La genitorialità e il progetto generativo entrano in uno sviluppo della dimensione sessuale. Questa è intrisa, forse potremmo dire costituita, dai fantasmi del “fare bambini”. Nella stessa genesi del piacere sessuale, il lavoro del cervello emotivo che lo genera (Imbasciati, 1990, 2010) comporta l’elaborazione di fantasmatiche generative, e difetti di questa, di solito collegati ad altre strutture neuropsichiche di tipo patologico, possono generare disturbi anche palesi delle manifestazioni fisiche sessuali. Una generatività è insita in una “buona” sessualità. Quando tale generatività si sviluppa in un progetto generativo, anche la dimensione sessuale si sviluppa, ed anche nelle sue manifestazioni fisiche, ed in particolare nella composizione percettiva (pseudopercettiva: cfr. precedente capitolo) del piacere. Ciò è più evidente nella donna, ma agisce anche diversamente nell’uomo. Quando poi il progetto generativo si evolve nella genitorialità, anche qui la dimensione sessuale potrà avere mutamenti, positivi o anche negativi. La psicoanalisi è nata dall’osservazione di disturbi psichici e somatici alla cui origine si rinvengono problemi riguardanti la sessualità. La Teoria energetico-pulsionale di Freud è un tentativo di spiegare la sessualità, per estendere poi il modello da tale studio ricavato a tutto il funzionamento psichico, e a porre l’origine di questo in un istinto, comunque in spinte (trieb) biologiche alla sessualità omologabili (Imbasciati, 2005). Quanto a un cosiddetto istinto materno, cioè generativo, rari sono i riferimenti diretti . Il primo psicoanalista che espressamente trattò di “generatività” fu Erikson (1950): ripercorrendo, ampliando e sviluppando il discorso freudiano su oralità, analità, fallicità, genitalità, questo autore descrisse otto successive fasi di sviluppo, dando a quanto espresso da Freud un significato non più biologistico (pulsioni endogene da zone somatiche), bensì quanto egli chiamò apprendimenti da “modi d’organo”. Oggi diremmo sviluppo simbolopoietico a partire dal corpo (Imbasciati,1990). Uno dei meriti di Erikson fu d’avere proseguito tale individuazione di fasi di sviluppo psichico, soprattutto descrivendo il ruolo della motricità nell’acquisizione di una propria identità, e la capacità di relazioni intime, intese queste non semplicemente in senso fisico e sessuale, ma primariamente ed essenzialmente psichico. È qui che può formarsi la coppia ed è qui che Erikson parla di generatività. Tale generatività si costruisce in modo lento e graduale nello sviluppo dell’identità individuale, attraverso la complessità delle precedenti fasi di sviluppo. Erikson descrisse in tal modo gli sviluppi psichici derivati dai vari modi d’organo, tra cui la fiducia di base, acquisita nei confronti delle figure affettive primarie, l’autonomia conquistata attraverso una graduale separazione dai propri genitori, l’iniziativa e l’operosità, l’identità, e infine la generatività. Nell’acquisizione della propria identità, si acquisisce anche una specifica identità di genere (altrimenti abbiamo la dispersione di ruoli), mentre una sempre maggiore intimità nelle relazioni interpersonali consente di giungere a una generatività, che poi consentirà anche la possibilità di generare ed educare dei figli, dopo aver integrato nella propria personalità i sentimenti ambivalenti che ne avevano caratterizzato le precedenti fasi di sviluppo. Merito di Erikson fu l’aver spostato l’accento istintuale biologistico che aveva avuto fino ad allora (il testo fondamentale di Erikson è del 1950) la psicoanalisi, a un orizzonte relazionale, sociale, educativo anche, integrando gli originari modelli freudiani con l’orientamento che andava maturando nella cultura psicoanalitica e in quella antropologica più generale. La generatività che Erikson pone al termine dello sviluppo psicosessuale si configura più come appartenente allo sviluppo psicosociale dell’identità, piuttosto che facente parte dello sviluppo psicosessuale in sé, anche se con questo mantiene legami. Quanto questi siano da intendere come causalità, nel senso che la sessualità originerebbe intrinsecamente il bisogno generativo, piuttosto che sviluppo meramente cronologico, ci presenta l’interrogativo opposto: se cioè lo svilupparsi di un’identità generativa porti alla sessualità in senso completo; o per lo meno quanto vi siano legami reciproci dall’uno all’altra che l’uno e l’altra sviluppino e rinforzino. La generatività è caratterizzata da diversi aspetti evolutivi, che si concentrano nella vita, come la costruzione di un