L’Early Childhood Intervention-ECI, relativo all’Early Childhood Development (ECD), sviluppo precoce del bambino, fonda i suoi presupposti sulle scoperte neuro scientifiche relative alla plasticità cerebrale e al principio evolutivo che stimolazioni ambientali precoci condizionino le proliferazioni e le connessioni sinaptiche e l’espansione delle reti neurali, costituendo la base della funzionalità cerebrale e quindi anche della stessa capacità di apprendere (Shonkoff, Meisels, 2000). La precocissima comparsa di competenze nei primi mesi e anni di vita del bambino e il ruolo determinante delle interazioni precoci nell’apprendimento hanno portato agli attuali sviluppi delle ECI con prospettive di interessanti futuri progressi connessi soprattutto agli effetti a lungo termine di tali interventi, che la ricerca empirica sta dimostrando; tematica che si fa complessa rispetto alle prospettive di un ritorno economico e sociale soprattutto per gli investimenti auspicabili dalla sanità pubblica nelle prime epoche della vita (Shonkoff, Phillips, 2000).I programmi di prevenzione ECI in Psicologia Clinica Perinatale con bambini nati a termine e pretermine, prevedono percorsi psicoeducativi che implichino esperienze relazionali-plurisensoriali: a) tattili, manipolatorie del corpo del bimbo (Onozawa et al., 2001), effettuati attraverso skin-to skin (cap. 14 e appendice) e infant massage (cfr. cap. 15 e appendice) dai genitori: in ambito italiano vengono promossi attraverso corsi e progetti organizzati nei servizi e consultori territoriali con progetti in genere condotti a piccoli gruppi con incontri periodici; b) acustiche con la voce materna (racconti di storie e letture fatte dai genitori, secondo programmi di intervento internazionali nel periodo 0-3 anni (Needlman, Silverstein, 2004; Brazelton, Sparrow, 2006) 139 identificati come: Booktrust (“Nati per Leggere” britannico) e Reach Out and Read (“Nati per Leggere” americano)5: in letteratura sono riportate esperienze che hanno coinvolto positivamente bambini appartenenti alle comunità internazionali (Diener et al., 2012); la tradizione psicopedagogica ed educativa pluridecennale italiana opera attraverso programmi simili (Progetto Nati per Leggere), che possono essere modulati a seconda del contesto, dell’età dei soggetti e dei gruppi di partecipanti (madri con neonati; genitori/nonni, altri caregiver di riferimento) in consultori, attraverso associazioni genitoriali, cooperative psicopedagogiche; c) musicali con percorsi di sollecitazione delle capacità percettive acustiche, attive già nel periodo prenatale. In Psicologia Clinica Perinatale si possono proporre programmi preventivi e riabilitativi con sollecitazioni musicali secondo un approccio psicopedagogico in cui l’uso delle modalità non verbali musicali, ritmiche possono diventare canale privilegiato nella comunicazione genitore-bambino, con ricadute ed effetti positivi anche sullo sviluppo psicomotorio; a livello prenatale le sollecitazioni attraverso modalità di canto materno, quale canale di relazione con il bambino, supportato da stimolazioni tattili, skin to skin o di infant massage possono fornire contemporaneamente più input per l’organizzazione del sistema nervoso fetale, attivando risposte comunicativo-relazionali-motorie, evidenti negli ultimi mesi della gestazione.Le sollecitazioni esperienziali relazionali genitore-bambino vengono promosse in contesti di osservazione clinica perinatale attraverso interventi psicoeducativi di prevenzione ECI individuali o in piccolo gruppo (cap. 14 e appendice; cap. 15 e appendice), attachment-based mother-infantfather intervention, per la formazione di un legame di attaccamento sicuro (Crittenden, 2008) orientati a: a) promuovere la sensibilità e responsività genitoriale (Ainsworth, 1979; Crittenden, 1979-2004; Crittenden Bonvillian, 1984); b) favorire processi di regolazione affettiva (Schore, 1994, 2003; Tronik, 2008); c) potenziare la funzione riflessiva genitoriale, l’insightfulness: gli assunti teorici sono riferiti allo sviluppo nei genitori della funzione riflessiva genitoriale, nella relazione genitore bambino secondo i modelli della Slade “Parents First “e “Minding the baby” (Slade, 2010a,b) e della Insightfulness (Oppenheim, Koren-Karie, 2013). Gli interventi psicoterapeutici di Consultazione Partecipata (CP) madre-bambino-padre ad orientamento psicoanalitico (Vallino, 2004) possono essere attivati a integrazione degli interventi psicoeducativi con i genitori.
Cena Loredana. Early Intervention per la salute mentale infantile
Cena L.
