Nelle aree della Grande guerra, l’eredità culturale trova un accumulo di valori eccezionalmente densi di significati umani ed emozionali, tali da far sembrare vano, se non superfluo, ogni genere di intervento architettonico e paesaggistico. Basti pensare al caso particolare della Guerra bianca ed al recente rinvenimento di reperti affioranti in seguito alla riduzione delle masse glaciali. Questo tipo di memoria collettiva è strettamente legata alla specificità di una guerra che fu di massa, infatti, fino all’Ottocento la sfera politica è ancora tutta compresa in una dimensione elitaria, mentre nel Novecento avviene il cambiamento radicale che ha caratterizzato il corso di un secolo. La Grande guerra fu innovativa sotto tanti punti di vista, primo fra tutti il suo approccio da moderna guerra psicologica, mirato allo sfinimento morale dell’avversario, che veniva attuato proprio attraverso la propaganda. Una guerra davvero “Grande” anche in virtù delle sue capacità innovative e creative, come le produzioni artistiche dei pittori-soldato in trincea, insostituibili narratori efficaci delle coscienze di chi la guerra l’ha vissuta in prima persona. La Grande guerra «è stata anche una guerra “produttiva”. Nel senso che ha comportato la costruzione di grandi opere edilizie (forti, caserme, ospedali militari, trinceramenti, fortificazioni in roccia, ecc.), soprattutto ha disegnato una fitta rete d’infrastrutturazione militare del territorio (strade, ponti, gallerie, sentieri, ferrovie, ecc.) che in pratica ha segnato il percorso che segue le linee di sbarramento, e persino ha mutato il tessuto edilizio e sociale di molte cittadine nelle retrovie, dove avveniva la preparazione delle truppe da inviare al fronte.» La conservazione dell’esistente, inteso quale insieme territoriale e paesaggistico, può essere affrontato attraverso la selezione di nuove funzioni economiche e culturali che ne assicurino la sopravvivenza, favorendo così l’azione di tutela. Nel progetto di valorizzazione delle aree del fronte della Grande Guerra, possiamo fondare ogni ipotesi di intervento su due figure che contraddistinguono il paesaggio dell’Archeologia della Guerra: la natura dei luoghi, che preesisteva alle azioni belliche, e la storia che l’ha trasformata costellandola di segni in continua mutazione.

L’arte della Grande guerra. Ipotesi di valorizzazione delle aree del fronte.

Olivia Longo
2017-01-01

Abstract

Nelle aree della Grande guerra, l’eredità culturale trova un accumulo di valori eccezionalmente densi di significati umani ed emozionali, tali da far sembrare vano, se non superfluo, ogni genere di intervento architettonico e paesaggistico. Basti pensare al caso particolare della Guerra bianca ed al recente rinvenimento di reperti affioranti in seguito alla riduzione delle masse glaciali. Questo tipo di memoria collettiva è strettamente legata alla specificità di una guerra che fu di massa, infatti, fino all’Ottocento la sfera politica è ancora tutta compresa in una dimensione elitaria, mentre nel Novecento avviene il cambiamento radicale che ha caratterizzato il corso di un secolo. La Grande guerra fu innovativa sotto tanti punti di vista, primo fra tutti il suo approccio da moderna guerra psicologica, mirato allo sfinimento morale dell’avversario, che veniva attuato proprio attraverso la propaganda. Una guerra davvero “Grande” anche in virtù delle sue capacità innovative e creative, come le produzioni artistiche dei pittori-soldato in trincea, insostituibili narratori efficaci delle coscienze di chi la guerra l’ha vissuta in prima persona. La Grande guerra «è stata anche una guerra “produttiva”. Nel senso che ha comportato la costruzione di grandi opere edilizie (forti, caserme, ospedali militari, trinceramenti, fortificazioni in roccia, ecc.), soprattutto ha disegnato una fitta rete d’infrastrutturazione militare del territorio (strade, ponti, gallerie, sentieri, ferrovie, ecc.) che in pratica ha segnato il percorso che segue le linee di sbarramento, e persino ha mutato il tessuto edilizio e sociale di molte cittadine nelle retrovie, dove avveniva la preparazione delle truppe da inviare al fronte.» La conservazione dell’esistente, inteso quale insieme territoriale e paesaggistico, può essere affrontato attraverso la selezione di nuove funzioni economiche e culturali che ne assicurino la sopravvivenza, favorendo così l’azione di tutela. Nel progetto di valorizzazione delle aree del fronte della Grande Guerra, possiamo fondare ogni ipotesi di intervento su due figure che contraddistinguono il paesaggio dell’Archeologia della Guerra: la natura dei luoghi, che preesisteva alle azioni belliche, e la storia che l’ha trasformata costellandola di segni in continua mutazione.
2017
9788891752710
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