Osservata dal punto di vista più consueto, e a lungo adottato senza molte variazioni, la storia dello sviluppo tecnologico nell’Italia dell’Ottocento è soltanto una rincorsa continua e sempre affannata. Un lungo elenco di mancanze, di “non ancora”, di “in misura molto minore” rispetto alle nazioni guida, l’Inghilterra prima, gli Stati Uniti e la Germania poi, e anche nel confronto con gli altri paesi inseguitori. Solo uscendo da una prospettiva che richiede di domandarsi continuamente e a ogni passaggio “quanto siamo arretrati?” può emergere un’altra storia. Non più quella dei ritardi nel riconoscere le innovazioni migliori e nell’adottare le tecniche più promettenti, ma una storia di scelte altrettanto razionali, se calate nel loro contesto proprio, adeguate a una struttura produttiva e a una popolazione disseminata nelle campagne e nelle “cento città” di Carlo Cattaneo, a una certa configurazione delle risorse energetiche e della disponibilità di materie prime. Insomma alla storia di un paese che non somigliava per niente all’Inghilterra della fine del Settecento, e neanche al Belgio, alla Francia, e nemmeno alla valle del Reno.
Le trasformazioni tecnologiche e la ricezione delle innovazioni estere
Sergio ONger
2018-01-01
Abstract
Osservata dal punto di vista più consueto, e a lungo adottato senza molte variazioni, la storia dello sviluppo tecnologico nell’Italia dell’Ottocento è soltanto una rincorsa continua e sempre affannata. Un lungo elenco di mancanze, di “non ancora”, di “in misura molto minore” rispetto alle nazioni guida, l’Inghilterra prima, gli Stati Uniti e la Germania poi, e anche nel confronto con gli altri paesi inseguitori. Solo uscendo da una prospettiva che richiede di domandarsi continuamente e a ogni passaggio “quanto siamo arretrati?” può emergere un’altra storia. Non più quella dei ritardi nel riconoscere le innovazioni migliori e nell’adottare le tecniche più promettenti, ma una storia di scelte altrettanto razionali, se calate nel loro contesto proprio, adeguate a una struttura produttiva e a una popolazione disseminata nelle campagne e nelle “cento città” di Carlo Cattaneo, a una certa configurazione delle risorse energetiche e della disponibilità di materie prime. Insomma alla storia di un paese che non somigliava per niente all’Inghilterra della fine del Settecento, e neanche al Belgio, alla Francia, e nemmeno alla valle del Reno.File | Dimensione | Formato | |
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