LONG ABSTRACT § INTRODUZIONE (CONTESTO DI RIFERIMENTO) § Lo studio del processo di armonizzazione internazionale, da molto tempo oggetto di analisi da parte della comunità scientifica, ha avuto negli ultimi anni un significativo acceleramento, a seguito della scelta da parte dell’Unione Europea di individuare, nei principi contabili statuiti dall’International Accounting Standards Board (IASB), il linguaggio comune verso i mercati finanziari e gli operatori che in essi operano, in primis gli investitori: si tratta degli International Accounting Standard (IAS) e degli International Financial Reporting Standard (IFRS). In questa prima fase del processo di armonizzazione, tutte le società dell’Unione Europea quotate in un mercato regolamentato, sono obbligate all’adozione dei principi contabili internazionali per redigere, a partire dal 2005, il bilancio consolidato e le relazioni infrannuali del gruppo: in Italia, il primo documento IAS/IFRS-compliant è quindi individuato, per i gruppi maggiormente innovatori ed anticipatori, nella prima relazione trimestrale 2005. L’introduzione dei principi contabili internazionali rappresenta senza alcun dubbio un profondo cambiamento per le imprese italiane, un momento di discontinuità con il passato, del quale è importante comprenderne l’ampiezza. A questo proposito, pur non mettendo in discussione l’esteso impatto contabile degli IAS/IFRS, l’influsso non può essere limitato alla mera sfera contabile. È fondamentale ricordare che le modificazioni nei valori di bilancio derivanti dall’applicazione dei principi internazionali sono frutto di un modello concettuale assai difforme da quello esistente in Italia ed in altri paesi europei. Nel quadro di riferimento brevemente delineato si colloca la ricerca, parte di un progetto più ampio dal titolo “L’adozione dei principi contabili internazionali (IFRS) in Italia: riflessi sulla gestione d’impresa e sui processi di comunicazione economico-finanziaria”, cofinanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nell’ambito dei Progetti di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN). OBIETTIVO § Il volume contiene i risultati del progetto di ricerca avente come obiettivo di definire il quadro di riferimento sulle problematiche derivanti dall’introduzione sistematica del processo valutativo connesso alle immobilizzazioni immateriali (IAS 38 – Attività immateriali) ed all’impairment delle attività (IAS 36 – Riduzione di valore delle attività), tematiche selezionate per il loro livello di criticità nell’economia delle imprese e per il loro contenuto di innovatività rispetto ai principi nazionali. Definito l’obiettivo generale in cui si colloca il capitolo di riferimento, lo scopo del medesimo è porre l’attenzione su due aspetti peculiari con specifico riferimento allo IAS 38: a) le principali differenziazioni, a livello teorico, con la regolamentazione italiana; b) l’impatto sui processi di comunicazione economico-finanziaria (disclosure). La scelta dello IAS 38 dipende da diverse ragioni: la prima è la crescente importanza che le immobilizzazioni immateriali stanno rivestendo in questi ultimi anni nella letteratura scientifica e nell’ambiente economico; la seconda attiene alle rilevanti differenziazioni esistenti tra normativa e principi nazionali rispetto agli standard internazionali; la terza riguarda l’aspettativa di un significativo livello di trasparenza comunicativa, alla luce delle connotazioni proprie di queste immobilizzazioni. In sintesi, si è quindi voluto fornire risposta ad alcune domande guida (research question): a) quali sono i principali elementi di difformità tra la regolamentazione italiana e lo standard internazionale IAS 38? c) esistono delle diversità a livello di disclosure tra le imprese appartenenti a differenti macro-settori di attività? d) esistono delle differenziazioni nella disclosure tra le imprese appartenenti a diversi indici di mercato? METODOLOGIA § La ricerca, si è articolata nei seguenti momenti. 