Il saggio si propone di illustrare alcuni dei principali cantieri di ricostruzione che – all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale – furono avviati sui maggiori monumenti bresciani feriti dalle incursioni aeree alleate . Fra il febbraio 1944 e l’aprile 1945, infatti, la città subì numerosi attacchi che causarono ingenti danni al centro storico e monumentale tanto che, in Lombardia, Brescia fu seconda solo a Milano per l’entità delle rovine. Dopo la guerra, mentre gli sforzi maggiori della comunità si concentrarono sulla rapida ricostruzione degli edifici d’abitazione andati distrutti , le riparazioni al patrimonio artistico – giudicate meno urgenti – furono avviate con più lentezza, minate dalla penuria di risorse economiche e di materiali da costruzione. Un altro ostacolo alle operazioni di ripristino dei monumenti abbattuti fu l’occasione che gli sventramenti causati dalle bombe offrivano per una trasformazione urbanistica profonda del centro storico, già prevista in parte dal piano Piacentini del 1929 e mai attuata proprio per l’intralcio rappresentato dalla presenza di numerose vestigia monumentali . Anzi, l’entità dei danni fece addirittura avanzare proposte di demolizione o ridimensionamento di alcuni fra i principali edifici storici della città (parte del palazzo del Broletto, della chiesa di Sant’Afra e di quella di San Marco e addirittura la demolizione completa della chiesa di Santa Maria dei Miracoli), operazioni solo in parte evitate per l’intervento della Soprintendenza ai monumenti.
Gli interventi sui monumenti bresciani e i principali cantieri della ricostruzione
COCCOLI, Carlotta
2013-01-01
Abstract
Il saggio si propone di illustrare alcuni dei principali cantieri di ricostruzione che – all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale – furono avviati sui maggiori monumenti bresciani feriti dalle incursioni aeree alleate . Fra il febbraio 1944 e l’aprile 1945, infatti, la città subì numerosi attacchi che causarono ingenti danni al centro storico e monumentale tanto che, in Lombardia, Brescia fu seconda solo a Milano per l’entità delle rovine. Dopo la guerra, mentre gli sforzi maggiori della comunità si concentrarono sulla rapida ricostruzione degli edifici d’abitazione andati distrutti , le riparazioni al patrimonio artistico – giudicate meno urgenti – furono avviate con più lentezza, minate dalla penuria di risorse economiche e di materiali da costruzione. Un altro ostacolo alle operazioni di ripristino dei monumenti abbattuti fu l’occasione che gli sventramenti causati dalle bombe offrivano per una trasformazione urbanistica profonda del centro storico, già prevista in parte dal piano Piacentini del 1929 e mai attuata proprio per l’intralcio rappresentato dalla presenza di numerose vestigia monumentali . Anzi, l’entità dei danni fece addirittura avanzare proposte di demolizione o ridimensionamento di alcuni fra i principali edifici storici della città (parte del palazzo del Broletto, della chiesa di Sant’Afra e di quella di San Marco e addirittura la demolizione completa della chiesa di Santa Maria dei Miracoli), operazioni solo in parte evitate per l’intervento della Soprintendenza ai monumenti.File | Dimensione | Formato | |
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