La nota sentenza Traghetti del Mediterraneo della Corte di Giustizia dell’Unione europea è stata accusata da numerosi studiosi italiani e stranieri di essere in contrasto con alcuni principi costituzionali, tra i quali, in particolare, il principio della certezza del diritto (e dell’autorità della cosa giudicata) e quello dell’indipendenza della magistratura. L’analisi proposta è volta a sostenere che la pronuncia in commento non pone in discussione i menzionati principi costituzionali. Da un lato, vengono evidenziate le ragioni, sia formali che sostanziali, che portano a respingere l’idea in base alla quale la decisione della Corte di Giustizia possa porsi in contrasto con il principio della certezza del diritto. Dall’altro lato, si cerca di dimostrare che l’indipendenza della magistratura non è minacciata dalla pronuncia europea, per più ragioni: (1) perché la sentenza si riferisce alla responsabilità dello Stato e non alla responsabilità personale del giudice; (2) perché, anche se a prima vista questa distinzione tra le due responsabilità sembra essere “cancellata” nel diritto italiano, può nondimeno essere ritenuta praticabile e lecita sulla base delle disposizioni costituzionali e legislative nazionali. Nel saggio si sostiene, inoltre, che l’equilibrio delineato dalla sentenza Traghetti tra i diversi principi applicabili alle azioni di risarcimento per errori giudiziari nell’interpretazione ed applicazione del diritto europeo non è in realtà molto diverso dall’equilibrio che possiamo rinvenire nell’ambito del consolidato diritto italiano. In ogni caso, la sentenza Traghetti comporta indubbiamente importanti conseguenze costituzionali, in quanto: (1) limita la discrezionalità dei giudici nazionali di ultima istanza nella decisione se sottoporre o meno alla Corte di Giustizia una questione pregiudiziale; (2) probabilmente introduce un nuovo “diritto di accesso” alla Corte di Giustizia stessa; (3) stabilisce un nuovo livello di giudizio (dinanzi a sé stessa). Questi tre elementi contribuiscono tutti a rafforzare la connotazione “monistica” dell’ordinamento giuridico europeo, ponendo pertanto in discussione la contrapposta dottrina “dualistica” sposata dalla Corte costituzionale italiana e da altre Corti nazionali, e suggeriscono altresì che ci stiamo spostando da un meccanismo di cooperazione giudiziaria fondato sui principi del dialogo, della fiducia reciproca e della leale cooperazione tra le autorità giudiziarie, verso un sistema giudiziario più “gerarchico”, con la Corte di Giustizia al suo “vertice”.

Questioning Legal Certainty and the Independence of the Judiciary or Strengthening the Monistic Features of the EU Legal Order?

SPADACINI, Lorenzo
2010-01-01

Abstract

La nota sentenza Traghetti del Mediterraneo della Corte di Giustizia dell’Unione europea è stata accusata da numerosi studiosi italiani e stranieri di essere in contrasto con alcuni principi costituzionali, tra i quali, in particolare, il principio della certezza del diritto (e dell’autorità della cosa giudicata) e quello dell’indipendenza della magistratura. L’analisi proposta è volta a sostenere che la pronuncia in commento non pone in discussione i menzionati principi costituzionali. Da un lato, vengono evidenziate le ragioni, sia formali che sostanziali, che portano a respingere l’idea in base alla quale la decisione della Corte di Giustizia possa porsi in contrasto con il principio della certezza del diritto. Dall’altro lato, si cerca di dimostrare che l’indipendenza della magistratura non è minacciata dalla pronuncia europea, per più ragioni: (1) perché la sentenza si riferisce alla responsabilità dello Stato e non alla responsabilità personale del giudice; (2) perché, anche se a prima vista questa distinzione tra le due responsabilità sembra essere “cancellata” nel diritto italiano, può nondimeno essere ritenuta praticabile e lecita sulla base delle disposizioni costituzionali e legislative nazionali. Nel saggio si sostiene, inoltre, che l’equilibrio delineato dalla sentenza Traghetti tra i diversi principi applicabili alle azioni di risarcimento per errori giudiziari nell’interpretazione ed applicazione del diritto europeo non è in realtà molto diverso dall’equilibrio che possiamo rinvenire nell’ambito del consolidato diritto italiano. In ogni caso, la sentenza Traghetti comporta indubbiamente importanti conseguenze costituzionali, in quanto: (1) limita la discrezionalità dei giudici nazionali di ultima istanza nella decisione se sottoporre o meno alla Corte di Giustizia una questione pregiudiziale; (2) probabilmente introduce un nuovo “diritto di accesso” alla Corte di Giustizia stessa; (3) stabilisce un nuovo livello di giudizio (dinanzi a sé stessa). Questi tre elementi contribuiscono tutti a rafforzare la connotazione “monistica” dell’ordinamento giuridico europeo, ponendo pertanto in discussione la contrapposta dottrina “dualistica” sposata dalla Corte costituzionale italiana e da altre Corti nazionali, e suggeriscono altresì che ci stiamo spostando da un meccanismo di cooperazione giudiziaria fondato sui principi del dialogo, della fiducia reciproca e della leale cooperazione tra le autorità giudiziarie, verso un sistema giudiziario più “gerarchico”, con la Corte di Giustizia al suo “vertice”.
2010
9788895610115
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