1. Analisi del principio contabile internazionale IAS 38 per individuare da una parte gli elementi di maggiore criticità e, dall’altra, i più significativi aspetti di differenziazione con la regolamentazione italiana. In tal modo è stato possibile porre le basi per la successiva analisi, identificando il quadro di riferimento di fronte al quale si sono trovate le imprese nei primi momenti del processo di armonizzazione contabile. 2. Individuazione della metodologia di indagine e delle variabili da sottoporre ad esame. In particolare, per l’analisi della disclosure è stato utilizzato un disclosure-scoring system ossia una tecnica di analisi che prevede la classificazione delle informazioni in prescelte categorie e la successiva misurazione del relativo livello di informativa, attribuendo il punteggio 0/1 a ciascuna variabile. Tale tecnica viene considerata un forma parziale di content analysis la quale, a sua volta, risulta essere largamente utilizzata in letteratura. Le variabili utilizzate per l’analisi della documentazione con riferimento allo IAS 38 sono sessanta suddivise in quattro categorie: a) modalità di acquisizione; b) valutazione successiva alla rilevazione iniziale; c) vita utile; d) cessioni e dismissioni. Inoltre, con l’obiettivo di passare dall’analisi analitica a quella sintetica è stato costruito un index score, tenendo conto della complessità informativa dell’azienda. In altri termini, non si valuta semplicemente la presenza/assenza (0/1) di una variabile ma la sua effettiva disponibilità a fronte dell’esistenza di un fabbisogno informativo specifico. A tale scopo, tutte le sessanta variabili utilizzate nella ricerca sono state suddivise in tre tipologie: variabili introduttive o di contesto (alle quali non viene associato un punteggio, in quanto svolgono la sola funzione di indicare l’ambito in cui si sviluppa la disclosure di un’impresa); variabili subordinate (delle quali si tiene conto solamente quando la necessità comunicativa è effettivamente presente all’interno dell’impresa); variabili autonome (che non risultano dipendenti da altre variabili e devono sempre essere oggetto di disclosure). Il modo di procedere sopra descritto porta ad un indicatore di disclosure che si potrebbe definire relativo, compreso tra 0 e 1 (meglio tra 0% e 100%), ottenuto dalla media dei rapporti tra il punteggio raggiunto da ciascuna impresa e le effettive situazioni in cui si rende necessario comunicare le informazioni. 3. Identificazione delle imprese quotate. Nell’ambito delle imprese quotate alla Borsa Valori di Milano, ne sono state selezionate inizialmente 112, le cui azioni sono scambiate al Mercato Telematico Azionario (M.T.A.), in base a due criteri (indice di mercato e macro-settore di attività). Con riferimento al primo, l’attenzione è stata posta sui tre seguenti indici: S&P/Mib, Star, TechStar. In relazione al secondo criterio, sulla base della classificazione di Borsa Italia, sono stati considerati i seguenti due macro-settori: imprese non finanziarie (esse fanno riferimento a quelle svolgenti attività di servizi ed industriali) ed imprese finanziarie (assicurazioni, banche, finanziarie di partecipazione, finanziarie diverse, immobiliari, servizi finanziari). Il campione finale consiste in 99 imprese. 4. Esame della documentazione di bilancio. Si è considerato il bilancio consolidato al 31 dicembre 2005, con riguardo sia alla nota integrativa sia alle tavole di sintesi. 5. Elaborazione ed analisi dei risultati raggiunti. PRINCIPALI RISULTATI § Le principali differenze nel trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali riscontrabili nello IAS 38, rispetto alla regolamentazione italiana, possono essere ricondotte a tre aspetti: - la definizione: la classe delle immobilizzazioni immateriali riduce la propria ampiezza includendo soltanto la categoria di intangible in senso stretto; - l’iscrizione in bilancio dopo la prima registrazione: è possibile applicare due criteri di valutazione, il cost model (l’unico previsto in Italia) ed il revaluation model; - la vita utile: vi è la distinzione