Il territorio comunale di Chiari è particolarmente ricco di acque pur trovandosi ad una certa distanza dal corso del fiume Oglio: questa ricchezza, che nella pianura padana si realizza solamente in presenza di grandi corsi d’acqua, favorisce l’uso agricolo del territorio clarense, come del resto viene riconosciuto già nel ‘400 dai cronachisti. Chiari, quindi, si pone come “granaio” utilizzando la sua rocca anche per lo stivaggio dei prodotti. Le acque, presenti sotto forma di rogge e canali artificiali attestati sulla linea dei fontanili fino da epoche antichissime, e documentate a partire dall’epoca medievale, si configurano anche come parte integrante del sistema di difesa, come attrezzatura militare complementare. Persa in seguito la valenza difensiva, esse si piegano nuovamente ad altre esigenze: a quella agricola originaria si aggiunge infatti quella produttiva. Nel XVII secolo la ricchezza della trama idrica sul territorio favorisce infatti l’insediamento di attività produttive, prima di tutto mulini, ma anche filande e filatoi, che si riferiscono indirettamente alle massicce piantumazioni cinquecentesche dei gelsi e vengono avviati da numerose famiglie di tessitori lecchesi e bergamaschi, insediatisi a Chiari sul finire del 1600; attività che dal territorio traggono direttamente o indirettamente la materia prima da lavorare e da trasformare, oltrechè la risorsa indispensabile per la produzione di energia: l’acqua. Le principali rogge storicamente documentate sono la Fusia all’estremo nord; la Vetra risalente al XIII secolo, le cui acque alimentano la fossa delle mura difensive della rocca di Chiari confondendosi con quelle della Castrina (ultima realizzazione del 1512) dalla quale si separa ad est del nucleo storico; la Baiona a sud dell’agglomerato storico. Ma il territorio è bagnato anche da altre rogge minori come ad esempio la Trenzana e la Rudiana, che insieme alle prime formano una fitta rete capillare, una trama storica le cui ricadute ancor oggi connotano e rendono particolare il paesaggio clarense permettendoci di rileggerne con una originale angolazione la storia locale.
I sistemi delle risorgive e delle rogge nel paesaggio medievale delle terre fortificate in riva sinistra dell'Oglio
PASSAMANI, Ivana
2009-01-01
Abstract
Il territorio comunale di Chiari è particolarmente ricco di acque pur trovandosi ad una certa distanza dal corso del fiume Oglio: questa ricchezza, che nella pianura padana si realizza solamente in presenza di grandi corsi d’acqua, favorisce l’uso agricolo del territorio clarense, come del resto viene riconosciuto già nel ‘400 dai cronachisti. Chiari, quindi, si pone come “granaio” utilizzando la sua rocca anche per lo stivaggio dei prodotti. Le acque, presenti sotto forma di rogge e canali artificiali attestati sulla linea dei fontanili fino da epoche antichissime, e documentate a partire dall’epoca medievale, si configurano anche come parte integrante del sistema di difesa, come attrezzatura militare complementare. Persa in seguito la valenza difensiva, esse si piegano nuovamente ad altre esigenze: a quella agricola originaria si aggiunge infatti quella produttiva. Nel XVII secolo la ricchezza della trama idrica sul territorio favorisce infatti l’insediamento di attività produttive, prima di tutto mulini, ma anche filande e filatoi, che si riferiscono indirettamente alle massicce piantumazioni cinquecentesche dei gelsi e vengono avviati da numerose famiglie di tessitori lecchesi e bergamaschi, insediatisi a Chiari sul finire del 1600; attività che dal territorio traggono direttamente o indirettamente la materia prima da lavorare e da trasformare, oltrechè la risorsa indispensabile per la produzione di energia: l’acqua. Le principali rogge storicamente documentate sono la Fusia all’estremo nord; la Vetra risalente al XIII secolo, le cui acque alimentano la fossa delle mura difensive della rocca di Chiari confondendosi con quelle della Castrina (ultima realizzazione del 1512) dalla quale si separa ad est del nucleo storico; la Baiona a sud dell’agglomerato storico. Ma il territorio è bagnato anche da altre rogge minori come ad esempio la Trenzana e la Rudiana, che insieme alle prime formano una fitta rete capillare, una trama storica le cui ricadute ancor oggi connotano e rendono particolare il paesaggio clarense permettendoci di rileggerne con una originale angolazione la storia locale.File | Dimensione | Formato | |
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