nucleo affettivo di coppia, la strutturazione di un nucleo familiare, la progettazione della procreazione (concepimento-gravidanza- nascita-allattamento), la genitorialità, l’accudimento e l’educazione dei figli. Nelle descrizioni di Erikson possono essere ritrovate le origini di quanto la letteratura non solo psicoanalitica, ma psicologica più in generale, ha individuato come passaggi dalla vita individuale a quella di coppia e a un sistema di relazioni allargato, di tipo triadico e multiplo. La costruzione della coppia e della famiglia si inserisce nel processo evolutivo personale come un’ulteriore occasione di sviluppo-crescita aperto ad un nuovo processo psichico: la genitorialità, e da questa al sociale. La generatività si esprime in maniera evidente nel desiderio di procreare e di prendersi cura dei propri nati, per trasmettere loro il patrimonio valoriale, ma anche in tutte le attività produttive e creative, mosse dalla tensione di accrescere il potenziale proprio, nonché delle generazioni successive, a beneficio dell’intera umanità: la generatività comporta la possibilità di una prospettiva aperta alla produttività e alla creatività . Si tratta della creatività che si esprime nelle opere intellettuali quali espressione della generatività spirituale umana. La generatività è una disposizione strutturale della mente a creare qualcosa, che si forma, forse meglio si conquista, quando lo sviluppo psichico è ottimale. Questa generatività entra nella dimensione sessuale, con i fantasmi, prima, della generazione dei figli, con i desideri, poi, di creare qualcosa che durerà oltre la propria vita: in questa ampia gamma di possibilità creative l’espressione più concreta è quella di realizzare una sessualità che produca dei figli. Questo non va però inteso riduttivamente negli effetti materiali di un accoppiamento con figli, bensì come precedente predisposizione e struttura emotiva che permea la sessualità stessa, rendendola piena e ottimale, non semplicemente negli effetti, ma negli “affetti”, il che equivale a dire nella struttura psichica globale della persona. Pertanto non è la sessualità che conduce alla generatività, bensì la generatività che porta a una sessualità intesa in senso psichico pieno All’interno della generatività psichica, sessualità e procreazione possono trovare una loro integrazione. Non sempre però questo avviene e i due eventi possono non essere contigui, né in complementarietà: si può avere una sessualità senza generatività, così come viceversa. Tale disgiungimento, che talora può diventare scissione strutturale, dipende dai molteplici fattori che dalle esperienze lungo il corso della giovinezza vengono elaborati in strutture neuropsichiche. Tra tali fattori, di ordine psicosociale, si aggiunge oggi l’attuale possibilità tecnico-medica di disgiungere la sessualità dalla procreazione fisica attraverso la possibilità di pianificazione delle nascite, per cui un figlio può venire programmato e voluto in un determinato tempo e solo se ci sono certe condizioni. Il controllo della fertilità potrebbe allora consentire di ripensare alla propria possibilità di generare come ad un “potere”, con il quale è possibile soddisfare un desiderio profondo che è di libertà e di realizzazione di un’“esperienza privilegiata di responsabilità”. Si può avere anche una generatività biologica che prescinda dalla sessualità, come nei casi di nascite attraverso la procreazione medicalmente assistita. La complessità del binomio sessualità/generatività comporta molteplici sfaccettature di complessità e di problematicità, né è un processo lineare: si può per esempio considerare la processualità interiore di una coppia che, dopo lo svolgersi felice di una sessualità che non porta a concepire per questa via, giunge a ricorrere alle tecniche mediche. Più complessi interrogativi si presentano per quelle coppie che avevano deciso di non avere figli, ma che col passare del tempo e della loro età, addivengano, talora troppo tardi, alla determinazione di averli. Ancora, entrando nell’area psicosomatica, danno da riflettere tutti quei casi in cui si concepisce un figlio solo dopo un’adozione, o solo dopo grosse vicissitudini emotive dell’uno o dell’altro o d’entrambi i membri della coppia, o più semplicemente cambiando partner, pur fecondo che sia stato il primo. L’antica legge ebraica del levirato la dice lunga. Sembra proprio che la generatività biologica sia intimamente connessa con le complesse vicissitudini interiori, soprattutto remote, dello sviluppo psicosessuale. D’altra parte tale