tra intangible a vita utile definita (gli unici riconosciuti in Italia) ed indefinita, solo i primi sono soggetti ad ammortamento sistematico, i secondi sono sottoposti ad impairment test almeno una volta all’anno. Con riferimento all’analisi della disclosure, in termini generali, il giudizio emerso dall’analisi condotta non è pienamente soddisfacente. Data la portata del cambiamento introdotta dagli IAS/IFRS si attendevano maggiori informazioni anche di tipo volontario per comunicare all’esterno le peculiarità dei nuovi principi contabili. L’atteggiamento emerso da parte delle imprese indagate, invece, è di tipo non tanto espansivo quanto conservativo. A questo proposito si desidera richiamare, quali esempi significativi, le modeste informazioni specifiche in merito alle condizioni per la capitalizzazione dei costi di sviluppo (la maggioranza delle imprese tende solamente a riprodurre quanto previsto dallo IAS 38); la quasi totale mancanza di informazioni sul fair value nel caso di acquisto tramite business combination; l’utilizzo di espressioni assai generiche più volte rilevate in ambiti diversi nel corso della ricerca; la modesta disclosure relativamente alla distinzione tra intangible a vita definita ed a vita indefinita che rappresentano gli aspetti più delicati introdotti dallo IAS 38. Distinguendo per macro-settore di attività emerge che le imprese non finanziarie presentano una disclosure più completa sulle immobilizzazioni immateriali rispetto alle società finanziarie. Più in dettaglio, le imprese industriali e di servizi comunicano maggiori informazioni connesse, soprattutto, alla generazione interna e alla vita utile degli intangible. Se con riferimento alla produzione in economia si poteva attendere un tale risultato per la minor rilevanza dell’attività di ricerca e sviluppo nelle società finanziarie, la minor disclosure relativamente agli intangible a vita definita ed indefinita non è però giustificata. Distinguendo infine per indice di mercato, si osserva la migliore disclosure sugli intangible asset da parte delle imprese appartenenti al TechStar ed allo Star, nella cui attività è maggiormente rilevante la ricerca e l’innovazione tecnologica (almeno come “tradizionalmente” intesa) e nelle quali le risorse intangibili assumono in bilancio un rilievo maggiore. Questo non significa comunque che il problema del trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali non sia importante per le società dello S&P/Mib, tanto è vero che tutte queste imprese hanno iscritto in bilancio risorse intangibili. Si deve però anche osservare che, per tale indice di mercato, a causa della presenza di un elevato numero di imprese finanziarie, probabilmente assumono maggiore significatività altri standard contabili (ad esempio lo IAS 39, lo IAS 32, l’IFRS 4 relativi rispettivamente agli strumenti finanziari ed ai contratti assicurativi). GRADO DI ORIGINALITÀ § Il lavoro si è articolato secondo più profili: quello teorico; quello empirico attraverso l’osservazione del comportamento delle imprese; quello comunicativo, con l’analisi del livello di disclosure a fronte del processo di armonizzazione contabile nella sua fase iniziale. L’ambito d’indagine è quindi definibile multi-profilo, al momento ancora poco esplorato con riferimento allo scenario italiano, in quanto i molteplici e pregevoli contributi sulle immobilizzazioni immateriali non si sono fino ad ora occupati in modo completo dell’impatto sulla comunicazione economica derivante dal passaggio ai principi contabili internazionali. Nella ricerca, invece, è stata dedicata maggiore attenzione alla tematica della disclosure, in quanto è condiviso tra gli studiosi che la comunicazione economica non rappresenta un processo neutrale ma incide sui comportamenti dei destinatari e, anche di riflesso, su quelli dei redattori. In tal senso, è quindi importante comprendere le globali scelte comunicative delle imprese, soprattutto in termini di trasparenza e completezza. TIPOLOGIA DI PRODOTTO § Capitolo in volume di ricerca.
