Negli ultimi decenni del XX secolo, nel campo archeologico nascono nuovi studi che riguardano i reperti e le tracce dei conflitti bellici, un fenomeno che si inserisce all’interno di un più vasto movimento comprendente la disciplina archeologica nel suo complesso. Nell’ambito dell’archeologia dei conflitti, il processo progettuale deve saper integrare il significato della forma architettonica col valore storico documentale. Si tratta di un itinerario interdisciplinare, trasversale agli ambiti della città e del paesaggio, della conservazione, della sostenibilità e della costruzione. L’interesse e la descrizione di luoghi di conflitto si concentra, in genere, sugli oggetti architettonici o sui ruderi sopravvissuti, ignorando il contesto in cui questi si trovano. La questione della tutela e della trasmissione delle memorie e dei reperti militari può seguire due linee principali di attività: l’istituzione di un museo della memoria convenzionale, che possa raccoglierle e raccontarle in modo puntuale, e la creazione di un sistema di reti territoriali in grado di ampliare la lettura storica a un livello percettivo e paesaggistico più ampio. Mentre queste due attività sono strettamente legate ai fondi disponibili e alle relative analisi di mercato, rimangono di ulteriore complessità e di difficile realizzazione: l’avanzamento della ricerca finalizzata al censimento e alla classificazione di quanto ancora non è stato scoperto, e le modalità di trasmissione delle conoscenze e delle metodologie acquisite. L’intervento progettuale, che si confronta con le archeologie di conflitto, richiede una ricerca capace di orientare la trasformazione verso l’inclusione di tutte le identità e memorie presenti, attingendo dalla storia dei luoghi, dal loro spirito guardiano, e dagli stessi resti, analizzati e riusati nelle loro condizioni fisiche, accettandone i limiti strutturali ed economici, in relazione anche al momento storico attuale. Riegl (1903) ci ricorda che «Il nucleo di ogni concezione storica moderna è appunto l’idea dello sviluppo [...] qualunque attività e ciascun destino umano, di cui ci sia pervenuta testimonianza o notizia, senza eccezione può rivendicare un valore storico.»

Il macro-monumento Stino. Una architettura basamento per la conoscenza della Grande Guerra

Longo O.
Writing – Original Draft Preparation
2018-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni del XX secolo, nel campo archeologico nascono nuovi studi che riguardano i reperti e le tracce dei conflitti bellici, un fenomeno che si inserisce all’interno di un più vasto movimento comprendente la disciplina archeologica nel suo complesso. Nell’ambito dell’archeologia dei conflitti, il processo progettuale deve saper integrare il significato della forma architettonica col valore storico documentale. Si tratta di un itinerario interdisciplinare, trasversale agli ambiti della città e del paesaggio, della conservazione, della sostenibilità e della costruzione. L’interesse e la descrizione di luoghi di conflitto si concentra, in genere, sugli oggetti architettonici o sui ruderi sopravvissuti, ignorando il contesto in cui questi si trovano. La questione della tutela e della trasmissione delle memorie e dei reperti militari può seguire due linee principali di attività: l’istituzione di un museo della memoria convenzionale, che possa raccoglierle e raccontarle in modo puntuale, e la creazione di un sistema di reti territoriali in grado di ampliare la lettura storica a un livello percettivo e paesaggistico più ampio. Mentre queste due attività sono strettamente legate ai fondi disponibili e alle relative analisi di mercato, rimangono di ulteriore complessità e di difficile realizzazione: l’avanzamento della ricerca finalizzata al censimento e alla classificazione di quanto ancora non è stato scoperto, e le modalità di trasmissione delle conoscenze e delle metodologie acquisite. L’intervento progettuale, che si confronta con le archeologie di conflitto, richiede una ricerca capace di orientare la trasformazione verso l’inclusione di tutte le identità e memorie presenti, attingendo dalla storia dei luoghi, dal loro spirito guardiano, e dagli stessi resti, analizzati e riusati nelle loro condizioni fisiche, accettandone i limiti strutturali ed economici, in relazione anche al momento storico attuale. Riegl (1903) ci ricorda che «Il nucleo di ogni concezione storica moderna è appunto l’idea dello sviluppo [...] qualunque attività e ciascun destino umano, di cui ci sia pervenuta testimonianza o notizia, senza eccezione può rivendicare un valore storico.»
2018
9788899854560
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