Da sempre, in tempi e luoghi diversi, il diritto ha trovato espressione in una pluralità di forme con tratti distintivi e caratteristiche peculiari fra loro mai completamente commensurabili anche quando se ne è tentata e proposta una comparazione. Nondimeno, la pluralità di forme del diritto da sempre è stata anche il risultato della contaminazione e della commistione di quelli che in tempi e luoghi diversi sono stati i tratti distintivi e le caratteristiche peculiari delle sue diverse espressioni. La pluralità di forme del diritto, o, con espressione di Rodolfo Sacco, di “modelli giuridici”, non è quindi una novità così come non è una novità il fenomeno di quella che, sempre nel lessico di Sacco, è la loro “circolazione”. Pur nella pluralità dei propri modelli, il diritto si può considerare infatti il risultato della tensione dialettica, diacronica e sincronica, non solo di tradizioni diverse ma anche della possibile varietà di traduzioni di cui ognuna di esse è passibile. La varietà di traduzioni di tradizioni diverse, nella molteplicità delle loro possibili combinazioni e configurazioni, è, cioè, quello che da sempre contribuisce ai mutamenti e alle trasformazioni dei modelli giuridici di tempi e luoghi diversi. Considerati in questa prospettiva, i cambiamenti che già dal secondo dopoguerra hanno cominciato ad investire il diritto interno degli stati, il diritto internazionale e la connotazione delle loro possibili relazioni, appaiono meno drammaticamente minacciosi di quanto a volte pretendono alcuni studiosi e molti opinionisti occasionali. Una volta ridimensionato il timore pregiudiziale per la portata catastrofica dei loro effetti, di questi cambiamenti si può quindi tentare un’analisi ragionata non solo per individuare i termini nei quali hanno già cominciato ad alterare le forme e i modi del diritto (inter)nazionale ma anche e soprattutto per vagliare le possibili strategie che il diritto (inter)nazionale può attuare per regimentarne e condizionarne gli esiti invece di rimanere passivamente in balia di una loro evoluzione dettata da contingenti scelte politiche e/o da mutevoli interessi economici.
Diritto, diritti, pluralismo culturale. Un'introduzione
MAZZARESE, Tecla Lucia Pia
2013-01-01
Abstract
Da sempre, in tempi e luoghi diversi, il diritto ha trovato espressione in una pluralità di forme con tratti distintivi e caratteristiche peculiari fra loro mai completamente commensurabili anche quando se ne è tentata e proposta una comparazione. Nondimeno, la pluralità di forme del diritto da sempre è stata anche il risultato della contaminazione e della commistione di quelli che in tempi e luoghi diversi sono stati i tratti distintivi e le caratteristiche peculiari delle sue diverse espressioni. La pluralità di forme del diritto, o, con espressione di Rodolfo Sacco, di “modelli giuridici”, non è quindi una novità così come non è una novità il fenomeno di quella che, sempre nel lessico di Sacco, è la loro “circolazione”. Pur nella pluralità dei propri modelli, il diritto si può considerare infatti il risultato della tensione dialettica, diacronica e sincronica, non solo di tradizioni diverse ma anche della possibile varietà di traduzioni di cui ognuna di esse è passibile. La varietà di traduzioni di tradizioni diverse, nella molteplicità delle loro possibili combinazioni e configurazioni, è, cioè, quello che da sempre contribuisce ai mutamenti e alle trasformazioni dei modelli giuridici di tempi e luoghi diversi. Considerati in questa prospettiva, i cambiamenti che già dal secondo dopoguerra hanno cominciato ad investire il diritto interno degli stati, il diritto internazionale e la connotazione delle loro possibili relazioni, appaiono meno drammaticamente minacciosi di quanto a volte pretendono alcuni studiosi e molti opinionisti occasionali. Una volta ridimensionato il timore pregiudiziale per la portata catastrofica dei loro effetti, di questi cambiamenti si può quindi tentare un’analisi ragionata non solo per individuare i termini nei quali hanno già cominciato ad alterare le forme e i modi del diritto (inter)nazionale ma anche e soprattutto per vagliare le possibili strategie che il diritto (inter)nazionale può attuare per regimentarne e condizionarne gli esiti invece di rimanere passivamente in balia di una loro evoluzione dettata da contingenti scelte politiche e/o da mutevoli interessi economici.File | Dimensione | Formato | |
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