Le risorse intangibili nei bilanci IFRS-compliant: il trattamento contabile e la disclosure
VENEZIANI, Monica
2006-01-01
Abstract
LONG ABSTRACT § INTRODUZIONE (CONTESTO DI RIFERIMENTO) § Lo studio del processo di armonizzazione internazionale, da molto tempo oggetto di analisi da parte della comunità scientifica, ha avuto negli ultimi anni un significativo acceleramento, a seguito della scelta da parte dell’Unione Europea di individuare, nei principi contabili statuiti dall’International Accounting Standards Board (IASB), il linguaggio comune verso i mercati finanziari e gli operatori che in essi operano, in primis gli investitori: si tratta degli International Accounting Standard (IAS) e degli International Financial Reporting Standard (IFRS). In questa prima fase del processo di armonizzazione, tutte le società dell’Unione Europea quotate in un mercato regolamentato, sono obbligate all’adozione dei principi contabili internazionali per redigere, a partire dal 2005, il bilancio consolidato e le relazioni infrannuali del gruppo: in Italia, il primo documento IAS/IFRS-compliant è quindi individuato, per i gruppi maggiormente innovatori ed anticipatori, nella prima relazione trimestrale 2005. L’introduzione dei principi contabili internazionali rappresenta senza alcun dubbio un profondo cambiamento per le imprese italiane, un momento di discontinuità con il passato, del quale è importante comprenderne l’ampiezza. A questo proposito, pur non mettendo in discussione l’esteso impatto contabile degli IAS/IFRS, l’influsso non può essere limitato alla mera sfera contabile. È fondamentale ricordare che le modificazioni nei valori di bilancio derivanti dall’applicazione dei principi internazionali sono frutto di un modello concettuale assai difforme da quello esistente in Italia ed in altri paesi europei. Nel quadro di riferimento brevemente delineato si colloca la ricerca, parte di un progetto più ampio dal titolo “L’adozione dei principi contabili internazionali (IFRS) in Italia: riflessi sulla gestione d’impresa e sui processi di comunicazione economico-finanziaria”, cofinanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nell’ambito dei Progetti di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN). OBIETTIVO § Il volume contiene i risultati del progetto di ricerca avente come obiettivo di definire il quadro di riferimento sulle problematiche derivanti dall’introduzione sistematica del processo valutativo connesso alle immobilizzazioni immateriali (IAS 38 – Attività immateriali) ed all’impairment delle attività (IAS 36 – Riduzione di valore delle attività), tematiche selezionate per il loro livello di criticità nell’economia delle imprese e per il loro contenuto di innovatività rispetto ai principi nazionali. Definito l’obiettivo generale in cui si colloca il capitolo di riferimento, lo scopo del medesimo è porre l’attenzione su due aspetti peculiari con specifico riferimento allo IAS 38: a) le principali differenziazioni, a livello teorico, con la regolamentazione italiana; b) l’impatto sui processi di comunicazione economico-finanziaria (disclosure). La scelta dello IAS 38 dipende da diverse ragioni: la prima è la crescente importanza che le immobilizzazioni immateriali stanno rivestendo in questi ultimi anni nella letteratura scientifica e nell’ambiente economico; la seconda attiene alle rilevanti differenziazioni esistenti tra normativa e principi nazionali rispetto agli standard internazionali; la terza riguarda l’aspettativa di un significativo livello di trasparenza comunicativa, alla luce delle connotazioni proprie di queste immobilizzazioni. In sintesi, si è quindi voluto fornire risposta ad alcune domande guida (research question): a) quali sono i principali elementi di difformità tra la regolamentazione italiana e lo standard internazionale IAS 38? c) esistono delle diversità a livello di disclosure tra le imprese appartenenti a differenti macro-settori di attività? d) esistono delle differenziazioni nella disclosure tra le imprese appartenenti a diversi indici di mercato? METODOLOGIA § La ricerca, si è articolata nei seguenti momenti. 