elettorali. L’impostazione che emerge dagli scritti presi in esame è, in definitiva, quella di un Maestro che si impegna assiduamente – a fronte di uno scenario di abusi e distorsioni – a riorientare la “degenerazione” in atto al fine precipuo di restituire sostanza e, pertanto, “utilità sociale”, al testo costituzionale, evitando che la grandiosità del disegno evolutivo (interno ed esterno) ivi impresso ceda il passo alle quotidianità “dell’affare politico”. Un testo costituzionale che possa così tornare a svolgere appieno il proprio «ruolo eminentemente pratico» attraverso la sanzione della «verità incontestabile ed evidente» in esso racchiusa secondo cui «tutti gli uomini sono stati creati uguali». Il che equivale a dire che la “forma” deve farsi “sostanza”, nel rispetto di valori fondamentali, senza subire la distorsione dell’interesse politico prevalente in un determinato momento di evoluzione storica del sistema.
2019
9788866118152
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/516739
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