generatività, intesa nel suo più ampio senso psichico, appare il motore, se si giunge alla procreazione, dell’accudimento e della cura dei figli, cioè della genitorialità. In quest’area sono in atto nostre ricerche. Complesse sono le vicissitudini attraverso le quali si struttura quella mente individuale (della donna e dell’uomo) che determinerà la qualità dell’accudimento e quindi quanto possiamo definire qualità individuale della genitorialità. Questa, in ogni caso, sembra procedere da quella, cosicché i due termini appaiono l’un l’altro contigui in una linea di sviluppo, cronologica e psichica. Ma non sempre è così. La sessualità è un’emozione, e il suo esplicarsi fisico conseguenza somatica: la fantasmatizzazione di una generatività fisica (fare un bambino) ne è fulcro primario. Per un buon sviluppo di tale emozione, e pertanto per l’acquisizione di capacità sessuali adeguate, relazionali e non narcisistiche, occorre però che la fantasmatizzazione originaria di una generatività fisica si evolva, si articoli e si arricchisca sviluppandosi come simbolopoiesi (Imbasciati, 2001), per arrivare a un’effettiva e completa dimensione di generatività psichica; da cui, poi ed anche, la genitorialità. Una generatività circoscritta alle rappresentazioni di fare un figlio non basta, dunque: tuttavia essa può fungere da stimolo e, attuata, offrire opportunità di trasformazione psichica e occasione di crescita individuale, con il superamento dell’egocentrismo e della dipendenza a favore dell’acquisizione di un maggior senso di responsabilità. Con la nascita di un bambino l’individuo è chiamato ad un nuovo ruolo, quello genitoriale, ad assumersi la responsabilità di un altro essere umano bisognoso e indifeso, e di accompagnarlo nello sviluppo. La capacità di generare rappresenta quindi una grande occasione di evoluzione della coppia e della famiglia: anche le difficoltà a crescere e a curare appropriatamente dei figli possono diventare occasione di conoscenza, di comprensione e di integrazione emozionale ed esistenziale reciproca. Già a partire dalla gravidanza nella coppia iniziano a strutturarsi quelle dinamiche d’assestamento che consentiranno ai due partner di progredire da una condizione diadica ad una fase di riassestamento a tre, che comporta l’attivazione della ulteriore funzione contigua e complementare, quella genitoriale, e di concretizzare in un progetto di vita il nuovo periodo della storia generazionale della famiglia. Per entrambi i membri della coppia il vissuto delle proprie capacità generative costituisce una componente importante per il consolidamento della propria identità di genere, nonché per la più ampia identità familiare e dell’intero sistema generazionale. Il progetto generativo si inscrive e trascende il desiderio individuale di avere un bambino, per collocarsi in una più vasta rete sociale: la generatività si costituisce allora come dimensione psichica nella vita individuale e sociale. La generatività è così l’espressione anche della capacità di proiettarsi nel futuro: generare figli e crescerli significa farsi carico dell’intera umanità che attraverso di loro cresce e si rinnova. All’interno di questa prospettiva il figlio non è visto quindi solo come nuovo nato, frutto dell’amore dei due genitori, ma anche, attraverso di loro, viene collegato alla storia generazionale di cui eredita il patrimonio, in una trasmissione transgenerazionale. Tutto ciò implica però uno sviluppo della dimensione interiore, inconscia, che contempla il figlio come esito finale e non come prova che tale sviluppo sia avvenuto. Per questo tale generatività non va confusa con la semplice decisione di fare un figlio. Molto più spesso di quanto appaia all’occhio dell’osservatore comune, la decisione di fare un figlio, o di adottarlo, è una scorciatoia fallace, dettata da motivi difensivi inconsci che nulla o ben poco possono avere a che fare con una effettiva dimensione interiore di generatività. Spesso una coppia decide di avere un figlio credendo di salvare se stessa e il proprio accordo, altrettanto spesso per colmare una solitudine, più spesso ancora per mero narcisismo. In questi casi, quando il figlio arriva e cresce, ben poche saranno le probabilità di uno sviluppo interiore della mente dei genitori, così come molte le probabilità che, invece di vantaggi e sviluppi, emergano psicopatologie, se non disastri, e nella coppia e nella mente dei singoli, con relativi rischi per il bimbo. Abbastanza spesso, in questi casi, c’è uno scarso coinvolgimento dell’emozione sessuale in tale pseudogeneratività.