1. Analisi del principio contabile internazionale IAS 38 per individuare da una parte gli elementi di maggiore criticità e, dall’altra, i più significativi aspetti di differenziazione con la regolamentazione italiana. In tal modo è stato possibile porre le basi per la successiva analisi, identificando il quadro di riferimento di fronte al quale si sono trovate le imprese nei primi momenti del processo di armonizzazione contabile. 2. Individuazione della metodologia di indagine e delle variabili da sottoporre ad esame. In particolare, per l’analisi della disclosure è stato utilizzato un disclosure-scoring system ossia una tecnica di analisi che prevede la classificazione delle informazioni in prescelte categorie e la successiva misurazione del relativo livello di informativa, attribuendo il punteggio 0/1 a ciascuna variabile. Tale tecnica viene considerata un forma parziale di content analysis la quale, a sua volta, risulta essere largamente utilizzata in letteratura. Le variabili utilizzate per l’analisi della documentazione con riferimento allo IAS 38 sono sessanta suddivise in quattro categorie: a) modalità di acquisizione; b) valutazione successiva alla rilevazione iniziale; c) vita utile; d) cessioni e dismissioni. Inoltre, con l’obiettivo di passare dall’analisi analitica a quella sintetica è stato costruito un index score, tenendo conto della complessità informativa dell’azienda. In altri termini, non si valuta semplicemente la presenza/assenza (0/1) di una variabile ma la sua effettiva disponibilità a fronte dell’esistenza di un fabbisogno informativo specifico. A tale scopo, tutte le sessanta variabili utilizzate nella ricerca sono state suddivise in tre tipologie: variabili introduttive o di contesto (alle quali non viene associato un punteggio, in quanto svolgono la sola funzione di indicare l’ambito in cui si sviluppa la disclosure di un’impresa); variabili subordinate (delle quali si tiene conto solamente quando la necessità comunicativa è effettivamente presente all’interno dell’impresa); variabili autonome (che non risultano dipendenti da altre variabili e devono sempre essere oggetto di disclosure). Il modo di procedere sopra descritto porta ad un indicatore di disclosure che si potrebbe definire relativo, compreso tra 0 e 1 (meglio tra 0% e 100%), ottenuto dalla media dei rapporti tra il punteggio raggiunto da ciascuna impresa e le effettive situazioni in cui si rende necessario comunicare le informazioni. 3. Identificazione delle imprese quotate. Nell’ambito delle imprese quotate alla Borsa Valori di Milano, ne sono state selezionate inizialmente 112, le cui azioni sono scambiate al Mercato Telematico Azionario (M.T.A.), in base a due criteri (indice di mercato e macro-settore di attività). Con riferimento al primo, l’attenzione è stata posta sui tre seguenti indici: S&P/Mib, Star, TechStar. In relazione al secondo criterio, sulla base della classificazione di Borsa Italia, sono stati considerati i seguenti due macro-settori: imprese non finanziarie (esse fanno riferimento a quelle svolgenti attività di servizi ed industriali) ed imprese finanziarie (assicurazioni, banche, finanziarie di partecipazione, finanziarie diverse, immobiliari, servizi finanziari). Il campione finale consiste in 99 imprese. 4. Esame della documentazione di bilancio. Si è considerato il bilancio consolidato al 31 dicembre 2005, con riguardo sia alla nota integrativa sia alle tavole di sintesi. 5. Elaborazione ed analisi dei risultati raggiunti. PRINCIPALI RISULTATI § Le principali differenze nel trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali riscontrabili nello IAS 38, rispetto alla regolamentazione italiana, possono essere ricondotte a tre aspetti: - la definizione: la classe delle immobilizzazioni immateriali riduce la propria ampiezza includendo soltanto la categoria di intangible in senso stretto; - l’iscrizione in bilancio dopo la prima registrazione: è possibile applicare due criteri di valutazione, il cost model (l’unico previsto in Italia) ed il revaluation model; - la vita utile: vi è la