Writing – Review & Editing
2018-01-01
Abstract
L’Early Childhood Intervention-ECI, relativo all’Early Childhood Development (ECD), sviluppo precoce del bambino, fonda i suoi presupposti sulle scoperte neuro scientifiche relative alla plasticità cerebrale e al principio evolutivo che stimolazioni ambientali precoci condizionino le proliferazioni e le connessioni sinaptiche e l’espansione delle reti neurali, costituendo la base della funzionalità cerebrale e quindi anche della stessa capacità di apprendere (Shonkoff, Meisels, 2000). La precocissima comparsa di competenze nei primi mesi e anni di vita del bambino e il ruolo determinante delle interazioni precoci nell’apprendimento hanno portato agli attuali sviluppi delle ECI con prospettive di interessanti futuri progressi connessi soprattutto agli effetti a lungo termine di tali interventi, che la ricerca empirica sta dimostrando; tematica che si fa complessa rispetto alle prospettive di un ritorno economico e sociale soprattutto per gli investimenti auspicabili dalla sanità pubblica nelle prime epoche della vita (Shonkoff, Phillips, 2000).I programmi di prevenzione ECI in Psicologia Clinica Perinatale con bambini nati a termine e pretermine, prevedono percorsi psicoeducativi che implichino esperienze relazionali-plurisensoriali: a) tattili, manipolatorie del corpo del bimbo (Onozawa et al., 2001), effettuati attraverso skin-to skin (cap. 14 e appendice) e infant massage (cfr. cap. 15 e appendice) dai genitori: in ambito italiano vengono promossi attraverso corsi e progetti organizzati nei servizi e consultori territoriali con progetti in genere condotti a piccoli gruppi con incontri periodici; b) acustiche con la voce materna (racconti di storie e letture fatte dai genitori, secondo programmi di intervento internazionali nel periodo 0-3 anni (Needlman, Silverstein, 2004; Brazelton, Sparrow, 2006) 139 identificati come: Booktrust (“Nati per Leggere” britannico) e Reach Out and Read (“Nati per Leggere” americano)5: in letteratura sono riportate esperienze che hanno coinvolto positivamente bambini appartenenti alle comunità internazionali (Diener et al., 2012); la tradizione psicopedagogica ed educativa pluridecennale italiana opera attraverso programmi simili (Progetto Nati per Leggere), che possono essere modulati a seconda del contesto, dell’età dei soggetti e dei gruppi di partecipanti (madri con neonati; genitori/nonni, altri caregiver di riferimento) in consultori, attraverso associazioni genitoriali, cooperative psicopedagogiche; c) musicali con percorsi di sollecitazione delle capacità percettive acustiche, attive già nel periodo prenatale. In Psicologia Clinica Perinatale si possono proporre programmi preventivi e riabilitativi con sollecitazioni musicali secondo un approccio psicopedagogico in cui l’uso delle modalità non verbali musicali, ritmiche possono diventare canale privilegiato nella comunicazione genitore-bambino, con ricadute ed effetti positivi anche sullo sviluppo psicomotorio; a livello prenatale le sollecitazioni attraverso modalità di canto materno, quale canale di relazione con il bambino, supportato da stimolazioni tattili, skin to skin o di infant massage possono fornire contemporaneamente più input per l’organizzazione del sistema nervoso fetale, attivando risposte comunicativo-relazionali-motorie, evidenti negli ultimi mesi della gestazione.Le sollecitazioni esperienziali relazionali genitore-bambino vengono promosse in contesti di osservazione clinica perinatale attraverso interventi psicoeducativi di prevenzione ECI individuali o in piccolo gruppo (cap. 14 e appendice; cap. 15 e appendice), attachment-based mother-infantfather intervention, per la formazione di un legame di attaccamento sicuro (Crittenden, 2008) orientati a: a) promuovere la sensibilità e responsività genitoriale (Ainsworth, 1979; Crittenden, 1979-2004; Crittenden Bonvillian, 1984); b) favorire processi di regolazione affettiva (Schore, 1994, 2003; Tronik, 2008); c) potenziare la funzione riflessiva genitoriale, l’insightfulness: gli assunti teorici sono riferiti allo sviluppo nei genitori della funzione riflessiva genitoriale, nella relazione genitore bambino secondo i modelli della Slade “Parents First “e “Minding the baby” (Slade, 2010a,b) e della Insightfulness (Oppenheim, Koren-Karie, 2013). Gli interventi psicoterapeutici di Consultazione Partecipata (CP) madre-bambino-padre ad orientamento psicoanalitico (Vallino, 2004) possono essere attivati a integrazione degli interventi psicoeducativi con i genitori.File | Dimensione | Formato | |
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