Il saggio appartiene a una raccolta di studi curata da Luca Nivarra e dedicata al diritto privato degli anni settanta, una stagione nella quale viene a maturazione la crisi del modello tradizionale di scienza giuridica, ed in particolare l’abbandono del paradigma positivistico-formalistico dell’avalutatività, cui si accompagna il tentativo (largamente incompiuto) di rifondare su basi nuove l’autonomia del diritto , in quanto settore dell’esperienza umana separata dalla politica, dall’economia, dalla morale. Il saggio esplora i soggetti (lavoratori subordinati e organizzazioni collettive) e i fatti sociali da cui statuirono norme e discipline giuridiche radicalmente nuove in materia di lavoro e produzione ma soprattutto i processi attraverso cui i tecnici del diritto, in particolare la dottrina, utilizzando e valutando tali fatti sociali, li tradussero in fatti normativi, in particolare nell’area dell’autotutela collettiva. Il saggio ripercorre le ragioni della scelta privatistica della cultura giuslavorista italiana, che riscopre anche nella sfera dei rapporti collettivi il contratto in quanto strumento di libertà e autonomia; il mantenimento del modello nella stagione dell’”uso alternativo” del diritto, attraverso le teorie del contratto come equilibrio transitorio e del diritto promozionale come pratica del “doppio binario”; l’apporto fornito dalle teorie pluraliste al modello privatistico; la progressiva perdita di centralità del paradigma privatistico-ordinamentale a favore di una maggiore integrazione tra sistema intersindacale e sistema statuale, per registrare infine l’incapacità del diritto privato di fornire regole capaci di rispondere alle domande di rafforzamento dei diritti dei rappresentati e di misurazione del consenso emerse nel sistema di rappresentanza sindacale.

I lavoratori subordinati e le organizzazioni collettive

BARBERA, Marzia
2008-01-01

Abstract

Il saggio appartiene a una raccolta di studi curata da Luca Nivarra e dedicata al diritto privato degli anni settanta, una stagione nella quale viene a maturazione la crisi del modello tradizionale di scienza giuridica, ed in particolare l’abbandono del paradigma positivistico-formalistico dell’avalutatività, cui si accompagna il tentativo (largamente incompiuto) di rifondare su basi nuove l’autonomia del diritto , in quanto settore dell’esperienza umana separata dalla politica, dall’economia, dalla morale. Il saggio esplora i soggetti (lavoratori subordinati e organizzazioni collettive) e i fatti sociali da cui statuirono norme e discipline giuridiche radicalmente nuove in materia di lavoro e produzione ma soprattutto i processi attraverso cui i tecnici del diritto, in particolare la dottrina, utilizzando e valutando tali fatti sociali, li tradussero in fatti normativi, in particolare nell’area dell’autotutela collettiva. Il saggio ripercorre le ragioni della scelta privatistica della cultura giuslavorista italiana, che riscopre anche nella sfera dei rapporti collettivi il contratto in quanto strumento di libertà e autonomia; il mantenimento del modello nella stagione dell’”uso alternativo” del diritto, attraverso le teorie del contratto come equilibrio transitorio e del diritto promozionale come pratica del “doppio binario”; l’apporto fornito dalle teorie pluraliste al modello privatistico; la progressiva perdita di centralità del paradigma privatistico-ordinamentale a favore di una maggiore integrazione tra sistema intersindacale e sistema statuale, per registrare infine l’incapacità del diritto privato di fornire regole capaci di rispondere alle domande di rafforzamento dei diritti dei rappresentati e di misurazione del consenso emerse nel sistema di rappresentanza sindacale.
2008
8814140529
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