Sostenibilità, Digitalizzazione, Computational Design e Information Modelling, ecco le parole di accesso a un nuovo, “meraviglioso” mondo, cosiddetto 4.0. In realtà, si tratta di una tematica annosa, quasi centenaria, che riguardala cultura industriale del Settore delle Costruzioni: una storia difficile, un “matrimonio di ragione”, quello tra Architettura e Industria. Quale è la prospettiva che si dischiude al Comparto grazie alla Digitalizzazione? La possibilità di sviluppare un pensiero “probabilistico”, che proceda per opzioni alternative, per premesse che non preludano a un esito precostituito, pregiudiziale. Si tratta, però, di un approccio che tiene in conto del fatto che Committenti e Progettisti debbano concepire attività, comportamenti, in una sola parola, servizi, prima ancora che spazi ed elementi. Eppure le mappe dei processi progettuali, che si presuppongono digitalizzati, appaiono tendenti a razionalizzare e a ricondurre a metodi logici dinamiche concettuali assai più complesse. La Smart Land a cui si allude nella presente raccolta di esperienze didattiche non è, dunque, un ambito allucinato di carattere meccanicista o determinista; è, al contrario, il difficile raccordo tra la capacità di computare i bisogni e le aspettative della Committenza e il pensiero circolare, iterativo dei Progettisti. Per questa ragione, Collaborazione e Integrazione non sono vocaboli scontati, poiché rivelano un difficile equilibrio tra intesa e coercizione, come se al Progetto fosse sempre necessario un limite e, al contempo, l’aspirazione ad allontanarsi da esso. La dimensione collaborativa è, anzitutto, collettiva, collegiale: ciò, di per se stesso, è alquanto minaccioso per il primato autoriale, non solo dell’Architetto. La Digitalizzazione della Progettazione appare, pertanto, dipanarsi lungo la necessaria contraddizione tra Uso e Icona, tra Comprensione e Indifferenza, a patto, però, che il Committente (e soprattutto coloro che lo sostengono finanziariamente e socialmente) sia in grado di sostenere un incessante dialogo che non solo renda variabile (le famigerate varianti?), ma anche flessibile nel tempo la pratica dello Spazio dell’Architettura che è, comunque, Spazio dell’Abitare. Di conseguenza, la generosità del dettaglio, che sia Level of Detail oppure Level of Information, deve essere condizionata dalla relazione sottile che si instaura tra la possibilità di rielaborare la Conoscenza acquisita, capitalizzata dai Progettisti, e il rischio di assumersi la Responsabilità che tradizionalmente appartiene al Costruttore o al Gestore dell’Edificio. Centralità del Progetto è, infatti, centralità dell’assunzione di Responsabilità... Allora ecco che, da un lato, il Programma del Committente, come lo definiscono i Francesi o gli Statunitensi, una volta computabile nell’ecosistema digitale, necessita di essere confrontato con il Modello Informativo che dovrebbe riflettere il Progetto, ma il confronto spesso avviene con un Modello che riporta contenuti ormai già estranei al Digital Sketching iniziale, alla morfogenesi iniziale della Progettazione. E’ un bene che tale passaggio sia “fuori controllo”, che si possa sottrarre al monito raggio vigile del Committente? Probabilmente sì, per certi versi, ma tutto sta nel comprendere in che misura la Progettazione Digitale costituisca un ambito privilegiato di Legittimazione delle ragioni e delle scelte progettuali. Al contempo, una Progettazione che disallinei e disaccoppi la maturazione delle ipotesi geometrico-dimensionali e quella delle ipotesi alfanumeriche è destinata a sconvolgere antichi e consolidati equilibri, anche perché fa sì che ciò che conti maggiormente non sia, per forza di cose, ciò che appare bensì, talvolta, molto di più, ma, più spesso, molto di meno. Di fatto, il Progetto è costituito da molti Modelli Informativi che rispecchiano intenzioni e obiettivi differenti (dall’Energy Modelling al 4D Planning)in quanto l’Informazione deve trovarsi nel luogo e nella misura opportuni. Ciò è difficilmente accettabile per una prospettiva che vorrebbe tradurre e riproporre una presunta unità di contenuti all’interno di un Modello Informativo che si vorrebbe, olistico, unico. In sostanza, la Modellazione Informativa consente di tenere il più lungo possibile aperte molte strade, Behavioural e Operational, ma il confine a cui la si vorrebbe ricondurre è, invece, quello della ottimizzazione di aspirazioni risalenti al secolo scorso, come se si potesse a posteriori prendersi una rivincita per ambizioni regolarmente frustrate. L’ambizione, o la speranza, al contrario, di queste esperienze didattiche, è quella di andare oltre quello stallo.