Cena Loredana, Imbasciati Antonio-Infertilità e mancata transizione alla generatività

CENA, Loredana
Writing – Review & Editing
2015-01-01

Abstract

La genitorialità e il progetto generativo entrano in uno sviluppo della dimensione sessuale. Questa è intrisa, forse potremmo dire costituita, dai fantasmi del “fare bambini”. Nella stessa genesi del piacere sessuale, il lavoro del cervello emotivo che lo genera (Imbasciati, 1990, 2010) comporta l’elaborazione di fantasmatiche generative, e difetti di questa, di solito collegati ad altre strutture neuropsichiche di tipo patologico, possono generare disturbi anche palesi delle manifestazioni fisiche sessuali. Una generatività è insita in una “buona” sessualità. Quando tale generatività si sviluppa in un progetto generativo, anche la dimensione sessuale si sviluppa, ed anche nelle sue manifestazioni fisiche, ed in particolare nella composizione percettiva (pseudopercettiva: cfr. precedente capitolo) del piacere. Ciò è più evidente nella donna, ma agisce anche diversamente nell’uomo. Quando poi il progetto generativo si evolve nella genitorialità, anche qui la dimensione sessuale potrà avere mutamenti, positivi o anche negativi. La psicoanalisi è nata dall’osservazione di disturbi psichici e somatici alla cui origine si rinvengono problemi riguardanti la sessualità. La Teoria energetico-pulsionale di Freud è un tentativo di spiegare la sessualità, per estendere poi il modello da tale studio ricavato a tutto il funzionamento psichico, e a porre l’origine di questo in un istinto, comunque in spinte (trieb) biologiche alla sessualità omologabili (Imbasciati, 2005). Quanto a un cosiddetto istinto materno, cioè generativo, rari sono i riferimenti diretti . Il primo psicoanalista che espressamente trattò di “generatività” fu Erikson (1950): ripercorrendo, ampliando e sviluppando il discorso freudiano su oralità, analità, fallicità, genitalità, questo autore descrisse otto successive fasi di sviluppo, dando a quanto espresso da Freud un significato non più biologistico (pulsioni endogene da zone somatiche), bensì quanto egli chiamò apprendimenti da “modi d’organo”. Oggi diremmo sviluppo simbolopoietico a partire dal corpo (Imbasciati,1990). Uno dei meriti di Erikson fu d’avere proseguito tale individuazione di fasi di sviluppo psichico, soprattutto descrivendo il ruolo della motricità nell’acquisizione di una propria identità, e la capacità di relazioni intime, intese queste non semplicemente in senso fisico e sessuale, ma primariamente ed essenzialmente psichico. È qui che può formarsi la coppia ed è qui che Erikson parla di generatività. Tale generatività si costruisce in modo lento e graduale nello sviluppo dell’identità individuale, attraverso la complessità delle precedenti fasi di sviluppo. Erikson descrisse in tal modo gli sviluppi psichici derivati dai vari modi d’organo, tra cui la fiducia di base, acquisita nei confronti delle figure affettive primarie, l’autonomia conquistata attraverso una graduale separazione dai propri genitori, l’iniziativa e l’operosità, l’identità, e infine la generatività. Nell’acquisizione della propria identità, si acquisisce anche una specifica identità di genere (altrimenti abbiamo la dispersione di ruoli), mentre una sempre maggiore intimità nelle relazioni interpersonali consente di giungere a una generatività, che poi consentirà anche la possibilità di generare ed educare dei figli, dopo aver integrato nella propria personalità i sentimenti ambivalenti che ne avevano caratterizzato le precedenti fasi di sviluppo. Merito di Erikson fu l’aver spostato l’accento istintuale biologistico che aveva avuto fino ad allora (il testo fondamentale di Erikson è del 1950) la psicoanalisi, a un orizzonte relazionale, sociale, educativo anche, integrando gli originari modelli freudiani con l’orientamento che andava maturando nella cultura psicoanalitica e in quella antropologica più generale. La generatività che Erikson pone al termine dello sviluppo psicosessuale si configura più come appartenente allo sviluppo psicosociale dell’identità, piuttosto che facente parte dello sviluppo psicosessuale in sé, anche se con questo mantiene legami. Quanto questi siano da intendere come causalità, nel senso che la sessualità originerebbe intrinsecamente il bisogno generativo, piuttosto che sviluppo meramente cronologico, ci presenta l’interrogativo opposto: se cioè lo svilupparsi di un’identità generativa porti alla sessualità in senso completo; o per lo meno quanto vi siano legami reciproci dall’uno all’altra che l’uno e l’altra sviluppino e rinforzino. La generatività è caratterizzata da diversi