Il contributo propone un’indagine empirica volta a riscontrare fenomeni di polarizzazione delle professioni e delle retribuzioni indotta dalla diffusione delle ICT nel mercato del lavoro italiano. L’indagine presenta elementi di originalità perché l’intensità delle competenze astratte e il grado di formalizzazione dei compiti non sono desunti da manuali di classificazione delle professioni, come tipicamente avviene nelle analisi presenti in letteratura, ma sono misurati attraverso le risposte date dagli intervistati in indagini sul campo. L’analisi tiene quindi conto delle specifiche caratteristiche di ogni posizione lavorativa anche a parità di professione. Inoltre il grado di complessità dei compiti e il grado di routinizzazione della mansione sono messi esplicitamente in relazione con l’utilizzo delle tecnologie digitali sul posto di lavoro. L’evoluzione dell’occupazione in funzione del grado di standardizzazione della mansione e dell’intensità delle competenze astratte non evidenzia una polarizzazione a favore delle professioni non routinarie, ma piuttosto un modesto incremento nel peso relativo delle professioni routinarie caratterizzate da competenze cognitive più elevate. Tale risultato, che contrasta con una delle principali predizioni della job polarisation, potrebbe risentire degli interventi di detassazione del costo del lavoro messi in atto negli anni più recenti per favorire la ripresa dell’occupazione a seguito della crisi economica. Tali interventi potrebbero infatti avere alterato la convenienza relativa degli investimenti in ICT a favore dell’impiego di risorse umane. Il confronto fra la situazione del 2004 e del 2015 evidenzia comunque segnali di polarizzazione delle retribuzioni a favore da un lato delle professioni non routinarie, dall’altro degli addetti dotati di maggiori competenze astratte. Nel 2015, inoltre, le ICT diventano un moderatore significativo e positivo della relazione fra competenze astratte e retribuzione.

La polarizzazione del lavoro nell’era digitale: un’analisi empirica del caso italiano

F. Sgobbi
2018-01-01

Abstract

Il contributo propone un’indagine empirica volta a riscontrare fenomeni di polarizzazione delle professioni e delle retribuzioni indotta dalla diffusione delle ICT nel mercato del lavoro italiano. L’indagine presenta elementi di originalità perché l’intensità delle competenze astratte e il grado di formalizzazione dei compiti non sono desunti da manuali di classificazione delle professioni, come tipicamente avviene nelle analisi presenti in letteratura, ma sono misurati attraverso le risposte date dagli intervistati in indagini sul campo. L’analisi tiene quindi conto delle specifiche caratteristiche di ogni posizione lavorativa anche a parità di professione. Inoltre il grado di complessità dei compiti e il grado di routinizzazione della mansione sono messi esplicitamente in relazione con l’utilizzo delle tecnologie digitali sul posto di lavoro. L’evoluzione dell’occupazione in funzione del grado di standardizzazione della mansione e dell’intensità delle competenze astratte non evidenzia una polarizzazione a favore delle professioni non routinarie, ma piuttosto un modesto incremento nel peso relativo delle professioni routinarie caratterizzate da competenze cognitive più elevate. Tale risultato, che contrasta con una delle principali predizioni della job polarisation, potrebbe risentire degli interventi di detassazione del costo del lavoro messi in atto negli anni più recenti per favorire la ripresa dell’occupazione a seguito della crisi economica. Tali interventi potrebbero infatti avere alterato la convenienza relativa degli investimenti in ICT a favore dell’impiego di risorse umane. Il confronto fra la situazione del 2004 e del 2015 evidenzia comunque segnali di polarizzazione delle retribuzioni a favore da un lato delle professioni non routinarie, dall’altro degli addetti dotati di maggiori competenze astratte. Nel 2015, inoltre, le ICT diventano un moderatore significativo e positivo della relazione fra competenze astratte e retribuzione.
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