La crisi aziendale rappresenta un fenomeno di grande attualità a causa del contesto attuale, fortemente caratterizzato da attuali e future incertezze delle economie nazionali e mondiali. Negli anni recenti, la crisi è spesso sopraggiunta in modo tempestivo e senza essere anticipata dai tipici segnali premonitori. In queste situazioni, le imprese più deboli e predisposte a subire gli effetti della crisi hanno conosciuto spesso situazioni di difficoltà economica e finanziaria, trasformatesi in insolvenza ed, infine, dissesto. Emerge quindi la necessità di prevedere il fenomeno della crisi d’impresa, in quanto la tempestività nella previsione può accrescere le probabilità di risoluzione delle problematiche aziendali. La necessità di produrre, in modo tempestivo, segnali di allerta utili per l’avvio delle procedure finalizzate a superare la crisi d’impresa potrebbe trovare soluzione mediante l’utilizzo sistematico dei modelli di previsione delle insolvenze aziendali. L’obiettivo del lavoro è quello di individuare gli strumenti che, in modo tempestivo ed efficace, sono in grado di prevedere l’approssimarsi di una crisi d’impresa. In particolare, l’analisi è stata sviluppata approfondendo le caratteristiche, i punti di forza e quelli di debolezza dei diversi strumenti studiati dalla letteratura ed applicati nella pratica aziendale. A tal fine, lo studio privilegia, per ogni strumento, due dimensioni di analisi: da un lato, la tipologia dell’utilizzatore (interno o esterno all’azienda) e, dall’altro, il grado di articolazione ed analiticità dello strumento stesso. In particolare, sono stati approfonditi i modelli di previsione delle insolvenze aziendali, caratterizzati dai seguenti aspetti: l’utilizzabilità sia da parte dell’azienda sia da parte di soggetti esterni, la limitata soggettività nell’interpretazione dei risultati, la facilità ed il limitato costo del loro utilizzo. La motivazione del presente lavoro è collegata ad una serie di elementi. In primo luogo, l’attualità del fenomeno della crisi aziendale rende alquanto rilevante il suo approfondimento; in secondo luogo, la crisi è spesso caratterizzata da una certa gravità, che può compromettere la sopravvivenza dell’azienda; come ultimo, il processo decisionale in merito alle azioni da intraprendere in una situazione di crisi deve avvenire in condizioni di urgenza. Emerge, quindi, l’utilità di applicare una serie di strumenti di previsione delle insolvenze aziendali. La letteratura in materia di modelli di previsione delle insolvenze aziendali si è concentrata sulla definizione, enunciazione della modalità di funzionamento e limitazioni nella loro applicabilità. Gli studiosi hanno distinti i modelli suddetti in due differenti categorie: non model based (ossia modelli empirici) e model based (ossia modelli teorici). L’approccio non model based prevede lo stato di default facendo ricorso ai dati di bilancio delle imprese insolventi, analizzati sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale. Partendo dal presupposto che esistono differenze significative tra aziende in condizioni normali di operatività e aziende insolventi , il loro obiettivo è quello di individuare una serie di variabili che possano rivestire un ruolo determinante nella previsione dell’insolvenza. L’approccio model based comprende i modelli teorici di previsione dell’insolvenza aziendale . Vi fanno parte i modelli strutturali e quelli in forma ridotta: i modelli strutturali evidenziano la probabilità di default dell’azienda considerando l’evoluzione della struttura patrimoniale della stessa, mentre quelli in forma ridotta trattano l’insolvenza come un evento esterno rispetto alla struttura patrimoniale dell’azienda, cercando di individuare nei dati di mercato la ragione del default. I citati modelli, seppur ampiamente studiati ed applicati dagli studiosi, si caratterizzano per modesti livelli di affidabilità, in quanto creati in specifici contesti spazio-temporali non coerenti con la realtà italiana. Il valore aggiunto del lavoro, quindi, consiste nella riformulazione dei modelli giudicati maggiormente rilevanti, affinché l’efficacia degli stessi venga incrementata in un contesto economico attuale che è notevolmente differente rispetto a quello nel quale i modelli di previsione erano stati contestualizzati. A tal proposito, viene evidenziata la corretta metodologia di utilizzo dei predetti modelli al fine di garantirne un efficace impiego.