aspetti evolutivi, che si concentrano nella vita, come la costruzione di un nucleo affettivo di coppia, la strutturazione di un nucleo familiare, la progettazione della procreazione (concepimento-gravidanza- nascita-allattamento), la genitorialità, l’accudimento e l’educazione dei figli. Nelle descrizioni di Erikson possono essere ritrovate le origini di quanto la letteratura non solo psicoanalitica, ma psicologica più in generale, ha individuato come passaggi dalla vita individuale a quella di coppia e a un sistema di relazioni allargato, di tipo triadico e multiplo. La costruzione della coppia e della famiglia si inserisce nel processo evolutivo personale come un’ulteriore occasione di sviluppo-crescita aperto ad un nuovo processo psichico: la genitorialità, e da questa al sociale. La generatività si esprime in maniera evidente nel desiderio di procreare e di prendersi cura dei propri nati, per trasmettere loro il patrimonio valoriale, ma anche in tutte le attività produttive e creative, mosse dalla tensione di accrescere il potenziale proprio, nonché delle generazioni successive, a beneficio dell’intera umanità: la generatività comporta la possibilità di una prospettiva aperta alla produttività e alla creatività . Si tratta della creatività che si esprime nelle opere intellettuali quali espressione della generatività spirituale umana. La generatività è una disposizione strutturale della mente a creare qualcosa, che si forma, forse meglio si conquista, quando lo sviluppo psichico è ottimale. Questa generatività entra nella dimensione sessuale, con i fantasmi, prima, della generazione dei figli, con i desideri, poi, di creare qualcosa che durerà oltre la propria vita: in questa ampia gamma di possibilità creative l’espressione più concreta è quella di realizzare una sessualità che produca dei figli. Questo non va però inteso riduttivamente negli effetti materiali di un accoppiamento con figli, bensì come precedente predisposizione e struttura emotiva che permea la sessualità stessa, rendendola piena e ottimale, non semplicemente negli effetti, ma negli “affetti”, il che equivale a dire nella struttura psichica globale della persona. Pertanto non è la sessualità che conduce alla generatività, bensì la generatività che porta a una sessualità intesa in senso psichico pieno All’interno della generatività psichica, sessualità e procreazione possono trovare una loro integrazione. Non sempre però questo avviene e i due eventi possono non essere contigui, né in complementarietà: si può avere una sessualità senza generatività, così come viceversa. Tale disgiungimento, che talora può diventare scissione strutturale, dipende dai molteplici fattori che dalle esperienze lungo il corso della giovinezza vengono elaborati in strutture neuropsichiche. Tra tali fattori, di ordine psicosociale, si aggiunge oggi l’attuale possibilità tecnico-medica di disgiungere la sessualità dalla procreazione fisica attraverso la possibilità di pianificazione delle nascite, per cui un figlio può venire programmato e voluto in un determinato tempo e solo se ci sono certe condizioni. Il controllo della fertilità potrebbe allora consentire di ripensare alla propria possibilità di generare come ad un “potere”, con il quale è possibile soddisfare un desiderio profondo che è di libertà e di realizzazione di un’“esperienza privilegiata di responsabilità”. Si può avere anche una generatività biologica che prescinda dalla sessualità, come nei casi di nascite attraverso la procreazione medicalmente assistita. La complessità del binomio sessualità/generatività comporta molteplici sfaccettature di complessità e di problematicità, né è un processo lineare: si può per esempio considerare la processualità interiore di una coppia che, dopo lo svolgersi felice di una sessualità che non porta a concepire per questa via, giunge a ricorrere alle tecniche mediche. Più complessi interrogativi si presentano per quelle coppie che avevano deciso di non avere figli, ma che col passare del tempo e della loro età, addivengano, talora troppo tardi, alla determinazione di averli. Ancora, entrando nell’area psicosomatica, danno da riflettere tutti quei casi in cui si concepisce un figlio solo dopo un’adozione, o solo dopo grosse vicissitudini emotive dell’uno o dell’altro o d’entrambi i membri della coppia, o più semplicemente cambiando partner, pur fecondo che sia stato il primo. L’antica legge ebraica del levirato la dice lunga. Sembra proprio che la generatività biologica sia intimamente connessa con le complesse vicissitudini interiori, soprattutto remote, dello sviluppo psicosessuale. D’altra parte tale