Il contributo esplora l’attività più recente dello Studio Associato Avon di Udine, illustrando gli anni più maturi del lavoro del suo fondatore, Gianni Avon (1922-2006), e l’opera dei figli, Elena e Giulio che, con l'ing. Tomat, hanno proseguito l'attività dello studio in continuità con l’impostazione di Gianni. Il saggio entra nelle pieghe del confronto generazionale, della trasmissione e dell’esercizio del sapere architettonico in ambito familiare che ha dato luogo al corale palinsesto di opere in cui ogni Associato ha lasciato un segno, in un complesso intreccio di apporti. Ciò a partire dagli orientamenti di Gianni Avon, appartenente alla generazione di architetti udinesi che, formati nelle nuove scuole di architettura, intrapresero la professione nel secondo dopoguerra seguendo modelli modernisti internazionali: sono sottolineati la sua propensione, oltre che per Le Corbusier, per Asplund, per l’architettura organica, il neoplasticismo olandese e, a livello nazionale, per Scarpa; sono evidenziati i suoi contatti con il milieu culturale milanese postbellico che ruotava intorno a ‘Casabella-continuità’ di Rogers e Tentori, da cui mutuò la grande sensibilità verso il costante confronto e reciproco stemperamento tra il purismo modernista e la tradizione, la declinazione vernacolare, la vocazione del luogo, ovvero uno dei temi fondamentali del dibattito architettonico internazionale e italiano del Novecento, che toccò buona parte della cultura udinese e friulana di quel momento determinando un’architettura di grande qualità, aggiornatissima ma nel contempo assai connotata dai riferimenti all'architettura locale e spontanea. Nel confronto con questi orientamenti è analizzata la struttura dello studio, la formazione e l’attività dei giovani Avon, che sviluppano particolare sensibilità nei confronti della conservazione del costruito, e, attraverso gli aspetti più significativi dei progetti presentati nel volume sono illustrati i principali criteri compositivi e le linee di intervento adottati dallo Studio nel periodo considerato. Emergono la ricerca per la qualità del progetto, perseguita attraverso il disegno ed espressa attraverso l’accuratezza esecutiva, l’attenzione per i materiali e i dettagli, la tensione a inserire l’architettura in equilibrio con l’intorno, che si risolve con un linguaggio aperto a molteplici influssi esterni, determinato dal problema progettuale piuttosto che da una ripetuta cifra espressiva. Lo scritto tocca anche l'approccio al restauro da cui emerge una costante attenzione per la conservazione dell'esistente, il rispetto e il dialogo con il costruito, con interventi sensibili, tesi a valorizzare in primo luogo la fabbrica e la sua stratificazione.
Architetti contemporanei in Friuli. Gianni, Elena e Giulio Avon: due generazioni a confronto
GIUSTINA, Irene Italia
2010-01-01
Abstract
Il contributo esplora l’attività più recente dello Studio Associato Avon di Udine, illustrando gli anni più maturi del lavoro del suo fondatore, Gianni Avon (1922-2006), e l’opera dei figli, Elena e Giulio che, con l'ing. Tomat, hanno proseguito l'attività dello studio in continuità con l’impostazione di Gianni. Il saggio entra nelle pieghe del confronto generazionale, della trasmissione e dell’esercizio del sapere architettonico in ambito familiare che ha dato luogo al corale palinsesto di opere in cui ogni Associato ha lasciato un segno, in un complesso intreccio di apporti. Ciò a partire dagli orientamenti di Gianni Avon, appartenente alla generazione di architetti udinesi che, formati nelle nuove scuole di architettura, intrapresero la professione nel secondo dopoguerra seguendo modelli modernisti internazionali: sono sottolineati la sua propensione, oltre che per Le Corbusier, per Asplund, per l’architettura organica, il neoplasticismo olandese e, a livello nazionale, per Scarpa; sono evidenziati i suoi contatti con il milieu culturale milanese postbellico che ruotava intorno a ‘Casabella-continuità’ di Rogers e Tentori, da cui mutuò la grande sensibilità verso il costante confronto e reciproco stemperamento tra il purismo modernista e la tradizione, la declinazione vernacolare, la vocazione del luogo, ovvero uno dei temi fondamentali del dibattito architettonico internazionale e italiano del Novecento, che toccò buona parte della cultura udinese e friulana di quel momento determinando un’architettura di grande qualità, aggiornatissima ma nel contempo assai connotata dai riferimenti all'architettura locale e spontanea. Nel confronto con questi orientamenti è analizzata la struttura dello studio, la formazione e l’attività dei giovani Avon, che sviluppano particolare sensibilità nei confronti della conservazione del costruito, e, attraverso gli aspetti più significativi dei progetti presentati nel volume sono illustrati i principali criteri compositivi e le linee di intervento adottati dallo Studio nel periodo considerato. Emergono la ricerca per la qualità del progetto, perseguita attraverso il disegno ed espressa attraverso l’accuratezza esecutiva, l’attenzione per i materiali e i dettagli, la tensione a inserire l’architettura in equilibrio con l’intorno, che si risolve con un linguaggio aperto a molteplici influssi esterni, determinato dal problema progettuale piuttosto che da una ripetuta cifra espressiva. Lo scritto tocca anche l'approccio al restauro da cui emerge una costante attenzione per la conservazione dell'esistente, il rispetto e il dialogo con il costruito, con interventi sensibili, tesi a valorizzare in primo luogo la fabbrica e la sua stratificazione.File | Dimensione | Formato | |
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