La previsione della crisi d'impresa: strumenti e segnali di allerta

MAZZOLENI, Alberto
2016-01-01

Abstract

La crisi aziendale rappresenta un fenomeno di grande attualità a causa del contesto attuale, fortemente caratterizzato da attuali e future incertezze delle economie nazionali e mondiali. Negli anni recenti, la crisi è spesso sopraggiunta in modo tempestivo e senza essere anticipata dai tipici segnali premonitori. In queste situazioni, le imprese più deboli e predisposte a subire gli effetti della crisi hanno conosciuto spesso situazioni di difficoltà economica e finanziaria, trasformatesi in insolvenza ed, infine, dissesto. Emerge quindi la necessità di prevedere il fenomeno della crisi d’impresa, in quanto la tempestività nella previsione può accrescere le probabilità di risoluzione delle problematiche aziendali. La necessità di produrre, in modo tempestivo, segnali di allerta utili per l’avvio delle procedure finalizzate a superare la crisi d’impresa potrebbe trovare soluzione mediante l’utilizzo sistematico dei modelli di previsione delle insolvenze aziendali. L’obiettivo del lavoro è quello di individuare gli strumenti che, in modo tempestivo ed efficace, sono in grado di prevedere l’approssimarsi di una crisi d’impresa. In particolare, l’analisi è stata sviluppata approfondendo le caratteristiche, i punti di forza e quelli di debolezza dei diversi strumenti studiati dalla letteratura ed applicati nella pratica aziendale. A tal fine, lo studio privilegia, per ogni strumento, due dimensioni di analisi: da un lato, la tipologia dell’utilizzatore (interno o esterno all’azienda) e, dall’altro, il grado di articolazione ed analiticità dello strumento stesso. In particolare, sono stati approfonditi i modelli di previsione delle insolvenze aziendali, caratterizzati dai seguenti aspetti: l’utilizzabilità sia da parte dell’azienda sia da parte di soggetti esterni, la limitata soggettività nell’interpretazione dei risultati, la facilità ed il limitato costo del loro utilizzo. La motivazione del presente lavoro è collegata ad una serie di elementi. In primo luogo, l’attualità del fenomeno della crisi aziendale rende alquanto rilevante il suo approfondimento; in secondo luogo, la crisi è spesso caratterizzata da una certa gravità, che può compromettere la sopravvivenza dell’azienda; come ultimo, il processo decisionale in merito alle azioni da intraprendere in una situazione di crisi deve avvenire in condizioni di urgenza. Emerge, quindi, l’utilità di applicare una serie di strumenti di previsione delle insolvenze aziendali. La letteratura in materia di modelli di previsione delle insolvenze aziendali si è concentrata sulla definizione, enunciazione della modalità di funzionamento e limitazioni nella loro applicabilità. Gli studiosi hanno distinti i modelli suddetti in due differenti categorie: non model based (ossia modelli empirici) e model based (ossia modelli teorici). L’approccio non model based prevede lo stato di default facendo ricorso ai dati di bilancio delle imprese insolventi, analizzati sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale. Partendo dal presupposto che esistono differenze significative tra aziende in condizioni normali di operatività e aziende insolventi , il loro obiettivo è quello di individuare una serie di variabili che possano rivestire un ruolo determinante nella previsione dell’insolvenza. L’approccio model based comprende i modelli teorici di previsione dell’insolvenza aziendale . Vi fanno parte i modelli strutturali e quelli in forma ridotta: i modelli strutturali evidenziano la probabilità di default dell’azienda considerando l’evoluzione della struttura patrimoniale della stessa, mentre quelli in forma ridotta trattano l’insolvenza come un evento esterno rispetto alla struttura patrimoniale dell’azienda, cercando di individuare nei dati di mercato la ragione del default. I citati modelli, seppur ampiamente studiati ed applicati dagli studiosi, si caratterizzano per modesti livelli di affidabilità, in quanto creati in specifici contesti spazio-temporali non coerenti con la realtà italiana. Il valore aggiunto del lavoro, quindi, consiste nella riformulazione dei modelli giudicati maggiormente rilevanti, affinché l’efficacia degli stessi venga incrementata in un contesto economico attuale che è notevolmente differente rispetto a quello nel quale i modelli di previsione erano stati contestualizzati. A tal proposito, viene evidenziata la corretta metodologia di utilizzo dei predetti modelli al fine di garantirne un efficace impiego.
2016
9788814218934
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/490420
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