La nuova valle Moceniga dovrebbe diventare testimonianza delle tradizioni di un’economia che oggi non si fonda più solo sull'allevamento ittico, ma che aveva modificato il territorio anche in ragione delle sue logiche. Il progetto propone quindi di scavare un terzo dell’area a disposizione, fino a una quota di -2,70 metri s.l.m., per formare un bacino d’acqua di circa 11 ha, grande abbastanza da costituire una piccola valle efficiente, dotata delle strutture utili per replicare, ex-novo, la pratica dell’allevamento. La forma della valle e il complesso progetto idraulico sono il risultato di differenti fattori: la localizzazione della zona di rimboschimento determinata dal Quadro (4,5 ha), la presenza di vincoli di natura giuridico-amministrativa (aree demaniali, zone di rispetto, differenti competenze ascrivibili ad altrettanti organi di controllo del territorio), il corretto orientamento dei canali di immissione. Uno dei principali presupposti del progetto è che le migliaia di metri cubi di terra, risultato dello scavo, non siano portate altrove ma che rimangano nell'area e ne determinino in parte il disegno. Che vengano utilizzate per modellare porzioni di paesaggio, per costruire argini, per dissimulare visivamente l’edificato nelle nuove linee d’orizzonte, per schermare dal traffico veicolare parti del costruito che non possono prescindere dai tracciati stradali. Il progetto prevede edifici le cui dimensioni sono determinate dal citato Quadro e che, se posati su di una tabula rasa, avrebbero affiancato – forse sovrastandola – la solitaria piccola chiesa eretta dalla famiglia veneziana dei Mocenigo nel 1789. Edifici che pure dovevano essere collocati su di un terreno che attendeva un nuovo segno di fondazione. Il segno si è fatto così argine dal profilo mutevole che contorna la nuova valle e che diventa, di volta in volta, quanto richiesto: struttura ricettiva composita, museo e centro studi per approfondire le azioni della bonifica e la cultura materiale del Polesine, attrezzature e servizi per lo sport. Che accoglie percorsi a quote diverse, i quali entrano a far parte di un sistema a seconda dei casi alla macroscala (l’anello attorno al bacino d’acqua) o alla misura dell’oggetto architettonico. Dove necessario altri segni sono stati tracciati, usando l’argine come spina dorsale: il disegno dell’agri-campeggio; la piattaforma del ristorante e delle piscine in prossimità dell’albergo compatto; le penisole lungo le quali si trovano le piccole unità abitative dell’albergo diffuso; i bordi delle vasche per l’allevamento; la sequenza dei portali del “museo-centro studi”. Il progetto, frutto di una convenzione conto terzi tra l’Università degli Studi di Brescia (responsabile scientifico Prof.ssa Marina Montuori) e l’Azienda Agricola Fratelli Ferro s.s. di Rosolina, ha assunto le forme di uno studio di pre-fattibilità.
Le forme dell’acqua. Parco della Moceniga
MONTUORI, Marina;ANGI, Barbara;BOTTI, Massimiliano
2013-01-01
Abstract
La nuova valle Moceniga dovrebbe diventare testimonianza delle tradizioni di un’economia che oggi non si fonda più solo sull'allevamento ittico, ma che aveva modificato il territorio anche in ragione delle sue logiche. Il progetto propone quindi di scavare un terzo dell’area a disposizione, fino a una quota di -2,70 metri s.l.m., per formare un bacino d’acqua di circa 11 ha, grande abbastanza da costituire una piccola valle efficiente, dotata delle strutture utili per replicare, ex-novo, la pratica dell’allevamento. La forma della valle e il complesso progetto idraulico sono il risultato di differenti fattori: la localizzazione della zona di rimboschimento determinata dal Quadro (4,5 ha), la presenza di vincoli di natura giuridico-amministrativa (aree demaniali, zone di rispetto, differenti competenze ascrivibili ad altrettanti organi di controllo del territorio), il corretto orientamento dei canali di immissione. Uno dei principali presupposti del progetto è che le migliaia di metri cubi di terra, risultato dello scavo, non siano portate altrove ma che rimangano nell'area e ne determinino in parte il disegno. Che vengano utilizzate per modellare porzioni di paesaggio, per costruire argini, per dissimulare visivamente l’edificato nelle nuove linee d’orizzonte, per schermare dal traffico veicolare parti del costruito che non possono prescindere dai tracciati stradali. Il progetto prevede edifici le cui dimensioni sono determinate dal citato Quadro e che, se posati su di una tabula rasa, avrebbero affiancato – forse sovrastandola – la solitaria piccola chiesa eretta dalla famiglia veneziana dei Mocenigo nel 1789. Edifici che pure dovevano essere collocati su di un terreno che attendeva un nuovo segno di fondazione. Il segno si è fatto così argine dal profilo mutevole che contorna la nuova valle e che diventa, di volta in volta, quanto richiesto: struttura ricettiva composita, museo e centro studi per approfondire le azioni della bonifica e la cultura materiale del Polesine, attrezzature e servizi per lo sport. Che accoglie percorsi a quote diverse, i quali entrano a far parte di un sistema a seconda dei casi alla macroscala (l’anello attorno al bacino d’acqua) o alla misura dell’oggetto architettonico. Dove necessario altri segni sono stati tracciati, usando l’argine come spina dorsale: il disegno dell’agri-campeggio; la piattaforma del ristorante e delle piscine in prossimità dell’albergo compatto; le penisole lungo le quali si trovano le piccole unità abitative dell’albergo diffuso; i bordi delle vasche per l’allevamento; la sequenza dei portali del “museo-centro studi”. Il progetto, frutto di una convenzione conto terzi tra l’Università degli Studi di Brescia (responsabile scientifico Prof.ssa Marina Montuori) e l’Azienda Agricola Fratelli Ferro s.s. di Rosolina, ha assunto le forme di uno studio di pre-fattibilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.