Obiettivo del lavoro è individuare metodologie mirate, che permettano una valutazione delle tecnologie, tenendo conto delle loro specificità, ovvero: • l’intangibilità, che determina la condizione di bene non-rivale e difficilmente difendibile dall’imitazione; • la distanza da un mercato di sbocco ben identificato, che caratterizza alcuni investimenti strategici – quali ad esempio quelli in Ricerca di Base – la cui valutazione corretta non può essere effettuata con i metodi tradizionali. Il lavoro distingue infatti diverse tipologie di asset, che divide in due macrocategorie: quelli per i quali non è possibile stabilire un rapporto diretto con uno specifico mercato, e quelli che invece possono generare flussi di cassa ben identificabili . Gli strumenti di valutazione non possono essere i medesimi nelle due ipotesi e i risultati di maggiore interesse riguardano: • la distinzione tra valore d’uso e valore di scambio (solitamente ignorata dalla letteratura aziendalistica); • la formulazione di algoritmi mirati, che permettano una corretta valutazione delle diverse tipologie di asset intangibili individuate. Il valore d’uso si ricollega concettualmente agli obiettivi strategici perseguiti dall’investimento in tecnologia. Nel caso esista un collegamento diretto con il mercato, tale obiettivo è rappresentato dalla generazione di reddito, e quindi l’utilizzo dei metodi impiegati tradizionalmente è perfettamente condivisibile, purché si tratti di metodi di natura reddituale. Nel caso, però, non fosse chiaro il collegamento dell’asset con un mercato specifico, sufficientemente definito nelle sue dimensioni economiche, tale scelta non è più percorribile, e l’algoritmo utilizzato dovrà riflettere l’obiettivo strategico di fondo: a titolo di esempio, si pensi ad una piattaforma progettuale, finalizzata ad accorciare il time-to-market nel lancio di nuovi modelli: l’algoritmo preferibile terrà conto dell’effetto curve di esperienza. Il valore di scambio risente, invece, della caratteristica d’immaterialità, da cui dipendono problemi anche gravi nella garanzia di proteggere il know-how da una sua circolazione indesiderata e incontrollata, perché ne svilisce l’appetibilità economica. L’efficacia di tale difesa può essere misurata su tre dimensioni: l’ampiezza dello spettro di protezione (Ampiezza), la resistenza all’erosione, dovuta alle azioni della concorrenza e al modificarsi del mercato (Efficienza) e dall’orizzonte temporale su cui mediamente si estende l’azione difensiva, ancorché ridotta nella sua efficacia/efficienza. Negli algoritmi di valutazione si utilizzano gli input utili per misurare tali dimensioni critiche del sistema difensivo, da cui dipende il valore di scambio della tecnologia. La scelta degli algoritmi mirati tiene quindi conto del valore d’uso dello specifico asset, mentre il suo valore di scambio è riflesso dagli input ivi utilizzati.

La valutazione degli intangibili tecnologici

FERRATA, Ottorino
2006-01-01

Abstract

Obiettivo del lavoro è individuare metodologie mirate, che permettano una valutazione delle tecnologie, tenendo conto delle loro specificità, ovvero: • l’intangibilità, che determina la condizione di bene non-rivale e difficilmente difendibile dall’imitazione; • la distanza da un mercato di sbocco ben identificato, che caratterizza alcuni investimenti strategici – quali ad esempio quelli in Ricerca di Base – la cui valutazione corretta non può essere effettuata con i metodi tradizionali. Il lavoro distingue infatti diverse tipologie di asset, che divide in due macrocategorie: quelli per i quali non è possibile stabilire un rapporto diretto con uno specifico mercato, e quelli che invece possono generare flussi di cassa ben identificabili . Gli strumenti di valutazione non possono essere i medesimi nelle due ipotesi e i risultati di maggiore interesse riguardano: • la distinzione tra valore d’uso e valore di scambio (solitamente ignorata dalla letteratura aziendalistica); • la formulazione di algoritmi mirati, che permettano una corretta valutazione delle diverse tipologie di asset intangibili individuate. Il valore d’uso si ricollega concettualmente agli obiettivi strategici perseguiti dall’investimento in tecnologia. Nel caso esista un collegamento diretto con il mercato, tale obiettivo è rappresentato dalla generazione di reddito, e quindi l’utilizzo dei metodi impiegati tradizionalmente è perfettamente condivisibile, purché si tratti di metodi di natura reddituale. Nel caso, però, non fosse chiaro il collegamento dell’asset con un mercato specifico, sufficientemente definito nelle sue dimensioni economiche, tale scelta non è più percorribile, e l’algoritmo utilizzato dovrà riflettere l’obiettivo strategico di fondo: a titolo di esempio, si pensi ad una piattaforma progettuale, finalizzata ad accorciare il time-to-market nel lancio di nuovi modelli: l’algoritmo preferibile terrà conto dell’effetto curve di esperienza. Il valore di scambio risente, invece, della caratteristica d’immaterialità, da cui dipendono problemi anche gravi nella garanzia di proteggere il know-how da una sua circolazione indesiderata e incontrollata, perché ne svilisce l’appetibilità economica. L’efficacia di tale difesa può essere misurata su tre dimensioni: l’ampiezza dello spettro di protezione (Ampiezza), la resistenza all’erosione, dovuta alle azioni della concorrenza e al modificarsi del mercato (Efficienza) e dall’orizzonte temporale su cui mediamente si estende l’azione difensiva, ancorché ridotta nella sua efficacia/efficienza. Negli algoritmi di valutazione si utilizzano gli input utili per misurare tali dimensioni critiche del sistema difensivo, da cui dipende il valore di scambio della tecnologia. La scelta degli algoritmi mirati tiene quindi conto del valore d’uso dello specifico asset, mentre il suo valore di scambio è riflesso dagli input ivi utilizzati.
2006
888350089X
9788883500893
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