Oggetto di questo lavoro è la ricostruzione della forma storica che il pensiero federalista ha assunto nel nostro Paese, con una particolare attenzione ad un campo, quello dei rapporti di lavoro, in cui la relazione tra forma di Stato e forma di società si manifesta con peculiare evidenza, in ragione dei valori sottesi alla legislazione del lavoro. Si cercherà, poi, di comprendere se la recente riforma del Titolo V si ponga in una prospettiva di continuità o in contrasto con tale tradizione, dando conto dei tratti più rilevanti della riforma del 2001 e cercando di anticipare quali potrebbero essere gli ulteriori sviluppi del federalismo italiano ove fosse approvato in via definitiva il progetto di revisione costituzionale varato dal Governo nell’ottobre 2003. Nella prima parte, viene affrontato il tema del nuovo assetto regionale, improntato non solo ad un accrescimento delle competenze decentrate, ma all’inserimento di un meccanismo di differenziazione graduale e, soprattutto, volontaria delle stesse, plasmato sulla falsariga del sistema spagnolo. Nella seconda e terza parte, ci si dedica al tema delle riserve statali in materia di lavoro e delle competenze concorrenti indicate dal nuovo testo dell’art. 117 Cost., tenendo conto che è venuta meno la potestà meramente attuativa delle Regioni e le stesse possono esercitare la funzione legislativa in materia di tutela e sicurezza del lavoro, professioni, previdenza complementare e integrativa, nonché in materia di formazione professionale, anche se le prime attengano alla competenza concorrente e la seconda a quella esclusiva. Nel saggio, si tenta di argomentare una lettura restrittiva delle competenze regionali in materia lavoristica, sebbene questa sia solo uno degli approcci alla riforma del 2001, considerata l’ambivalenza di molte espressioni utilizzate dal legislatore costituzionale. L’intento è di proporre un’interpretazione delle norme che permetta di preservare una delle funzioni fondamentali della nostra materia ossia quella di riequilibrare la disparità tra le parti del contratto a favore del lavoratore. Su questo sfondo di analisi, l’interesse per l’esperienza spagnola nasce dalla possibilità di verificare la tenuta effettiva di un modello di articolazione di poteri e competenze che si avvicina all’idea di Stato federale, ma che mantiene i connotati dello Stato regionale.
Federalismo e Diritto del lavoro in Italia e Spagna: modelli a confronto
MALZANI, Francesca
2004-01-01
Abstract
Oggetto di questo lavoro è la ricostruzione della forma storica che il pensiero federalista ha assunto nel nostro Paese, con una particolare attenzione ad un campo, quello dei rapporti di lavoro, in cui la relazione tra forma di Stato e forma di società si manifesta con peculiare evidenza, in ragione dei valori sottesi alla legislazione del lavoro. Si cercherà, poi, di comprendere se la recente riforma del Titolo V si ponga in una prospettiva di continuità o in contrasto con tale tradizione, dando conto dei tratti più rilevanti della riforma del 2001 e cercando di anticipare quali potrebbero essere gli ulteriori sviluppi del federalismo italiano ove fosse approvato in via definitiva il progetto di revisione costituzionale varato dal Governo nell’ottobre 2003. Nella prima parte, viene affrontato il tema del nuovo assetto regionale, improntato non solo ad un accrescimento delle competenze decentrate, ma all’inserimento di un meccanismo di differenziazione graduale e, soprattutto, volontaria delle stesse, plasmato sulla falsariga del sistema spagnolo. Nella seconda e terza parte, ci si dedica al tema delle riserve statali in materia di lavoro e delle competenze concorrenti indicate dal nuovo testo dell’art. 117 Cost., tenendo conto che è venuta meno la potestà meramente attuativa delle Regioni e le stesse possono esercitare la funzione legislativa in materia di tutela e sicurezza del lavoro, professioni, previdenza complementare e integrativa, nonché in materia di formazione professionale, anche se le prime attengano alla competenza concorrente e la seconda a quella esclusiva. Nel saggio, si tenta di argomentare una lettura restrittiva delle competenze regionali in materia lavoristica, sebbene questa sia solo uno degli approcci alla riforma del 2001, considerata l’ambivalenza di molte espressioni utilizzate dal legislatore costituzionale. L’intento è di proporre un’interpretazione delle norme che permetta di preservare una delle funzioni fondamentali della nostra materia ossia quella di riequilibrare la disparità tra le parti del contratto a favore del lavoratore. Su questo sfondo di analisi, l’interesse per l’esperienza spagnola nasce dalla possibilità di verificare la tenuta effettiva di un modello di articolazione di poteri e competenze che si avvicina all’idea di Stato federale, ma che mantiene i connotati dello Stato regionale.File | Dimensione | Formato | |
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