Il contributo esamina i principali orientamenti e i caratteri dell’architettura pubblica e privata nella propaggine occidentale del dominio veneto durante il XVII secolo, in particolare nei territori e nelle città di Brescia e Bergamo ma estendendo l’interesse anche a Crema e al suo intorno. Lo studio prende in considerazione le politiche e le trasformazioni urbane e edilizie affermatesi in questi centri, così come le scelte compositive e linguistiche adottate nei nuovi interventi, anche in relazione al controllo esercitato e agli orientamenti impressi da Venezia. Confermando quanto si registra per le altre aree del dominio, la ricerca mostra che anche ad occidente la Serenissima tende a controllare puntualmente la progettazione delle sedi istituzionali lasciando però aperto il policentrismo radicato nel dominio, che solo in parte recepisce il suo gusto e il suo linguaggio. In particolare, è mostrato come queste aree godano di grande autonomia espressiva soprattutto nell’architettura sacra, su cui è l’archidiocesi di Milano ad esercitare un puntuale controllo. In tale contesto emergono come esemplificative le vicende che riguardano il progetto delle nuove cattedrali a Brescia e a Bergamo, dove assumono un ruolo fondamentale il milieu architettonico milanese e gli orientamenti borromaici, con il coinvolgimento diretto in particolare di Lorenzo Binago e Francesco Maria Ricchino. Oltre alle complesse fasi di gestazione e maturazione dei progetti, diretti dall’archidiocesi milanese, è analizzato il complesso rapporto con cultura architettonica e costruttiva locale, altamente ricettiva soprattutto rispetto alle indicazioni provenienti da Milano, pure se non indifferente alla tradizione veneta. Attraverso anche altre opere significative, religiose e pubbliche, è approfondito il linguaggio di alcuni principali architetti locali, tra cui Pietro Maria Bagnadore, Giovan Battista Lantana per l’area bresciana, che operano pure come architetti pubblici in importanti cantieri civici, insieme con numerosi altri che maturano non indifferenti capacità progettuali oltre a un cospicuo bagaglio tecnico-costruttivo, come ad esempio gli Avanzo, attivi anche a Bergamo. A Bergamo è considerato anche, entro il primo trentennio del Seicento, il cospicuo apporto di Cosimo Fanzago. Il contributo evidenzia come poi nella seconda metà del XVII secolo, alla sostanziale stasi nell’architettura civica risponda una fervente attività nel campo dell’architettura religiosa sia a Brescia sia a Bergamo, dove, pur registrandosi ancora la preminenza della cultura lombarda, subentrano nuove e più complesse sperimentazioni spaziali e linguistiche che privilegiano – ad esempi attraverso i Quadrio, i luganesi Trezzini, e i gandinesi Bettera – gusti scenografici adeguati al gusto romano, penetrato non senza resistenze e in particolare con la presenza fondamentale di Carlo Fontana nella cattedrale di Bergamo. Il saggio prende infine in esame gli orientamenti distribuitivi, compositivi e linguistici adottati nell’architettura residenziale urbana seicentesca, su cui registra l’assenza di studi sistematici, portando alcuni primi risultati di ricerca soprattutto in relazione all’area bresciana.
Brescia e Bergamo
GIUSTINA, Irene Italia
2008-01-01
Abstract
Il contributo esamina i principali orientamenti e i caratteri dell’architettura pubblica e privata nella propaggine occidentale del dominio veneto durante il XVII secolo, in particolare nei territori e nelle città di Brescia e Bergamo ma estendendo l’interesse anche a Crema e al suo intorno. Lo studio prende in considerazione le politiche e le trasformazioni urbane e edilizie affermatesi in questi centri, così come le scelte compositive e linguistiche adottate nei nuovi interventi, anche in relazione al controllo esercitato e agli orientamenti impressi da Venezia. Confermando quanto si registra per le altre aree del dominio, la ricerca mostra che anche ad occidente la Serenissima tende a controllare puntualmente la progettazione delle sedi istituzionali lasciando però aperto il policentrismo radicato nel dominio, che solo in parte recepisce il suo gusto e il suo linguaggio. In particolare, è mostrato come queste aree godano di grande autonomia espressiva soprattutto nell’architettura sacra, su cui è l’archidiocesi di Milano ad esercitare un puntuale controllo. In tale contesto emergono come esemplificative le vicende che riguardano il progetto delle nuove cattedrali a Brescia e a Bergamo, dove assumono un ruolo fondamentale il milieu architettonico milanese e gli orientamenti borromaici, con il coinvolgimento diretto in particolare di Lorenzo Binago e Francesco Maria Ricchino. Oltre alle complesse fasi di gestazione e maturazione dei progetti, diretti dall’archidiocesi milanese, è analizzato il complesso rapporto con cultura architettonica e costruttiva locale, altamente ricettiva soprattutto rispetto alle indicazioni provenienti da Milano, pure se non indifferente alla tradizione veneta. Attraverso anche altre opere significative, religiose e pubbliche, è approfondito il linguaggio di alcuni principali architetti locali, tra cui Pietro Maria Bagnadore, Giovan Battista Lantana per l’area bresciana, che operano pure come architetti pubblici in importanti cantieri civici, insieme con numerosi altri che maturano non indifferenti capacità progettuali oltre a un cospicuo bagaglio tecnico-costruttivo, come ad esempio gli Avanzo, attivi anche a Bergamo. A Bergamo è considerato anche, entro il primo trentennio del Seicento, il cospicuo apporto di Cosimo Fanzago. Il contributo evidenzia come poi nella seconda metà del XVII secolo, alla sostanziale stasi nell’architettura civica risponda una fervente attività nel campo dell’architettura religiosa sia a Brescia sia a Bergamo, dove, pur registrandosi ancora la preminenza della cultura lombarda, subentrano nuove e più complesse sperimentazioni spaziali e linguistiche che privilegiano – ad esempi attraverso i Quadrio, i luganesi Trezzini, e i gandinesi Bettera – gusti scenografici adeguati al gusto romano, penetrato non senza resistenze e in particolare con la presenza fondamentale di Carlo Fontana nella cattedrale di Bergamo. Il saggio prende infine in esame gli orientamenti distribuitivi, compositivi e linguistici adottati nell’architettura residenziale urbana seicentesca, su cui registra l’assenza di studi sistematici, portando alcuni primi risultati di ricerca soprattutto in relazione all’area bresciana.File | Dimensione | Formato | |
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