L'ambiente costruito tra Building Information Modelling e Smart Land

ANGI, Barbara;TAGLIABUE, Lavinia Chiara
2015-01-01

Abstract

Sostenibilità, Digitalizzazione, Computational Design e Information Modelling, ecco le parole di accesso a un nuovo, “meraviglioso” mondo, cosiddetto 4.0. In realtà, si tratta di una tematica annosa, quasi centenaria, che riguardala cultura industriale del Settore delle Costruzioni: una storia difficile, un “matrimonio di ragione”, quello tra Architettura e Industria. Quale è la prospettiva che si dischiude al Comparto grazie alla Digitalizzazione? La possibilità di sviluppare un pensiero “probabilistico”, che proceda per opzioni alternative, per premesse che non preludano a un esito precostituito, pregiudiziale. Si tratta, però, di un approccio che tiene in conto del fatto che Committenti e Progettisti debbano concepire attività, comportamenti, in una sola parola, servizi, prima ancora che spazi ed elementi. Eppure le mappe dei processi progettuali, che si presuppongono digitalizzati, appaiono tendenti a razionalizzare e a ricondurre a metodi logici dinamiche concettuali assai più complesse. La Smart Land a cui si allude nella presente raccolta di esperienze didattiche non è, dunque, un ambito allucinato di carattere meccanicista o determinista; è, al contrario, il difficile raccordo tra la capacità di computare i bisogni e le aspettative della Committenza e il pensiero circolare, iterativo dei Progettisti. Per questa ragione, Collaborazione e Integrazione non sono vocaboli scontati, poiché rivelano un difficile equilibrio tra intesa e coercizione, come se al Progetto fosse sempre necessario un limite e, al contempo, l’aspirazione ad allontanarsi da esso. La dimensione collaborativa è, anzitutto, collettiva, collegiale: ciò, di per se stesso, è alquanto minaccioso per il primato autoriale, non solo dell’Architetto. La Digitalizzazione della Progettazione appare, pertanto, dipanarsi lungo la necessaria contraddizione tra Uso e Icona, tra Comprensione e Indifferenza, a patto, però, che il Committente (e soprattutto coloro che lo sostengono finanziariamente e socialmente) sia in grado di sostenere un incessante dialogo che non solo renda variabile (le famigerate varianti?), ma anche flessibile nel tempo la pratica dello Spazio dell’Architettura che è, comunque, Spazio dell’Abitare. Di conseguenza, la generosità del dettaglio, che sia Level of Detail oppure Level of Information, deve essere condizionata dalla relazione sottile che si instaura tra la possibilità di rielaborare la Conoscenza acquisita, capitalizzata dai Progettisti, e il rischio di assumersi la Responsabilità che tradizionalmente appartiene al Costruttore o al Gestore dell’Edificio. Centralità del Progetto è, infatti, centralità dell’assunzione di Responsabilità... Allora ecco che, da un lato, il Programma del Committente, come lo definiscono i Francesi o gli Statunitensi, una volta computabile nell’ecosistema digitale, necessita di essere confrontato con il Modello Informativo che dovrebbe riflettere il Progetto, ma il confronto spesso avviene con un Modello che riporta contenuti ormai già estranei al Digital Sketching iniziale, alla morfogenesi iniziale della Progettazione. E’ un bene che tale passaggio sia “fuori controllo”, che si possa sottrarre al monito raggio vigile del Committente? Probabilmente sì, per certi versi, ma tutto sta nel comprendere in che misura la Progettazione Digitale costituisca un ambito privilegiato di Legittimazione delle ragioni e delle scelte progettuali. Al contempo, una Progettazione che disallinei e disaccoppi la maturazione delle ipotesi geometrico-dimensionali e quella delle ipotesi alfanumeriche è destinata a sconvolgere antichi e consolidati equilibri, anche perché fa sì che ciò che conti maggiormente non sia, per forza di cose, ciò che appare bensì, talvolta, molto di più, ma, più spesso, molto di meno. Di fatto, il Progetto è costituito da molti Modelli Informativi che rispecchiano intenzioni e obiettivi differenti (dall’Energy Modelling al 4D Planning)in quanto l’Informazione deve trovarsi nel luogo e nella misura opportuni. Ciò è difficilmente accettabile per una prospettiva che vorrebbe tradurre e riproporre una presunta unità di contenuti all’interno di un Modello Informativo che si vorrebbe, olistico, unico. In sostanza, la Modellazione Informativa consente di tenere il più lungo possibile aperte molte strade, Behavioural e Operational, ma il confine a cui la si vorrebbe ricondurre è, invece, quello della ottimizzazione di aspirazioni risalenti al secolo scorso, come se si potesse a posteriori prendersi una rivincita per ambizioni regolarmente frustrate. L’ambizione, o la speranza, al contrario, di queste esperienze didattiche, è quella di andare oltre quello stallo.
2015
9788897972101
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11379/488502
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