generatività, intesa nel suo più ampio senso psichico, appare il motore, se si giunge alla procreazione, dell’accudimento e della cura dei figli, cioè della genitorialità. In quest’area sono in atto nostre ricerche. Complesse sono le vicissitudini attraverso le quali si struttura quella mente individuale (della donna e dell’uomo) che determinerà la qualità dell’accudimento e quindi quanto possiamo definire qualità individuale della genitorialità. Questa, in ogni caso, sembra procedere da quella, cosicché i due termini appaiono l’un l’altro contigui in una linea di sviluppo, cronologica e psichica. Ma non sempre è così. La sessualità è un’emozione, e il suo esplicarsi fisico conseguenza somatica: la fantasmatizzazione di una generatività fisica (fare un bambino) ne è fulcro primario. Per un buon sviluppo di tale emozione, e pertanto per l’acquisizione di capacità sessuali adeguate, relazionali e non narcisistiche, occorre però che la fantasmatizzazione originaria di una generatività fisica si evolva, si articoli e si arricchisca sviluppandosi come simbolopoiesi (Imbasciati, 2001), per arrivare a un’effettiva e completa dimensione di generatività psichica; da cui, poi ed anche, la genitorialità. Una generatività circoscritta alle rappresentazioni di fare un figlio non basta, dunque: tuttavia essa può fungere da stimolo e, attuata, offrire opportunità di trasformazione psichica e occasione di crescita individuale, con il superamento dell’egocentrismo e della dipendenza a favore dell’acquisizione di un maggior senso di responsabilità. Con la nascita di un bambino l’individuo è chiamato ad un nuovo ruolo, quello genitoriale, ad assumersi la responsabilità di un altro essere umano bisognoso e indifeso, e di accompagnarlo nello sviluppo. La capacità di generare rappresenta quindi una grande occasione di evoluzione della coppia e della famiglia: anche le difficoltà a crescere e a curare appropriatamente dei figli possono diventare occasione di conoscenza, di comprensione e di integrazione emozionale ed esistenziale reciproca. Già a partire dalla gravidanza nella coppia iniziano a strutturarsi quelle dinamiche d’assestamento che consentiranno ai due partner di progredire da una condizione diadica ad una fase di riassestamento a tre, che comporta l’attivazione della ulteriore funzione contigua e complementare, quella genitoriale, e di concretizzare in un progetto di vita il nuovo periodo della storia generazionale della famiglia. Per entrambi i membri della coppia il vissuto delle proprie capacità generative costituisce una componente importante per il consolidamento della propria identità di genere, nonché per la più ampia identità familiare e dell’intero sistema generazionale. Il progetto generativo si inscrive e trascende il desiderio individuale di avere un bambino, per collocarsi in una più vasta rete sociale: la generatività si costituisce allora come dimensione psichica nella vita individuale e sociale. La generatività è così l’espressione anche della capacità di proiettarsi nel futuro: generare figli e crescerli significa farsi carico dell’intera umanità che attraverso di loro cresce e si rinnova. All’interno di questa prospettiva il figlio non è visto quindi solo come nuovo nato, frutto dell’amore dei due genitori, ma anche, attraverso di loro, viene collegato alla storia generazionale di cui eredita il patrimonio, in una trasmissione transgenerazionale. Tutto ciò implica però uno sviluppo della dimensione interiore, inconscia, che contempla il figlio come esito finale e non come prova che tale sviluppo sia avvenuto. Per questo tale generatività non va confusa con la semplice decisione di fare un figlio. Molto più spesso di quanto appaia all’occhio dell’osservatore comune, la decisione di fare un figlio, o di adottarlo, è una scorciatoia fallace, dettata da motivi difensivi inconsci che nulla o ben poco possono avere a che fare con una effettiva dimensione interiore di generatività. Spesso una coppia decide di avere un figlio credendo di salvare se stessa e il proprio accordo, altrettanto spesso per colmare una solitudine, più spesso ancora per mero narcisismo. In questi casi, quando il figlio arriva e cresce, ben poche saranno le probabilità di uno sviluppo interiore della mente dei genitori, così come molte le probabilità che, invece di vantaggi e sviluppi, emergano psicopatologie, se non disastri, e nella coppia e nella mente dei singoli, con relativi rischi per il bimbo. Abbastanza spesso, in questi casi, c’è uno scarso coinvolgimento dell’emozione sessuale in tale pseudogeneratività.
2015
978-88-917-1012-3
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