distinzione tra intangible a vita utile definita (gli unici riconosciuti in Italia) ed indefinita, solo i primi sono soggetti ad ammortamento sistematico, i secondi sono sottoposti ad impairment test almeno una volta all’anno. Con riferimento all’analisi della disclosure, in termini generali, il giudizio emerso dall’analisi condotta non è pienamente soddisfacente. Data la portata del cambiamento introdotta dagli IAS/IFRS si attendevano maggiori informazioni anche di tipo volontario per comunicare all’esterno le peculiarità dei nuovi principi contabili. L’atteggiamento emerso da parte delle imprese indagate, invece, è di tipo non tanto espansivo quanto conservativo. A questo proposito si desidera richiamare, quali esempi significativi, le modeste informazioni specifiche in merito alle condizioni per la capitalizzazione dei costi di sviluppo (la maggioranza delle imprese tende solamente a riprodurre quanto previsto dallo IAS 38); la quasi totale mancanza di informazioni sul fair value nel caso di acquisto tramite business combination; l’utilizzo di espressioni assai generiche più volte rilevate in ambiti diversi nel corso della ricerca; la modesta disclosure relativamente alla distinzione tra intangible a vita definita ed a vita indefinita che rappresentano gli aspetti più delicati introdotti dallo IAS 38. Distinguendo per macro-settore di attività emerge che le imprese non finanziarie presentano una disclosure più completa sulle immobilizzazioni immateriali rispetto alle società finanziarie. Più in dettaglio, le imprese industriali e di servizi comunicano maggiori informazioni connesse, soprattutto, alla generazione interna e alla vita utile degli intangible. Se con riferimento alla produzione in economia si poteva attendere un tale risultato per la minor rilevanza dell’attività di ricerca e sviluppo nelle società finanziarie, la minor disclosure relativamente agli intangible a vita definita ed indefinita non è però giustificata. Distinguendo infine per indice di mercato, si osserva la migliore disclosure sugli intangible asset da parte delle imprese appartenenti al TechStar ed allo Star, nella cui attività è maggiormente rilevante la ricerca e l’innovazione tecnologica (almeno come “tradizionalmente” intesa) e nelle quali le risorse intangibili assumono in bilancio un rilievo maggiore. Questo non significa comunque che il problema del trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali non sia importante per le società dello S&P/Mib, tanto è vero che tutte queste imprese hanno iscritto in bilancio risorse intangibili. Si deve però anche osservare che, per tale indice di mercato, a causa della presenza di un elevato numero di imprese finanziarie, probabilmente assumono maggiore significatività altri standard contabili (ad esempio lo IAS 39, lo IAS 32, l’IFRS 4 relativi rispettivamente agli strumenti finanziari ed ai contratti assicurativi). GRADO DI ORIGINALITÀ § Il lavoro si è articolato secondo più profili: quello teorico; quello empirico attraverso l’osservazione del comportamento delle imprese; quello comunicativo, con l’analisi del livello di disclosure a fronte del processo di armonizzazione contabile nella sua fase iniziale. L’ambito d’indagine è quindi definibile multi-profilo, al momento ancora poco esplorato con riferimento allo scenario italiano, in quanto i molteplici e pregevoli contributi sulle immobilizzazioni immateriali non si sono fino ad ora occupati in modo completo dell’impatto sulla comunicazione economica derivante dal passaggio ai principi contabili internazionali. Nella ricerca, invece, è stata dedicata maggiore attenzione alla tematica della disclosure, in quanto è condiviso tra gli studiosi che la comunicazione economica non rappresenta un processo neutrale ma incide sui comportamenti dei destinatari e, anche di riflesso, su quelli dei redattori. In tal senso, è quindi importante comprendere le globali scelte comunicative delle imprese, soprattutto in termini di trasparenza e completezza. TIPOLOGIA DI PRODOTTO § Capitolo in volume di ricerca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.